«Vi spieghiamo perché abbiamo arrestato Claudio Scajola»
di Redazione - 08/05/2014 - La conferenza del della Dia e le parole del procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho
«Ci troviamo di fronte a un quadro indiziario grave». Così si è espressoFederico Cafiero De Raho, procuratore capo di Reggio Calabria, durante la conferenza stampa della Dia dopo l’operazione eseguita questa mattina e che ha portato, tra l’altro, all’arresto dell’ex ministro dello Sviluppo economico,Claudio Scajola. Secondo quanto spiegato da De Raho, gli indizi a carico di Scajola evidenziano come l’ex ministro sia «in rapporto strettissimo con Matacena e la moglie proprio per sostenere la latitanza» dell’imprenditore reggino ed ex collega di partito, condannato a cinque anni per associazione a delinquere di stampo mafioso, latitante dal giugno del 2013 dopo che era stato emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione.
CLAUDIO SCAJOLA ARRESTATO: «QUADRO INDIZIARIO GRAVE» -«Insieme – ha proseguito De Raho, rivelando i dettagli dell’indagine e parte del contenuto delle intercettazioni tra Scajola e Chiara Rizzo, moglie di Matacena – i due parlano del luogo in cui Matacena si deve rifugiare, dove può andare successivamente, visto che a ottobre era stato rintracciato a Dubai e gli era stato ritirato il passaporto. Per trovare una soluzione diversa – ha proseguito il procuratore capo – si muovono i vari soggetti delle intercettazioni, e in particolare sembrava che Matacena dovesse rifugiarsi in Libano proprio per il rapporto che Scajola avrebbe con il ministro o con un’altra persona al vertice del Libano». Come ha spiegato ancora De Raho, nel corso dell’indagine «è stato focalizzato il rapporto di Matacena con altri soggetti che si muovevano non solo per mantenerne la latitanza, ma anche per evitare che i suoi beni potessero essere sequestrati» da parte dell’autorità giudiziaria. Scajola è attualmente accusato di «procurata inosservanza della pena» a beneficio di Matacena che, condannato a cinque anni di carcere con pena definitiva nell’ottobre scorso, avrebbe voluto riparare in Libano con il sostegno dell’ex ministro.
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CLAUDIO SCAJOLA ARRESTATO: L’ALTRA INDAGINE - E le vicende di Matacena e Scajola si intrecciano con quelle di un’altra inchiesta, denominata «Breakfast» sul riciclaggio di capitali della ‘ndrangheta al nord. A questo proposito De Raho ha detto: «Aspettiamo l’esito dei processi prima di gioire, ma è emerso un quadro indiziario grave nell’ambito di un’altra indagine nata con una prospettiva diversa».
CLAUDIO SCAJOLA ARRESTATO, DE RAHO: «NESSUNO È INTOCCABILE» - «L’aspetto che colpisce tutti noi nell’ambito di questa indagine è come una persona che abbia ricoperto all’interno dello Stato posizioni di vertice e di responsabilità così significative possa curarsi di un’altra persona condannata per associazione mafiosa a cinque anni di carcere e che si è resa latitante per sottrarsi alla pena – ha proseguito De Raho – Il fatto desta grande impressione proprio per le persone che sono coinvolte: il loro modo di agire mostra che quel tipo di condanna quasi non significa nulla per coloro che gli sono a fianco e che lo sostengono. Soprattutto in questo territorio, quello calabrese, parliamo di una confusione che esiste tra bene e male, bianco e nero, e questo è uno degli aspetti che più rendono difficile la collaborazione tra i cittadini e lo Stato. I cittadini non sono convinti di quale sia il loro interlocutore e non hanno fiducia nelle istituzioni. Questa è una delle situazioni – ha detto De Raho – in cui si dovrebbe iniziare a pensare diversamente, muovendoci tutti in modo che sempre vengano rispettate legge e democrazia, quei canoni etici che dovrebbero permeare la condotta di tutti». E De Raho ha concluso: «Si tratta di una ordinanza di custodia importante per i soggetti coinvolti e i fatti contestati, ma che deve costituire ulteriore momento di riflessione perché la legge è uguale per tutti e noi abbiamo il precetto dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non esistono categorie di intoccabili. Tutti sono uguali davanti alla legge».
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