Renzi: “Gli 80 euro sono solo l’antipasto”
E l’attacco a Grillo: “È solo uno sciacallo”
Il premier Matteo Renzi, segretario del Pd, alla direzione nazionale del partito ha fatto il punto sulla campagna elettorale per le Europee del 25 maggio 2014. E ha smentito chi lo accusava di basare l’intero programma sugli 80 euro in più in busta paga per molti lavoratori, così come previsto dal decreto Irpef approvato un paio di settimane fa. “La domanda è: facciamo una campagna sugli 80 euro? No, sono un antipasto, l’inizio del cambiamento, è il tentativo di cominciare a restituire al ceto medio ciò che gli spetta di diritto, non sono il baluardo della nostra campagna elettorale ma la cifra della nostra azione”.
“Mancano 20 giorni al passaggio elettorale – ha proseguito il leader dei democratici – e il Pd deve avere il coraggio, la forza e la voglia di scegliere il luogo dove vincere le elezioni e per noi questo luogo è la piazza”, e ha elencato poi i “comuni da riprendersi: Prato, Potenza, Campobasso e Perugia più Firenze e Bari”. Proprio in queste ultime due città, ha annunciato Renzi, si concluderà la campagna elettorale.
“Senza guardare i sondaggi” che, avverte Renzi, “si sa, portano sfiga”: “Il vero sondaggio è quello del 25 maggio e basta”. E sul tema delle riforme, il segretario ha chiarito che la scelta di “togliere dalla competizione elettorale il tema delle riforme” è stata approvata per evitare lo scontro, “ma – ha assicurato – le portiamo a casa”.
“Se ciascuno di noi fa un pezzettino della sfida è più semplice per tutti, chiedo ai parlamentari di andare là dove sarebbe illogico andare perché più difficile. Non abbiamo paura, non siamo timidi. Dobbiamo andare all’attacco sull’Europa perché noi siamo in grado di cambiarla e rimettere in moto l’economia”, ha aggiunto il premier Renzi chiudendo la direzione del Pd.
Il premier ha anche replicato agli spietati attacchi nei suoi confronti del leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che ieri lo aveva accusato di essere affetto “da un grave disturbo della personalità“. “È soltanto uno sciacallo. Noi siamo il ragionamento, loro l’invettiva; loro sono l’insulto e noi il dialogo; loro lo sfascio e noi la proposta”.
“La campagna elettorale – ha sottolineato il premier parlando alla direzione – sta diventando un derby tra la rabbia e la speranza, su chi scommette sul fallimento dell’Italia e chi pensa di potercela fare. Prima c’erano falchi e colombe, ora i gufi e gli sciaccalli. Noi – ha aggiunto – dobbiamo essere quelli che vogliono dare speranza all’Italia mentre in giro, qualsiasi cosa accada, c’è chi si butta con istinto felino per dire non c’è più nulla da credere, lo stato non c’è più”.