POLEMICA
La rivoluzione «è iniziata».
Parola di Matteo Renzi.
Si tratta di «una rivoluzione pacifica, ma che le resistenze del sistema non fermeranno».
In seguito alle critiche avanzate da Susanna Camusso, segretario della Cgil, sulle modifiche portate al decreto lavoro, il presidente del Consiglio in un'intervista rilasciata il 4 maggio al Corriere della Sera, ha sottolineato che «sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi».
È evidente che «una larga parte della classe dirigente ci osteggia». Ed è altrettanto evidente che «noi non arretreremo davanti all'obiettivo di garantire ai cittadini» una Pubblica amministrazione in cui si sentano «'padroni di casa'».
URGE UN CAMBIO RADICALE. Quanto alle resistenze dei sindacati, l'ex sindaco di Firenze ha affermato: «Noi non abbiamo problemi ad ascoltarli. Ma vogliamo negare che occorra un cambio radicale delle regole del lavoro?».
Il suo sogno è «un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote». E ha avvertito: «Non sarà un sindacato a fermarci. Se l'Italia avrà un sistema burocratico più efficiente, potrà attrarre più investimenti. Se riusciamo a cambiare l'Italia qui i soldi arrivano a palate».
Se il sindacato dei prefetti, l'associazione dei segretari comunali e la lobby dei consiglieri provinciali si oppongono «è un problema loro, non nostro».
ELEZIONI, SI PUNTA AL 2018. Alla domanda su quale sarà la data del voto politico ha risposto: «La decide il capo dello Stato». Quanto alle previsioni la sua è che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura. E riflette sul voto del 25 maggio: «La legittimazione popolare non l'avrò mai, neanche se il Pd stravincesse alle Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme».
CONTRO GRILLO E PELÙ. Il presidente del Consiglio ha parlato anche di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle: «Mi ha molto colpito l'atteggiamento di Grillo a Piombino. È andato in un'azienda che sta morendo a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti e attaccare i sindacati».
E sugli attacchi che gli ha rivolto Piero Pelù dal concertone del 1 Maggio ha affermato: «Sonovecchie polemiche fiorentine che lasciano il tempo che trovano. Mi dispiace solo la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero». Infine, Licio Gelli? «Mai incontrato. Mio padre mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi».
Parola di Matteo Renzi.
Si tratta di «una rivoluzione pacifica, ma che le resistenze del sistema non fermeranno».
In seguito alle critiche avanzate da Susanna Camusso, segretario della Cgil, sulle modifiche portate al decreto lavoro, il presidente del Consiglio in un'intervista rilasciata il 4 maggio al Corriere della Sera, ha sottolineato che «sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi».
È evidente che «una larga parte della classe dirigente ci osteggia». Ed è altrettanto evidente che «noi non arretreremo davanti all'obiettivo di garantire ai cittadini» una Pubblica amministrazione in cui si sentano «'padroni di casa'».
URGE UN CAMBIO RADICALE. Quanto alle resistenze dei sindacati, l'ex sindaco di Firenze ha affermato: «Noi non abbiamo problemi ad ascoltarli. Ma vogliamo negare che occorra un cambio radicale delle regole del lavoro?».
Il suo sogno è «un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote». E ha avvertito: «Non sarà un sindacato a fermarci. Se l'Italia avrà un sistema burocratico più efficiente, potrà attrarre più investimenti. Se riusciamo a cambiare l'Italia qui i soldi arrivano a palate».
Se il sindacato dei prefetti, l'associazione dei segretari comunali e la lobby dei consiglieri provinciali si oppongono «è un problema loro, non nostro».
ELEZIONI, SI PUNTA AL 2018. Alla domanda su quale sarà la data del voto politico ha risposto: «La decide il capo dello Stato». Quanto alle previsioni la sua è che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura. E riflette sul voto del 25 maggio: «La legittimazione popolare non l'avrò mai, neanche se il Pd stravincesse alle Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme».
CONTRO GRILLO E PELÙ. Il presidente del Consiglio ha parlato anche di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 stelle: «Mi ha molto colpito l'atteggiamento di Grillo a Piombino. È andato in un'azienda che sta morendo a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti e attaccare i sindacati».
E sugli attacchi che gli ha rivolto Piero Pelù dal concertone del 1 Maggio ha affermato: «Sonovecchie polemiche fiorentine che lasciano il tempo che trovano. Mi dispiace solo la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero». Infine, Licio Gelli? «Mai incontrato. Mio padre mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi».
Domenica, 04 Maggio 2014
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