CINEMA
Addio ad Alain Resnais
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Il regista francese, padre della Nouvelle Vague, è morto a Parigi all'età di 91 anni
ROMA - Ciò che dà la misura della modernità del cinema di Alain Resnais, padre della Nouvelle Vague morto ieri sera a Parigi all'età di 91 anni, è il fatto che il suo ultimo film Aimer, boir et chanter, è stato premiato al festival di Berlino, conclusosi due settimane fa, con il riconoscimento “al film che apre nuove prospettive al cinema”. Nella sua lunga carriera ha realizzato capolavori come Hiroshima Mon Amour, L'anno scorso a Marienbad e Parole parole parole.
Nato a Vannes, cittadina bretone, figlio unico di due genitori della buona borghesia si è avvicinato al cinema giovanissimo. A quattordici anni realizza il suo primo cortometraggio e a diciannove si trasferisce a Parigi dove comincia a frequentare il mondo del cinema, ottiene un piccolo ruolo nel film Les visiteurs du soir di Marcel Carné e si iscrive ad una scuola che però abbandona subito. Per lui tutti gli insegnamenti arriveranno dal set: dirige il lungometraggio Ouvert pour cause d'inventaire con Gérard Philipe, è montatore e assistente alla regia di Nicole Védrès per il film Paris 1900. Dopo una ventina di documentari di argomento artistico, tra i quali Van Gogh, che vince l'Oscar per il commento scritto da Gaston Diehl e Robert Hessens, e Guernica, che accosta le opere di Picasso all'orrore del bombardamento della cittadina basca arriva il primo vero film d'esordio.
Sull'onda della Nouvelle Vague, a cui però il maestro non aderirà mai totalmente, gira Hiroshima Mon Amour, un film pacifista ambientato in Giappone da un testo di Marguerite Duras, che racconta la storia d'amore tra un architetto giapponese e un'attrice francese. Due anni dopo arriva L'anno scorso a Marienbad, un complesso esperimento di decostruzione narrativa, che viene premiato a Venezia con il Leone d'oro.
Sempre impegnato politicamente con il suo cinema nel 1974 realizza Stavisky, il grande truffatore, una rievocazione degli scandali finanziari e politici della Terza repubblica attraverso la biografia del faccendiere Alexandre Stavisky; mentre nel 1977 gira il suo unico film in inglese Providence (suo unico film in lingua inglese), un labirintico gioco di specchi in cui i fantasmi dell'immaginario (e del subconscio) sono al fianco delle figure della realtà, un ulteriore indagine sui rapporti tra autore e universo letterario che ottenne 7 César (gli Oscar francesi). L'interesse per i temi psicologici ritorna anche in Mio zio d'America, una commedia filosofica premiata a Cannes con Gerard Depardieu.
Il rapporto con i suoi attori a partire dagli anni Ottanta diventa fondamentale. Resnais crea un gruppo di lavoro composto da Sabine Azéma (sua nuova compagna dopo il divorzio da Florence Malraux), Pierre Arditi, André Dussolier e Fanny Ardant con cui realizzerà molti dei film successivi a partire da La vita è un romanzo che inaugura anche una fase di elaborazione della commedia musicale che porterà poi a termine con Parole, Parole, Parole.
Una lunghissima carriera sempre accompagnata da premi e riconoscimenti: un BAFTA, un Leone d'Argento ed un Leone d'Oro, due Orsi d'Argento, tre premi César, un David di Donatello, un Fotogramas de Plata, un Premio Louis-Delluc che non si è mai arrestata fino al suo ultimo film, Aimer, boir et chanter una commedia di impianto teatrale che ruota attorno a tre coppie e a un misterioso personaggio, ancora una volta tratto da un testo del commediografo inglese Alan Ayckbourn, da cui aveva già tratto Smoking/No Smoking e Cuori.
Nato a Vannes, cittadina bretone, figlio unico di due genitori della buona borghesia si è avvicinato al cinema giovanissimo. A quattordici anni realizza il suo primo cortometraggio e a diciannove si trasferisce a Parigi dove comincia a frequentare il mondo del cinema, ottiene un piccolo ruolo nel film Les visiteurs du soir di Marcel Carné e si iscrive ad una scuola che però abbandona subito. Per lui tutti gli insegnamenti arriveranno dal set: dirige il lungometraggio Ouvert pour cause d'inventaire con Gérard Philipe, è montatore e assistente alla regia di Nicole Védrès per il film Paris 1900. Dopo una ventina di documentari di argomento artistico, tra i quali Van Gogh, che vince l'Oscar per il commento scritto da Gaston Diehl e Robert Hessens, e Guernica, che accosta le opere di Picasso all'orrore del bombardamento della cittadina basca arriva il primo vero film d'esordio.
Sull'onda della Nouvelle Vague, a cui però il maestro non aderirà mai totalmente, gira Hiroshima Mon Amour, un film pacifista ambientato in Giappone da un testo di Marguerite Duras, che racconta la storia d'amore tra un architetto giapponese e un'attrice francese. Due anni dopo arriva L'anno scorso a Marienbad, un complesso esperimento di decostruzione narrativa, che viene premiato a Venezia con il Leone d'oro.
Sempre impegnato politicamente con il suo cinema nel 1974 realizza Stavisky, il grande truffatore, una rievocazione degli scandali finanziari e politici della Terza repubblica attraverso la biografia del faccendiere Alexandre Stavisky; mentre nel 1977 gira il suo unico film in inglese Providence (suo unico film in lingua inglese), un labirintico gioco di specchi in cui i fantasmi dell'immaginario (e del subconscio) sono al fianco delle figure della realtà, un ulteriore indagine sui rapporti tra autore e universo letterario che ottenne 7 César (gli Oscar francesi). L'interesse per i temi psicologici ritorna anche in Mio zio d'America, una commedia filosofica premiata a Cannes con Gerard Depardieu.
Il rapporto con i suoi attori a partire dagli anni Ottanta diventa fondamentale. Resnais crea un gruppo di lavoro composto da Sabine Azéma (sua nuova compagna dopo il divorzio da Florence Malraux), Pierre Arditi, André Dussolier e Fanny Ardant con cui realizzerà molti dei film successivi a partire da La vita è un romanzo che inaugura anche una fase di elaborazione della commedia musicale che porterà poi a termine con Parole, Parole, Parole.
Una lunghissima carriera sempre accompagnata da premi e riconoscimenti: un BAFTA, un Leone d'Argento ed un Leone d'Oro, due Orsi d'Argento, tre premi César, un David di Donatello, un Fotogramas de Plata, un Premio Louis-Delluc che non si è mai arrestata fino al suo ultimo film, Aimer, boir et chanter una commedia di impianto teatrale che ruota attorno a tre coppie e a un misterioso personaggio, ancora una volta tratto da un testo del commediografo inglese Alan Ayckbourn, da cui aveva già tratto Smoking/No Smoking e Cuori.
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