venerdì 15 marzo 2013

Ad oggi nessuno ha smentito. Ma fosse vero?


#BersaniFallifirmare: ma i grillini incassano 12.788 euro mensili e doppia pensione



Apprezzo i tagli ai costi della politica. Da qualsiasi parte  provengano. E ho apprezzato quelli avanzati dal Movimento 5 Stelle, naturalmente. A partire dall’abolizione delle province, cosa ormai quasi fatta in Sicilia, e dalla riduzione delle spese delle Camere.
Figurarsi dunque la felicità davanti agli annunci di riduzioni degli stipendi dei parlamentari fatti da Grillo.
Una felicità trasformatasi però alla fine in una grande sorpresa.
La ragione? Il fatto stupefacente che alla prova dei fatti le riduzioni di Grillo  riducono a poco o niente.
Vediamo perché in questo piccolo gioco di numeri.
Dice  Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare che «l’indennità parlamentare del “cittadino” portavoce del MoVimento 5 Stelle sarà di 5 mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi percepiti da tutti gli altri parlamentari. Il residuo sarà lasciato allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (o di fine mandato)».
Primo errore: alla Camera dei deputati l’indennità lorda non è di 11.283 euro ma di 10.435,00 euro, mentre al Senato ammonta a  10.385,31. Dettagli? Forse, ma è bene ricordare come stanno le cose a chi quel Parlamento  vuole aprirlo come «una scatola di sardine».
Secondo punto: la proposta di Grillo a 5.000 lordi (3.000 netti) non innova granché perchè, già adesso, deputati e senatori della loro indennità lorda iniziale finiscono per incassare alla fine meno di 5.000 euro netti. Il motivo è presto detto.
Nel  caso dei deputati, sull’importo di 10.435 euro lordi dell’indennità vengono operate infatti le ritenute previdenziali (pensione e assegno di fine mandato), assistenziali (assistenza sanitaria integrativa) e fiscali (IRPEF e addizionali regionali e comunali). Il che porta il netto finale appunto  a 5.000 circa con una decurtazione ulteriore  per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa: per costoro, l’importo netto  finale ammonta  addirittura a  4.750 euro.
Aggiunge poi Grillo: «I parlamentari del M5S avranno comunque diritto ad altre voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo».
In cosa si traduce questa raffica di voci?
Partiamo dai 5.000 euro dell’indennità “autoridotta”: essendo una cifra lorda, se fosse un qualsiasi stipendio di un qualsiasi lavoratore dipendente, applicando il comune regime Inps e Irpef alla fine si tradurebbe, più o meno, in  un netto di circa 37 mila euro che, sempre diviso per le 12 attuali mensilità dell’indennità, significherebbe una busta paga mensile di circa 3.000 euro netti.
3.000 euro ai quali si sommerebbero (per volontà di Grillo) ogni mese 3.503,11 euro di diaria; 3.690 di rimborso  spese per l’esercizio del mandato; 1.331,70 euro per le spese di trasporto e di viaggio (se la distanza per l’aeroporto più vicino è superiore ai 100 chilomentri); 258 per spese telefoniche; più l’importo  relativo al trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo che, dovesse essere uguale a quello  che ogni mese versavano per esempio nel 2007 gli onorevoli per il loro bistrattati vitalizi, farebbero altri 1006 mensili.
Morale provvisoria: 3.000+3.503+3.690+1.331+258+1.006= i “cittadini” di M5S intascheranno ogni mese 12.788 euro netti
cioè appena 995 euro in meno di quello (13.783) che incassano i parlamentari “ladri” e “profittatori” che proprio Grillo  vuole mandare a casa.
Con una piccola differenza, però: che i grillini, zitti zitti, in questo modo si fanno addirittura una doppia pensione. Quella Inps con le trattenute sui 5.000 euro lordi fissati dal leader e l’altra, se lo vogliono, con la “voce” del «trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo» con tanto orgoglio evidenziata dal simpatico Beppe Grillo nella campagna #BersaniFallifirmare

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