«Il Mose è costato un miliardo di sole tangenti»
di Maghdi Abo Abia - 07/06/2014 - Secondo l'imprenditore Piergiorgio Baita su 5 euro spesi per l'opera, uno andava perso in tangenti, favori, corruzione. Segno che la magistratura deve ancora scavare a fondo per comprendere l'ammontare dello scandalo
Un miliardo di euro in tangenti su cinque del costo complessivo dell’opera. Inizia a delinearsi con sempre maggiore chiarezza il meccanismo che ha portato il Consorzio Venezia Nuova, responsabile della costruzione dell’opera, a «comprarsi» Venezia ed il Veneto distribuendo soldi pubblici a politici e funzionari attraverso tangenti, favori, ed assunzioni.
IL TERZO LIVELLO - Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani costruzioni, società coinvolta nello scandalo ed arrestato lo scorso anno, ha raccontato al Corriere del Veneto i particolari del meccanismo oggi sotto la lente della Procura: «Noi, sui soldi che ci dava il Consorzio Venezia Nuova dovevamo restituire circa un milione e mezzo di euro all’anno in nero. Con questa cifra, negli anni, si arriva ai circa venti milioni di euro». «La differenza tra la tangentopoli del ‘92 e oggi -continua Baita- è la nascita del terzo livello, di strutture tecnocratiche che filtrano i rapporti tra politica e imprenditori».
UN MILIARDO DI EURO - Tale meccanismo, ha aggiunto Piergiorgio Baita, ha portato all’aumento di un miliardo di euro nel costo totale del Mose. Quel miliardo, continua l’imprenditore su Repubblica, è servito ad alimentare il Consorzio Venezia Nuova. Perché al di là dei 22,5 milioni di euro in tangenti certificati dalla magistratura, vanno aggiunti i costi delle utilità come le ville ristrutturate, i soggiorni in hotel, i voli privati, le vacanze, come quella in Toscana pagata alla famiglia di Paolo Emilio Signorini, funzionario della Presidenza del Consiglio, gli impieghi offerti a figli e fratelli di magistrati, le consulenze inutili, gli studi idrogeologici commissionati e non letti. E parliamo di circa 100 milioni l’anno. E Baita è maggior azionista del Consorzio da 11 stagioni.
DETTAVA TUTTO MAZZACURATI - Perché, come venne imposto da Giovanni Mazzacurati a partire dal 2002, anno in cui prese le redini del Cnv, i costruttori dovevano pagare ogni volta che veniva richiesto:
Era Mazzacurati a decidere il fabbisogno di fondi extracontabili, a scegliere chi doveva anticipare le somme nei momenti di crisi. Era lui, durante le campagne elettorali, a dettare gli importi del finanziamento ai partiti. Noi della Mantovani e quelli di Fincosit sostenevamo rappresentanti del Pdl, Condotte e Coveco il Pd. Solo la mia azienda ha retrocesso (restituio in nero) al consorzio sei milioni di euro
GALAN VOLEVA DIVENTARE UN ALBERGATORE? - E dopo aver confermato che secondo lui la torta ammonta circa a 60 milioni di euro, ritiene che i lavori alla casa di Galan non siano costati solo 700 mila euro. Importante poi il modo con cui ha rotto i contatti con Giovanni Mazzacurati, «dominus» del Consorzio Venezia Nuova e direttore per 22 anni della stessa: «hanno messo uno stop ai denari. Prima ce n’era per mantenere l’apparato e per fare i lavori, poi quando non ce n’era più abbiamo cominciato a litigare». E qui si arriva all’ex Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, ed alla villa di Cinto Euganeo che doveva diventare nelle sue intenzioni un resort di lusso. Marco Imarisio sul Corriere della Sera spiega che per la ristrutturazione siano stati pagati circa 3,7 milioni di euro, tanti anche per lui, allo scopo di trasformarsi una volta finito il suo rapporto con la politica in un albergatore di lusso.
