La mappa dei Paesi che non vogliono far studiare le donne
di Donato De Sena - 09/05/2014 - Pakistan, Pakistan, Afghanistan, Somalia, Mali, Siria. Non solo Nigeria
Pakistan, Afghanistan, Somalia, Mali, Siria. La Nigeria sempre più insanguinata dagli attentati dell’organizzazione terroristica islamica Boko Haram non è l’unico paese in cui vengono messi a rischio la sicurezza e i diritti delle giovani donne. A spiegarlo è un articolo fimato Eroc Ortiz pubblicato dalla NbcNews e che riporta le statistiche e le preoccupazioni delle organizzazioni umanitarie legati ai recenti e drammatici casi di violenza commessi ai danni di studentesse in Asia, Africa e Medio Oriente.
NIGERIA – Ad allarmare l’opinione pubblica di mezzo mondo è, dunque, oggi innanzitutto la Nigeria, dove lo scorso 14 aprile i gruppi armati jihadisti hanno rapito quasi 300 ragazze facendo irruzione in una scuola del villaggio di Chibok, nel nord est del paese, e dove altre 11 adolescenti sono state rapite lunedì scorso, sempre nella stessa zona nord orientale. I casi recenti confermano le preoccupazioni espresse nel rapporto 2014 Education under attack stilato dall’agenzia internazionale Global Coalition to Protect Education from Attack. «Nei miei viaggi ho scoperto che molte famiglie vogliono mandare le loro figlie in aula, ma non si sentono al sicuro», ha spiegato Lisa Bender, una specialista della formazione presso l’Unicef.
PAKISTAN – Storie drammatiche giungono anche dal Pakistan, dove nel 2009 una ragazza di 16anni, Malala Yousafzai, ha rischiato di essere uccisa da un talebano armato dopo essere salita su un autobus scolastico, e dove, nonostante l’impegno dei governatori a sostenere il diritto allo studio, le studentesse continuano ad essere facile bersaglio di violenze. Secondo Mustafa Qadri, ricercatore in Pakistan per Amnesty International, i talebani continuano ad opporsi ancora ad ogni forma di istruzione per le donne, vittime della convinzione culturale che esse debbano solo sposarsi e restare a casa per la cura dei figli.
AFGHANISTAN – Non cambia molto lo scenario in Afghanistan, dove secondo dei dati forniti dalle Nazioni Unite, in soli tre anni, dal 2009 al 2012, si sono verificati almeno 1.110 attacchi documentati nelle scuole, tra cui incendi dolosi, esplosioni e attentati suicidi. L’obiettivo dei terroristi, anche qui, è quello di opporsi agli «insegnamenti occidentali». Nel mese di ottobre del 2010 almeno otto bambine sono stati uccisi in seguito all’esplosione di un bus nella provincia di Nimruz, nel sud ovest del paese. Secondo l’Unicef in Afghanistan solo il 19% delle scuole accolgono ragazze, ma esse hanno subito il 40% degli attacchi terroristici. In ogni caso è da valutare positivamente l’inversione di tendenza verificatasi da qauando i talevani non sono più al potere, con oltre 3milioni di donne che vanno a scuola.
SOMALIA – Le scuole sono finite nel mirino dei terroristi anche in Somalia, dove opera la pericolosa organizzazione terroristica Al Shabaab, una costola di Al Qaeda, responsabile dell’attacco ad un centro commerciale in Kenya lo scorso settembre, che si batte per una rigida interpretazione della legge islamica. «La violenza e le molestie – ha fatto sapere il rapporto 2014 della Global Coalition – ha spinto insegnanti a fuggire e le scuole a chiudere. Molti ragazzi, in particolare ragazze, hanno deciso di abbandonare gli studi».
MALI – In Mali, paese dell’Africa occidentale, intanto, solo il 56% delle bambine frequenta la scuola primaria rispetto al 70% dei maschi. Sembra essere la povertà in questo caso la prima causa della mancata istruzione. Le ragazze – spiega l’Unicef – spesso sono costrette a rimanere a casa per aiutare nei lavori domestici, ma anche per svolgere lavori. È il caso, quest’ultimo, di molti bambini che vengono sfruttati nel lavoro di estrazione in miniera. Il conflitto armato scoppiato due anni fa nel nord del paese, poi. non ha fatto altro che peggiorare la situazione, con molti bambini che sono diventati rifugiati con scarso accesso all’istruzione.
SIRIA – Infine, la Siria. Lo scoppio nel 2011 della guerra civile tra forza armate a sostegno del regime del presidente Bashar al Assad e ribelli ha gettato il paese nel caos: la situazione economica è diventata drammatica e molti bambini sono stati costretti ad abbandonare l’istruzione. Secondo le Nazioni Unite nell’aprile 2013 risultavano distrutte 2.445 delle 22mila scuole del paese e circa 2mila trasformate in rifudi. La violenza della guerra ha generato poi il terrore delle famiglie nel mandare i figli a scuola.
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