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L’ex grillino: ”5 stelle avrà successo, ma passi dall’utopia alla politica”
Parla il consigliere regionale Biolè: ‘Grillo e i suoi? Sono sinceri. L’autoritarismo viene da Casaleggio. E le regole imposte ai neoeletti sono pericolose’
Posted on by ANDREA CASCIOLI
Fabrizio Biolè, a pochi mesi di distanza parla degli ex compagni che hanno fatto il boom, senza spirito di rivalsa, mettendo sul tavolo interrogativi e auspici per il futuro. “Portavoce” del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte per due anni e mezzo, fin quando è arrivata l’espulsione: la carica di consigliere comunale ricoperta per due mandati (prima della nascita del M5S), secondo lo statuto del movimento non gli avrebbe permesso di entrare in Regione. Nel 2010 aveva chiesto e ottenuto una deroga da Grillo, ritirata solo ad agosto 2012.
Nel Movimento 5 Stelle sono confluite sensibilità diversissime: dai No Tav della Val Susa agli ex leghisti del Veneto. Riuscirà a rappresentarle tutte o dovrà privilegiarne alcune a scapito di altre?
L’etichetta “5 Stelle” può indicare Grillo e Casaleggio, gli attivisti o i 160 eletti. Casaleggio l’ho conosciuto: è una persona ermetica, poco espressiva, che da imprenditore ha investito molto tempo e denaro nel progetto. Penso che Grillo creda davvero in questo progetto e sia convinto di poter realizzare le sue idee. Quanto ai cittadini, hanno aspettative non solo enormi ma più che enormi, dopo decenni di politica clientelare e lobbistica. Il successo dipende dal rapporto che si instaurerà tra cittadini ed eletti: all’inizio questi ultimi potrebbero sostenere una maggioranza per ottenere risultati entro tempi certi. Solo così potranno dimostrare che fanno sul serio.
Insomma i 5 Stelle dovrebbero esportare il “modello Sicilia” elogiato da Grillo: non la fiducia, ma voti sulle singole riforme. Anche se il quadro oggi è diverso da quello delle regionali siciliane…
Il dilemma è proprio questo: raggiungere obiettivi muovendosi nei tecnicismi del Parlamento e tenendo a bada da un lato gli integralisti del “vaffa” duri e puri, dall’altro quelli disposti a qualsiasi machiavellismo. Viste le intelligenze in campo, almeno in un primo tempo possono portare a casa dei risultati.
Anche i fuoriusciti del Movimento si sono organizzati: con gli altri espulsi, come Tavolazzi, Favia e Salsi, ha parlato? Crede ci sia uno spazio per un “contenitore politico” dei delusi dal M5S?
Li conosco, sebbene non li senta in maniera assidua. Sono persone valide e “ambiziose” in senso buono, che credono nell’idea iniziale dei meetup. Certo, conciliare i principi fondanti con la diffusione attuale del Movimento è difficile: la democrazia diretta è quasi un’utopia, un obiettivo verso cui tendere quando si vede che la politica muove nella direzione opposta.
La proposta di Tavolazzi con “Democrazia in Movimento” potrebbe essere interessante, ma un soggetto che riprenda l’esperienza dei movimenti e lo spirito originario del 5 Stelle avrebbe bisogno di tempo per affermarsi. Servirà costanza.
Sempre nell’ottica del passaggio dall’utopia alla “pratica”, uno dei punti più dibattuti dai grillini è l’opportunità di darsi più organizzazione e struttura.
In un certo senso “Democrazia in Movimento” sta cercando di arrivare a questo. Il problema per il M5S è che c’è un po’ di autoritarismo, non tanto di Grillo quanto di Casaleggio, che assolutizza l’utopia della Rete. Forse la massa critica degli eletti potrebbe deviare questo corso. Ho visto però, anche all’interno del blog, un cambiamento di linguaggio: più studiato e meno passionale, cioè più Casaleggio e meno Grillo.
Sulla sua espulsione il Movimento ha una versione: a chi aveva deroghe per i mandati era stato chiesto di dimettersi e lei non l’ha fatto. In un’intervista lei ha sostenuto invece che non le hanno chiesto di dimettersi dalla Regione, bensì di allontanarsi dal Movimento. Cosa è successo davvero?
La vicenda è iniziata con una chiamata di Grillo che mi ingiungeva di uscire, sennò sarei stato allontanato. Il tutto in maniera confusa: addirittura confondeva gli eletti in Comune a Torino con quelli in Regione. Quando gli ho spiegato che la deroga era già stata approvata a suo tempo è rimasto spiazzato e ha promesso di farmi richiamare da Davide Casaleggio, il figlio di Gianroberto, che gestisce l’archivio delle liste. Da Casaleggio padre e figlio, tuttavia, non ho più saputo nulla.
Il problema è sorto nel momento in cui la mia situazione, risaputa al nostro interno, è stata trattata da giornali locali. Da lì una parte degli attivisti ha posto la questione sul forum. Ed è arrivata la telefonata di Grillo.
In realtà di deroghe ce ne sono almeno una ventina, tuttora in corso: dove non c’erano abbastanza nomi, ad alcuni attivisti è stato concesso di candidarsi alle parlamentarie pur senza essere stati in lista prima, ad altri di dimettersi dal loro incarico per potersi candidare alle politiche.
Una volontà di mostrarsi inflessibili per evitare critiche future?
Potrebbe essere andata così. Ma mi porrei soprattutto il problema delle espulsioni senza motivo: la mia una giustificazione formale ce l’aveva. Invece Favia e Salsi? Sulla partecipazione a trasmissioni televisive non c’era nessuna regola scritta. E tra le nuove direttive mi spaventa moltissimo quella sulla comunicazione: i neoeletti hanno firmato una scrittura privata in cui si stabilisce che le risorse stanziate ai gruppi parlamentari per la comunicazione andranno alla Casaleggio Associati, che formerà uffici esterni valendosi dei propri esperti. Mi spaventa non tanto perché si parla di dieci milioni l’anno, ma perché nessuno dei parlamentari potrà comunicare per conto proprio. Temo che più che per “coordinare” si finisca per “ingabbiare”: i gruppi parlamentari non sono eserciti.
Finora dopo le espulsioni non ci sono state proteste e fuoriuscite di massa: è il carisma di Grillo a tenere tutto insieme?
Di sicuro, ma è l’organizzazione stessa a impedirlo: nel Movimento c’è solo il marchio registrato, concesso in uso alle liste. Non essendoci iscrizioni formali, non possono esserci abbandoni formali. Vedo comunque tanti piccoli scoppiettii: alternative come “Democrazia in Movimento” potrebbero raccogliere le istanze di chi del 5 Stelle condivide tutto, tranne l’autoritarismo.
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