venerdì 13 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

SCONTRO POLITICO
Tra un provvedimento e l'altro, tra pubblica amministrazione e anti-corruzione, c'è spazio anche per la polemica politica. Quella che infiamma il clima interno al partito ed elettrizza l'attesa dell'assemblea di sabato 14 giugno.
Matteo Renzi ha tirato dritto ancora una volta, nonostante il Mineo-gate (il senatore sostituito dalla commissione Affari costituzionali per via della posizione diversa da quella espressa dalla maggioranza del Pd) sia ancora bollente: «Il tempo delle mediazioni nel Pd è finito», ha detto il segretario.
«Abbiamo ascoltato tutti, ora bisogna decidere». L'intervento dopo il Consigio dei ministri, perentorio, è suonato come una minaccia.
«RISPETTO PER I CITTADINI». «Se davanti agli elettori delle primarie e delle europee non andiamo avanti con le riforme per un senatore, ci prendono per matti e ci ricoverano tutti. Un senatore può esprimere le sue posizioni in Aula, non espelliamo nessuno, ma in commissione è doveroso che ci siano i numeri per rispetto della volontà dei cittadini».
«NON VINCA LA PALUDE». Il messaggio è tutto per Corradino Mineo e ai 14 autosospesi del Pd: «Se utilizzi il tuo voto decisivo in commissione per affossare un progetto del governo, non stai esercitando la tua libertà di coscienza, ma stai cercando di affossare la legge costituzionale. È del tutto normale, evidente e pacifico il potere sostitutivo». Insomma «accetto ogni discussione, ma non mi rassegno che vinca la palude».
In assemblea potrebbe essere presentato un documento di sfiducia contro i 14.
CIVATI: «MATTEO, STAI SBAGLIANDO». Pippo Civati sul suo blog ha avvertito Matteo: «Caro premier, volevo dirti così in assemblea, ma visto che hai deciso di far precipitare le cose e di strappare, dando il via alla sostituzione di Mineo dalla Cina, te lo scrivo prima, così se ti va hai tempo di rifletterci su», ha esordito.
Poi il deputato ha chiesto al premier di discutere dell'elezione diretta dei senatori. Se è invece in atto «una prova di forza stai facendo un errore e, per quanto mi riguarda, chi fa le prove di forza sulla Costituzione, è già fuori di essa».
MINEO VUOLE CHE AMMETTANO L'ERRORE. Corradino Mineo ha posto come condizione «per ricucire» che Zanda, Boschi e Renzi ammettano l'errore. Ma sarà dura.
Il vice segretario Lorenzo Guerini ha usato toni pacati, ma sottolineando che i 14 «hanno sbagliato».
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha ironizzato: «Mineo chi?».
I 14 rischiano di sbattere contro un muro. Ma il loro peso politico, ai fini della maggioranza, è decisivo.
Venerdì, 13 Giugno 2014

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