LE RIVELAZIONI DI CLAUDIA MINUTILLO - Galan che si difende spiegando che stanno cercando d’infangarlo per nefandezze compiute da altri e che lui non si lascerà distruggere per i misfatti altrui. Tuttavia la villa di Galan è stata sottoposta a fermo conservativo dalla procura di Venezia con un provvedimento finalizzato alla confisca. Perché la corruzione addebitata all’ex governatore del Veneto ammonta a 4,8 milioni di euro ed i soldi a sua disposizione non bastano. Non solo, la «bomba» arriva da Claudia Minutillo, già segretaria di Galan e successivamente imprenditrice, coinvolta nel sistema corruttivo anche come prestanome, continua il Corriere, di affari non specchiatissimi. L’inchiesta è partita dalla sua testimonianza in quanto ha raccontato il meccanismo delle mazzette alla Regione, al Ministero, al Magistrato alle Acque, della corruzione del generale della Guardia di Finanza, dei fondi neri, di giornali acquisiti ed anche di assunzioni ad personam.
LE BUSTE COI SOLDI - Tutto è nato nel marzo 2013 a seguito di un arresto per via di fondi neri e false fatturazioni. I magistrati le chiedono se i soldi che uscivano dall’ufficio di Mazzacurati andassero a funzionari delle strutture regionali, ministeriali o del Magistrato alle Acque. E da Minutillo inizia a parlare. Tra i destinatari delle somme raccolte da Mazzacurati c’era Marco Milanese, uomo di fiducia del ministro Tremonti, che ricevette 500.000 euro. Il primo imprenditore che accettò di finanziare i politici fu Piergiorgio Baita, presentato nel 2005 dalla Minutillo a Walter Colombelli su incarico di Galan che le diede una busta con del denaro. Baita e la Mantovani pagarono anche Emilio Speziante, generale della Finanza che avrebbe così bloccato gli esiti delle verifiche, che ricevette anche lui 500.000 euro.
LE FIGLIE DA ASSUMERE - Vennero assunte anche due ragazze, una figlia di un comandante dei Servizi Segreti che poteva essere coinvolto in questa storia mentre l’altra era figlia di un importante funzionario della Regione Veneto, con molte attività nel gruppo Mantovani, identificato con la prima lettera del cognome, A., come la bonifica e la salvaguardia della laguna. Aggiunge la Minutillo:
«successe che un giorno andai da Chisso per chiedere chiarimenti su un accordo di programma che non si faceva e A. doveva seguire la questione. “Ma voi non gli dovevate assumere la figlia? Lui su questa cosa è molto arrabbiato, tu assumi la figlia e vedrai che le cose si risolvono”, mi disse»
Per quanto riguarda le somme destinate alla Regione, per la Minutillo Galan riceveva
«anche più volte all’anno, somme ingenti di denaro, parliamo di 100 mila euro o anche più. Questo mi è stati riferito sia da Baita che si lamentava delle richieste esose, sia dallo stesso Galan quando ne ero la sua segretaria [...] Baita mi disse che aveva sostenuto finanziariamente la ristrutturazione della sua villa. Non so se avete mai visto la casa, credo che i lavori siano costati qualche milione di euro»
Invece l’ex assessore Chisso aveva rapporti con Mazzacurati:
«So che normalmente l’ingegner Mazzacurati versava somme di denaro a Chisso all’Hotel Monaci all’ora di pranzo. Chisso in più occasioni si lamentò del fatto che Mazzacurati versava solo alle feste comandate… era chiaro che voleva essere remunerato più frequentemente»
Inoltre i magistrati hanno scovato dei contatti romani della Mantovani finalizzati all’acquisto di una società capitolina, la New Time corporation, editrice di un giornale, Il Punto. La Minutillo spiega che si trattava di gente appartenente ai Servizi, «per cui questa partecipazione, che costò molti soldi e molti altri vennero versati in tempi recenti, era un modo per pagare queste persone, per avere informazioni e per vedere di influire sulle indagini in corso». (Photocredit copertina Lapresse -AP Photo/Luigi Costantini)
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