"E' iniziata la rivoluzione. Una rivoluzione pacifica, ma che le resistenze del sistema non fermeranno". Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera il premier Matteo Renzi, che sottolinea: "sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi". Già perché il premier gli avversari li vede in politica come nei sindacati: "Non sono in trincea. Sono piuttosto nella palude. Nell’establishment ci sono, come dappertutto, forze conservatrici". Punta il dito anche contro CGIL, Cisl e Uil: "Come la politica, devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare. Sogno un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote.
"E' evidente che una larga parte della classe dirigente ci osteggia. E' altrettanto evidente che noi non arretreremo davanti all'obiettivo di garantire ai cittadini" una P.A. in cui si sentano 'padroni di casa'. Quanto alle resistenze dei sindacati dice: "noi non abbiamo problemi ad ascoltarli. Ma vogliamo negare che occorra un cambio radicale delle regole del lavoro?". "Sogno un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote". Ed avverte: "non sarà un sindacato a fermarci".
Quale resistenze sta incontrando? Aveva ragione Nardella, quando diceva che l’establishment la considera un barbaro e fa bene, perché lei lo vuole scardinare? "I miei avversari non sono in trincea. Sono piuttosto nella palude. Nell’establishment ci sono, come dappertutto, forze conservatrici. Ma ci sono anche forze di cambiamento. È evidente che una larga parte della classe dirigente ci osteggia. È altrettanto evidente che noi non arretreremo davanti all’obiettivo di garantire ai cittadini una pubblica amministrazione in cui non si sentano ospiti indesiderati, ma padroni di casa. Se per far questo dobbiamo prenderci un po’ di insulti e contumelie, ce le prendiamo. Non dico che dobbiamo cambiare tutto, ma che dobbiamo cambiare tutti. Sono qui per cambiare il Palazzo; non accetteremo che il Palazzo cambi noi. Non diventeremo “buoni” al punto da modificare il nostro dna".
E sui sindacati spiega:
"Sogno un sindacato che, nel momento in cui cerchiamo di semplificare le regole, dia una mano e non metta i bastoni tra le ruote. Non vogliamo fare tutto da soli, sulla riforma della pubblica amministrazione aspettiamo anche le loro idee; ma vogliamo che a un certo punto si decida, altrimenti non è politica, è chiacchiericcio. Non vorrei che la polemica derivasse dal fatto che si dimezza il monte ore dei permessi sindacali e che i sindacati saranno obbligati a mettere on line ogni centesimo di spesa. Non i bilanci, che spesso sono illeggibili; ogni centesimo. Di fronte all’avanzare di Grillo e del grillismo la risposta è sfidare i sindacati a viso aperto".
Non manca una domanda sugli 80 euro e sulla bocciatura dei tecnici del Senato per le mancate coperture.

"Con loro vorrei un dibattito pubblico. E vorrei rivedere tutte le scelte che hanno avallato in passato. Comunque non cambia nulla: la decisione spetta alla maggioranza politica, che al Senato è molto compatta. Abbiamo calcolato in modo prudenziale ogni voce. Ora i tecnici del Senato - casualmente - esprimono dubbi. L’avevo messo in conto. L’aspetto più divertente è che io non vivo questa vicenda con la foga di uno che deve dimostrare a tutti i costi che si può fare. Io so che si può fare. Vince chi molla per ultimo. Pensano di trascinarsi in un pantano; ma a me non interessa aver ragione, mi interessa riorganizzare lo Stato, perché vedo lo spazio economico, politico e culturale per fare dell’Italia la guida d’Europa, e trovo allucinante non cogliere l’occasione".
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I 10 tweet di Palazzo Chigi
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Il premier parla anche del leader del M5s: "Mi ha molto colpito - dice Renzi - l'atteggiamento di Grillo a Piombino. E' andato in un'azienda che sta morendo a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti e attaccare i sindacati".
E sugli attacchi che gli ha rivolto Piero Pelù dal concertone del 1 Maggio dice: "sono vecchie polemiche fiorentine che lasciano il tempo che trovano"; "mi dispiace solo la spocchia sugli 80 euro da parte di un certo mondo artistico, imprenditoriale, salottiero". Licio Gelli? mai incontrato: "mio padre mi ha cresciuto nel mito di Tina Anselmi".
Alla domanda su quale sarà la data del voto politico risponde: "la decide il capo dello Stato", quanto alle previsioni la sua è che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura. E riflette sul voto del 25 maggio: "la legittimazione popolare non l'avrò mai, neanche se il Pd stravincesse alle Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme".
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