giovedì 14 marzo 2013

Ma come si può votare una così. Che rabbia. La Minetti sapeva che era lì per un motivo e sapeva anche che non era stata scelta per le sue raffinate capacità politiche. Questi o queste sono lì senza alcun motivo e credono di esserci perché sono intelligenti. Meglio la Minetti un milione di volte.


Marta Grande, la voce dei portavoce. Che non diventi la Pivetti grillina

Una stella fra le stelle. In tv è diventata subito un personaggio: poi l'oblio

Marta Grande assediata da i cronisti (Scudieri)Marta Grande assediata da i cronisti (Scudieri)
Si chiama Marta Grande, ha 25 anni ed è di Civitavecchia. L'hanno già ribattezzata la «Pivetti grillina», perché nelle frenetiche trattative del dopo voto, si è parlato di lei come possibile presidente della Camera. Se succedesse, speriamo non diventi poi opinionista televisiva. Subito dopo le elezioni, è apparsa in collegamento a «Otto e mezzo» per ribadire, con un sorriso monellesco, un concetto unico: noi non ci poniamo il problema della governabilità, noi votiamo le idee che ci piacciono, le idee che siano in linea con le nostre.
Lilli Gruber, da maestrina, l'ha interrogata e Grande si è ingarbugliata fra voto di fiducia (passaggio parlamentare indispensabile per la creazione di un governo) e questione di fiducia. Nel baraccone mediatico è già una stella. Si scopre che è laureata in America, a Huntsville (Alabama) e che ora sta conseguendo una laurea italiana, in Relazioni internazionali a Roma Tre. Le manca solo la tesi (...non male, davvero, per una venticinquenne... Già una lauera ad Huntsville - Alabama -, un master in Cina, e una quasi laurea in Italia. "Superwoman" non avrebbe saputo fare di meglio. NdR)
Ha cominciato a frequentare il blog di Beppe Grillo (come un tempo si frequentavano le sezioni di partito) da poco più di un anno, ma alle parlamentarie del Movimento è risultata la seconda più votata della circoscrizione Lazio1: solo 335 voti, pochini ma sufficienti. Nel video di presentazione propone la riduzione del traffico di Civitavecchia, la tutela dei parchi e un ambiente salubre e vivibile per tutti (un programma minimo per una laureata in America, ma sufficiente). Ha fatto anche la volontaria per Greenpeace.
Di Grillo ha detto: «È il megafono del Movimento, niente di più». Non si sa se il diretto interessato l'abbia presa bene. Sta di fatto che dopo le prime apparizioni (in molti l'hanno accusata di pressapochismo) è scomparsa.
A prima vista Marta risulta più affabile del «Trio Bersani» (la portavoce del comitato Alessandra Moretti, la direttrice di YouDem Chiara Geloni e il portavoce del segretario, Stefano Di Traglia), però i grillini dovrebbero dimostrare di non essere solo portavoce del loro portavoce. Il problema non è di votare le idee che piacciono, ma di averle. Non di dire ciò che pensa la «democrazia digitale», ma di pensare.
Cara Marta, ma dove si è "formata" sul funzionamento delle istituzioni italiane, in Alabama o in Cina?

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