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Dopo cinque ore di camera di consiglio, il giudice dell'udienza preliminare Paolo Guidi ha rinviato a giudizio l'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e altri nove imputati dell'inchiesta sui presunti fondi neri della clinica Maugeri. Andranno così a processo oltre all'attuale senatore del Nuovo Centrodestra, accusato di associazione per delinquere e corruzione, anche il faccendiere Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crack dell'ospedale San Raffaele, l'ex assessore regionale Dc Antonio Simone, l'ex direttore generale della Sanità lombarda Carlo Lucchina, l'ex direttore amministrativo della fondazione Maugeri Carlo Passerino e altre cinque imputati tra funzionari e manager sanitari. Anche loro dovranno rispondere di associazione a delinquere e corruzione. Il processo si aprirà il sei maggio davanti alla alla decima sezione penale del tribunale di Milano. Altri sette imputati, invece, hanno trovato l'accordo con la procura per patteggiare pene tra uno e tre anni. Uno solo degli indagati è stato prosciolto.

Le accuse dei pubblici ministeri I favori di Formigoni alla Maugeri Le delibere preparate alla Fondazione Maugeri Formigoni conosceva i contiLa vacanza ai Caraibi a spese di Daccò

Ad attendere la decisione del gup, c'erano al settimo piano di Palazzo di Giustizia, Carlo Lucchina, Antonio Simone, e la sua ex moglie, Carla Vites, anche lei indagata per riciclaggio per l'acquisto di un appartamento, più tardi è arrivato in aula anche Pierangelo Daccò.

Per i pm Laura Pedio e Antonio Pastore, Formigoni avrebbe garantito "protezione globale per la Maugeri, a fronte di illecite remunerazioni", e si sarebbe dato da fare "affinché fossero adottati da parte della Giunta" provvedimenti ad hoc, anche in violazione dei doveri di "esclusivo perseguimento dell'interesse pubblico".

Un trattamento di favore che avrebbe garantito alla clinica pavese finanziamenti regionali per circa duecento milioni di euro. Un enorme flusso di denaro, in cambio del quale Formigoni avrebbe ricevuto una serie di "utilità economiche" che la procura ha dettagliatamente elencato nel corso dell'udienza preliminare: vacanze ai Caraibi, viaggi aerei per oltre 18 mila euro, l'uso esclusivo di uno yacht dal giugno 2007 all'ottobre 2011, un mega sconto per l'acquisto di una villa in Sardegna.

Le indagini contabili della procura hanno inoltre individuato "tre flussi finanziari". Il primo, dalle casse della Maugeri ai conti anche esteri di Daccò e Simone. Il secondo è stato individuato dai pm Pedio e Pastore nei pagamenti di Daccò e Simone per garantire le utilità a l'ex presidente Formigoni. Il terzo flusso finanziario è indicato sotto la voce "funzioni non tariffabili" erogate con delibere di Giunta dalla Regione dal 2002 al 2011 nei confronti della Maugeri e del San Raffaele. Per la procura, "non c'è un'altra possibile lettura" alla ricostruzione degli investigatori, tanto che nemmeno le difese hanno fornito un'interpretazione diversa.

Si definiscono "amareggiati ma non sorpresi" gli avvocati di Formigoni per la decisione del gup. L'esito dell'udienza preliminare, affermano in una
 nota gli avvocati Mario Brusa e Luigi Stortoni, "non ci toglie l'assoluta convinzione di un'accusa che non regge al vaglio critico, non solo e non tanto priva di fondamento quanto frutto di una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto"
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