Cambia tu. No, cambia tu. Ecco l'incomunicabilità che unisce, anzi divide, Matteo Renzi e Susanna Camusso. "Cambiamento" è la parola che piace di più sia all'uno sia all'altra, e sulle labbra di tutti e due diventa un'arma contundente.
Quale sarà il messaggio che il Congresso della Cgil, che avrà inizio domani a Rimini, manderà al governo? Quello "di cambiare", risponde in modo secco Susanna Camusso. Esattamente ciò che il premier, dal canto suo, chiede ai sindacati. Sono entrambi due tipi tosti. Tra loro è una contesa anche caratteriale. E l'oggetto della contesa è l'idea di lavoro, più che mai nei giorni cruciali del decreto legge Poletti.
Renzi starà alla larga dall'assise sindacale. Al suo posto, domani, a sentire la relazione del segretario della Cgil, dai toni che si preannunciano duri, ci sarà il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, con la sua storia di sinistra, in fondo non lontana dal sindacato rosso. Camusso apprende solo in tarda serata l'assenza ufficiale di Renzi: "Palazzo Chigi non ha ancora comunicato le sue intenzioni", aveva detto la numero uno della Cgil nel pomeriggio. "Già in passato si è verificato che a un Congresso - ha ricordato - non partecipasse il premier ma non è certo simbolo di rispetto nei confronti di una grande organizzazione". Concetto già affermato nei giorni scorsi e ribadito oggi a chiare lettere. Il passato a cui si riferisce Camusso è tuttavia quello di Berlusconi premier. Renzi invece è un presidente del Consiglio di area di sinistra. Dunque: discorso diverso.
La rabbia e il rammarico, nell'ambiente Cgil, ci sono. Martedì, a rappresentare il governo e a seguire il dibattito, ci sarà il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, già presente domenica a un dibattito nel corso delle 'Giornate del lavoro'. Anche lui, come Orlando, dialogante con la Cgil e non ostile nei confronti dei sindacati. Lungi da lui le parole pronunciate oggi dal premier davanti ai dirigenti Pd: "Come sapete, io, con i sindacati, non vado d'accordo...". Insomma, domani sarà il giorno della sfida su sfida, colpo su colpo, a distanza, Renzi-Camusso. Il premier ha già lanciato le sue di sfide, domani sarà la volta del segretario della Cgil. "Chi è il vero cambiamento? È Renzi?", chiederà Camusso rivolgendosi alla platea, ma più che altro a Renzi che continuamente chiede al sindacato di svecchiare. "Quando l'economia fallisce - ha affermato Camusso durante un dibattito nel pomeriggio - ecco che le organizzazioni di rappresentanza vengono additate come colpevoli".
La leader della Cgil non ci sta e domani, nel suo discorso che durerà oltre un'ora, riproporrà il lavoro "come strategia centrale" per lo sviluppo del Paese e chiederà - così torna la parola chiave - "il cambiamento delle politiche nazionali ed europee". In più si soffermerà sui rapporti tra governo e sindacati alla luce delle parole di Renzi: "Il sindacato non mi fermerà". Domani inizierà un Congresso - annuncia Camusso - "importante che si svolge a sei anni dall'inizio dalla crisi e credo che questo non abbia precedenti. Abbiamo una crisi economica più paragonabile a un post bellico che ad altre stagioni". Non a caso il documento congressuale, di cui è prima firmataria Camusso, ha come titolo "Il lavoro decide il futuro", anche se il leader della Fiom, Maurizio Landini, è già pronto, dopo lo 'strappo' sul Testo sulla rappresentanza (firmato a gennaio da Camusso insieme ai leader di Cisl, Uil e Confindustria), a presentare un documento 'alternativo', con la cosiddetta "lista del 3%", raccogliendo cioè il 3% di firme della platea congressuale e non votando il documento unitario che dà anche il nome al XVII congresso Cgil.
Alla luce di quanto succederà nei prossimi giorni, sia sul fronte 'riforma del mercato del lavoro' sia su quello interno alla Cgil, giovedì ci sarà la - ormai quasi sicura - rielezione di Camusso segretario e subito dopo la sua relazione finale. C'è chi dice che quella di domani potrebbe essere solo un assaggio.