lunedì 11 marzo 2013

Questa è l'attuale capogruppo dei grillini. Quando pronunciava queste frasi era in trans, in collegamento con i morti attraverso un medium. Da allora ha cambiato idea. Meno male, come dice sempre Grillo, che nella rete non si può mentire.


Quando la Lombardi scriveva
«Il metodo di Beppe mi fa schifo»

Quattro anni fa le accuse di assenza di democrazia interna: «Dice di non essere un capo. Ma decide per me»

«Grillo è supponente», «il suo metodo mi fa schifo», «il Movimento nasce monco». A scriverlo quattro anni fa era l'attuale portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi. La prima ad ammetterlo del resto è lei, quando onestamente dice che sì, anni fa si lamentava per la scarsa democrazia interna al Movimento. Ma poi ha viste soddisfatte le sue lamentele e ha deciso di proseguire nell'impegno con tutta se stessa. Era in prima fila, allora, promotrice e portavoce di un documento congiunto con cui gli attivisti dei Meetup chiedevano a «Beppe» di dar vita a un «vero» movimento democratico.

LA NASCITA DEL MOVIMENTO
La proposta nasce alla fine del settembre 2009. I «grillini» che si battono all'interno delle realtà locali italiane hanno già organizzato i V-Day e partecipato con le liste civiche certificate da Beppe Grillo alle comunali del 2008 e del 2009 in pochissimi comuni, tra cui Roma. Nella capitale, sede degli attivisti tra i più combattivi, molti sono già rimasti di sasso a marzo, quando si sono visti calare dall'alto la Carta di Firenze (una sorta di programma cui bisogna ispirarsi). Adesso rimangono ancora più allibiti quando sentono Grillo che annuncia di aver affittato il Teatro Smeraldo per il 4 ottobre 2009, giorno in cui presenterà un nuovo movimento: il Movimento 5 Stelle. Non ne sapevano nulla, non ne hanno neanche discusso. Roberta Lombardi, che da anni si batte nella capitale, è una delle più deluse e in una discussione su un Meetup chiede provocatoriamente: «Ma noi grillini siamo invitati?».
Quando la Lombardi scriveva «Il metodo di Beppe mi fa schifo»
LA PROTESTA
La discussione si infuoca. In molti chiedono più chiarezza e trasparenza a Beppe e allo staff Casaleggio Associati. E gli attivisti romani scoprono presto che anche gli altri Meetup si stanno facendo le stesse domande. Così iniziano a scambiarsi opinioni. Una delle coordinatrici della protesta è la stessa Lombardi, che propone agli altri di scrivere un documento e di leggerlo sul palco del Teatro Smeraldo, prima della presentazione ufficiale del Movimento.

IL DOCUMENTO
«Sapete, visto che sono quasi 3 anni che lavoro gratis per sta gente, vorrei sapere come pensano di costruire questo progetto, per decidere con cognizione di causa se fare da manovalanza o meno»,scrive. Intervento dopo intervento, il documento prende forma e viene approvato (QUI). In esso i ragazzi chiedono la costruzione di «un movimento realmente democratico fondato sull’etica e non sulla sola opportunità di prender parte a gare elettorali tramite l’aiutino del personaggio testimonial di turno», dove «non ci siano“guru”», ma dove possano emergere «leadership naturali».

I FIRMATARI
Alla fine i ragazzi chiedono a Grillo di rispondere su tre punti: «la creazione di uno statuto», la definizione di «ruoli e competenze per la gestione delle risorse» e «la modalità di selezione dei candidati che si deve ispirare al modello delle primarie vere». Tra i firmatari anche gli attuali parlamentari del Movimento Alfonso Bonafede e Maurizio Buccarella e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. I due ragazzi «portavoce» che dovranno leggere il documento al Teatro Smeraldo sono Peppe Carpentieri, attivista di Pescara, e Roberta Lombardi.

LA LOMBARDI NON SALE SUL PALCO
Stando a quanto dicono loro, Grillo ha assicurato la massima visibilità. Ma il 4 ottobre qualcosa va storto e alla fine i due non vengono fatti salire sul palco. Finita la presentazione, i ragazzi vanno a chiedere spiegazione a Grillo dietro le quinte. Il comico all'inizio sembra sinceramente confuso, non ha letto il documento. Poi contrattacca: «Questo non era il congresso di un partito [...] Ognuno non poteva portare la propria idea». «Non posso leggere tutto quello che mi inviate». Accusa gli attivisti romani di voler creare una struttura partitica («Volete fare delegati provinciali, referenti... »), un'eresia per un Movimento che vuole fare dell'Ognuno vale uno il suo slogan. Le stesse accuse che in futuro verranno formulate nei confronti dell'attivista Valentino Tavolazziper espellerlo.
Il comunicato promosso da Roberta Lombardi
Il comunicato promosso da Roberta Lombardi
«VOLEVO ANDARMENE... »
I ragazzi ci rimangono male. Una delle più furiose è proprio Roberta Lombardi, che corre a sfogarsi sul Meetup: «Vi assicuro che ieri, dopo che Grillo mi ha apostrofato prima dell'inizio dello spettacolo con "Dov'è quella ragazza che vuole leggere quella cosa?", mi sono sentita come una bambina che smania per leggere la poesia di Natale per compiacere i parenti riuniti», scrive. «Fosse stato per me, che sono una donna adulta, che difendo dalla supponenza del primo comico arrivato, avrei alzato i tacchi e me ne sarei andata».

«IL METODO DI GRILLO MI FA SCHIFO»
Adora il Movimento, adora il progetto politico di Grillo, ma crede che il progetto nasca «monco», anziche essere «il nostro progetto di vita per i prossimi anni». E' sconfortata, si dice sicura che «Grillo non si spenderà per noi», ed è quasi sul punto di lasciare: «Preferisco andare a portare le mie idee in un contesto più umile di questo». Fino alla sberla finale del 4 novembre: «Ho capito che a me di Grillo piace il programma, ma il metodo con cui si sta muovendo mi fa decisamente schifo». Lo definisce «un capo che a parole dice che non è un capo e che nei fatti prende e decide per me. Il che mi potrebbe anche stare bene, ma io ho un certo problemino con me stessa che si chiama coerenza».

«FAVIA? UN CAZZONCELLO»
Passata la rabbia però, la Lombardi continuerà con l'impegno politico e ammetterà sul blog di aver scritto quella lettera, per poi precisare che Grillo ha risposto con i fatti a quei tre punti. Ci ritornerà nel 2012, quando sul blog si scaglierà contro Giovanni Favia, definito «un cazzoncello con la verità in tasca». Il consigliere emiliano poi espulso era finito sui giornali per un fuorionda in cui criticava la democrazia interna al Movimento 5 Stelle. Proprio come aveva fatto, ma esplicitamente, la Lombardi quattro anni prima.
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