Caso Mineo, la cacciata dalla Commissione è giustificata
Nominato dall'alto, il senatore ora fa la Giovanna D'Arco. Ma dimentica che il mandato del governo sono le riforme. Che lui vorrebbe bloccare.
MAMBO
di Peppino Caldarola
La cacciata di Corradino Mineo è proprio un losco affare di Matteo Renzi al punto che si può sospettare che il nuovo premier sia una personalità autoritaria che minaccia la democrazia?
A me scappa da ridere. L’affaireMineo è assai meno importante e significativo di quanto si racconti.
IL MANDATO DELLE RIFORME.C’è un leader, Renzi, che ha stravinto le primarie del Pd e che ha portato il suo partito a cifre elettorali che neppure la Dc si sognava. Tutte e due le vittorie sono state ottenute con un progetto molto chiaro in cui la fine del bicameralismo e la trasformazione del Senato in Camera non elettiva erano il centro. Lo sapevano tutti. Se c’è un mandato da rispettare è quello.
Mineo è uno dei tanti deputati e senatori del Pd voto-repellenti, nel senso che non ha avuto un voto né sappiamo se lo avrebbe.
È stato nominato. Lo fui anche io nel listino proporzionale. E per grazia ricevuta, insisto una grazia che ha toccato anche chi scrive, Mineo è parlamentare della Repubblica. Al posto suo potevano stare suo cugino, il suo fabbro, il suo barbiere.
LA MANCANZA DI UN MANDATO. Non ha ricevuto alcun mandato personale. È evidente che in Aula può dire e fare, nei limiti della decenza e del rispetto dell’organizzazione politica di cui fa parte, quello che vuole. Ma in una commissione che istruisce l’iter delle leggi da portare in Aula no.
Rimuoverlo è stato sgradevole ma era necessario. I parlamentari sono messi nelle commissioni dalle presidenze dei gruppi che possono cambiare loro destinazione. In ogni legislatura accade tante volte. Mineo però dice di essere una vittima, che il suo allontanamento è un crimine, o giù di lì. Che la democrazia è minacciata.
LA VERA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA. La democrazia è minacciata invece da un senatore nominato dall’alto che impedisce una riforma molto popolare. Se fossimo un Paese serio e se la parte della sinistra che ha perso ripetutatamente fino a che Renzi non l’ha tratta dalle secche riuscisse a dare un senso alle cose, si potrebbe distinguere fra una battaglia di minoranza e il filibustering contro il proprio partito. Invece ora dobbiamo sorbirci Mineo come Giovanna d’Arco e con lui l’ineffabile senatore Felice Casson.
Avrei una proposta per loro. Facciano una lista e si presentino alle prossime elezioni, la strada di Antonio Ingroia aspetta nuovi calpestatori.
Intanto il Pd proceda a riformare il Senato come l’opinione pubblica si aspetta. E chi legittimanente protesta lo faccia, ma non ci venga a dire che lo fa per la democrazia. Lo fa per un’idea delle istituzioni che non ha alcun seguito e sulla base di leadership voto-repellenti.
Tutto qui. Prima prendere voti poi parlare.
A me scappa da ridere. L’affaireMineo è assai meno importante e significativo di quanto si racconti.
IL MANDATO DELLE RIFORME.C’è un leader, Renzi, che ha stravinto le primarie del Pd e che ha portato il suo partito a cifre elettorali che neppure la Dc si sognava. Tutte e due le vittorie sono state ottenute con un progetto molto chiaro in cui la fine del bicameralismo e la trasformazione del Senato in Camera non elettiva erano il centro. Lo sapevano tutti. Se c’è un mandato da rispettare è quello.
Mineo è uno dei tanti deputati e senatori del Pd voto-repellenti, nel senso che non ha avuto un voto né sappiamo se lo avrebbe.
È stato nominato. Lo fui anche io nel listino proporzionale. E per grazia ricevuta, insisto una grazia che ha toccato anche chi scrive, Mineo è parlamentare della Repubblica. Al posto suo potevano stare suo cugino, il suo fabbro, il suo barbiere.
LA MANCANZA DI UN MANDATO. Non ha ricevuto alcun mandato personale. È evidente che in Aula può dire e fare, nei limiti della decenza e del rispetto dell’organizzazione politica di cui fa parte, quello che vuole. Ma in una commissione che istruisce l’iter delle leggi da portare in Aula no.
Rimuoverlo è stato sgradevole ma era necessario. I parlamentari sono messi nelle commissioni dalle presidenze dei gruppi che possono cambiare loro destinazione. In ogni legislatura accade tante volte. Mineo però dice di essere una vittima, che il suo allontanamento è un crimine, o giù di lì. Che la democrazia è minacciata.
LA VERA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA. La democrazia è minacciata invece da un senatore nominato dall’alto che impedisce una riforma molto popolare. Se fossimo un Paese serio e se la parte della sinistra che ha perso ripetutatamente fino a che Renzi non l’ha tratta dalle secche riuscisse a dare un senso alle cose, si potrebbe distinguere fra una battaglia di minoranza e il filibustering contro il proprio partito. Invece ora dobbiamo sorbirci Mineo come Giovanna d’Arco e con lui l’ineffabile senatore Felice Casson.
Avrei una proposta per loro. Facciano una lista e si presentino alle prossime elezioni, la strada di Antonio Ingroia aspetta nuovi calpestatori.
Intanto il Pd proceda a riformare il Senato come l’opinione pubblica si aspetta. E chi legittimanente protesta lo faccia, ma non ci venga a dire che lo fa per la democrazia. Lo fa per un’idea delle istituzioni che non ha alcun seguito e sulla base di leadership voto-repellenti.
Tutto qui. Prima prendere voti poi parlare.
Venerdì, 13 Giugno 2014
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