giovedì 6 marzo 2014

Secondo il grande statista Grillo la mafia non è pericolosa.

Unimpresa lancia l’allarme: «La Mafia è la prima banca d’Italia»

Unimprese definisce la mafia la prima banca d'Italia
Una vera e propria «holding company» nonché «la più grande azienda italiana». È quella che nel rapporto I costi dell’illegalità e la lotta alla criminalità organizzataUnimpresa ha definito “Mafia Spa”. Ogni anno, infatti, la criminalità organizzata costringe oltre un milione di imprenditori a subire reati – truffe, furti, rapine, contraffazioni – che muovono un fatturato di circa 170/180 miliardi di euro, con un utile che supera i 100 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti e una liquidità di 65 investita, in parte, in economia «legale».
Oggi il ramo “commerciale” delle mafie rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale, superiore a quello di Estonia, Slovenia, Croazia e Romania. Le vittime dirette della criminalità organizzata, secondo l’organizzazione nata nel 2003 e presieduta da Paolo Longobardi, sono principalmente le imprese che si ispirano alla legalità e alla correttezza verso i consumatori, i dipendenti e i risparmiatori. Inoltre, accanto a imprenditori vittime della criminalità, vi è una parte consistente dell’imprenditoria che sfrutta a proprio vantaggio i canali illegali, utilizzando le mafie come veri e propri organizzatori e fornitori di servizi. Il tutto favorito da inefficienze, decisioni amministrative arbitrarie e discriminatorie e lungaggini della giustizia.
«L’illegalità e la mancanza di regole feriscono a morte l’economia sana, impedendo lo sviluppo nelle regioni povere e scoraggiando gli investimenti», ha affermato Luigi Scipione, autore del rapporto, professore universitario e membro del comitato di presidenza di Unimpresa: «In certi contesti, quelli caratterizzati da una sedimentata arretratezza economica e sociale, la criminalità organizzata ha assunto un ruolo di mediazione sociale ed economica, un ruolo di interfaccia con la politica e le istituzioni. In alcune aree del Meridione la criminalità si è addirittura sostituita ai meccanismi del welfare statale per creare un vero e proprio welfare mafioso».
«I condizionamenti della criminalità organizzata nell’economia – ha concluso Scipione – rappresentano un grande freno allo sviluppo del Paese e un grande pericolo per le imprese sane: non si possono fare analisi serie sul futuro della nostra economia prescindendo dai dati sull’economia illegale e criminale». Un problema in più per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

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