Silvio Berlusconi chiama il partito in piazza, le tre mosse del Cav per "l'operazione anti Pm". E tra Milano e Piazza del Popolo, l'idea di "occupare" il Csm
Pubblicato: 10/03/2013 12:48 CET | Aggiornato: 10/03/2013 16:27 CET
Una manifestazione di tutti i parlamentari del Pdl davanti alla procura di Milano domani, giorno della requisitoria di Ilda Boccassini nel processo Ruby. E ancora: una “occupazione” - simbolica - della sede del Csm a Roma, con i parlamentari che denunciano il golpe giudiziario. Un tam tam senza precedenti delle reti Mediaset. E infine, l’adunata a piazza del Popolo. L’ordine è partito. Chiuso nel suo bunker ospedaliero del San Raffaele Silvio Berlusconi chiede una mobilitazione senza precedenti contro i giudici. I medici diffondono bollettini allarmati, i fedelissimi urlano all'eliminazione fisica dell'avversario. L'ex premier è furibondo. E nella sua suite "dorata" di duecento metri quadri che pare Versailles mette a punto il piano con Alfano, Cicchitto, Verdini e i fedelissimi che a mano a mano accorrono da Roma.
L'idea di una escalation matura nelle ultime ore, nel corso del duello finale con Ilda Boccassini. Con l’ex premier bendato al San Raffaele. E il pm che lo schiaffeggia come un malato immaginario, spedendo la visita fiscale che bolla il legittimo impedimento come una scusa: “Se lo umiliano - dice un ex ministro che ha parlato col Cavaliere - può succedere di tutto. Vogliono una piazzale Loreto giudiziaria? Ci difenderemo fino alle estreme conseguenze”.
Già, può succedere di tutto. A partire dalla manifestazione di domani. Con tutti i parlamentari del Pdl chiamati a sfilare di fronte alla procura di Milano. In silenzio, per ora, quasi a esprimere lo sdegno, la riprovazione nei confronti delle toghe che dentro l’aula domani chiederanno una pena esemplare verso Berlusconi sul processo più infamante: concussione e induzione alla prostituzione. E soprattutto interdizione dai pubblici uffici. Una macchia che, per il Cavaliere, rischia di essere fatale. E non solo in vista della partita sul nuovo governo. Che dovrà gestire da impresentabile, coi giornali di tutto il mondo che raccontano di un presidente del consiglio che induce alla prostituzione una minorenne e fa pressione sulla questura per liberarla.
C’è di più. C’è la corsa contro il tempo sull’interdizione dai pubblici uffici che potrà scattare a fine anno quando l’altro processo – Mediaset – arriverà in Cassazione. E c’è l’ultimo incubo, arrivato inaspettato dell’inchiesta napoletana sulla compravendita dei senatori per cui potrebbe arrivare il giudizio immediato. C’è insomma, il cattivo odore della fine e della paura: “A questo giro – dicono i suoi – vogliono farlo fuori definitivamente”. Per questo la manifestazione di Milano è solo una tappa, all’interno di un piano di mobilitazione cui il Cavaliere affida il tutto per tutto. Per non uscire dai giochi. E arrivare all’ordalia di nuove elezioni come il grande perseguitato che chiede al suo popolo ogni sforzo in nome della salvezza: “Questi non hanno capito – sbottano a palazzo Grazioli – che se la Boccassini lo porta in tribunale in barella, qua scoppia la guerra civile”. E non è un caso che le notizie che trapelano sulle condizioni fisiche del Cavaliere sono di un peggioramento dovuto ai farmaci: ipertensione da farmaci e altra notte di ospedale. Tutto il messaggio che stanno gestendo i fedelissimi con lo staff medico deve dare l’idea della grande persecuzione, del tentativo di eliminazione fisica del leader sofferente e della "grande ingiustizia". Il Capo è nel letto dell'ospedale. E i suoi urlano alla "soluzione finale", alla "barbarie", ai "metodi nazisti", a un trattamento "da dissidente di regime".
C’è di più. C’è la corsa contro il tempo sull’interdizione dai pubblici uffici che potrà scattare a fine anno quando l’altro processo – Mediaset – arriverà in Cassazione. E c’è l’ultimo incubo, arrivato inaspettato dell’inchiesta napoletana sulla compravendita dei senatori per cui potrebbe arrivare il giudizio immediato. C’è insomma, il cattivo odore della fine e della paura: “A questo giro – dicono i suoi – vogliono farlo fuori definitivamente”. Per questo la manifestazione di Milano è solo una tappa, all’interno di un piano di mobilitazione cui il Cavaliere affida il tutto per tutto. Per non uscire dai giochi. E arrivare all’ordalia di nuove elezioni come il grande perseguitato che chiede al suo popolo ogni sforzo in nome della salvezza: “Questi non hanno capito – sbottano a palazzo Grazioli – che se la Boccassini lo porta in tribunale in barella, qua scoppia la guerra civile”. E non è un caso che le notizie che trapelano sulle condizioni fisiche del Cavaliere sono di un peggioramento dovuto ai farmaci: ipertensione da farmaci e altra notte di ospedale. Tutto il messaggio che stanno gestendo i fedelissimi con lo staff medico deve dare l’idea della grande persecuzione, del tentativo di eliminazione fisica del leader sofferente e della "grande ingiustizia". Il Capo è nel letto dell'ospedale. E i suoi urlano alla "soluzione finale", alla "barbarie", ai "metodi nazisti", a un trattamento "da dissidente di regime".
L’escalation, insomma. Per realizzarla è la seconda iniziativa, dopo la manifestazione di domani, quella davvero senza precedenti. Ancora non è ufficiale, nel senso che la chiamata non è partita. Ma il Capo ne ha parlato con i fedelissimi. E prevede una manifestazione davanti al Csm: una sorta di “occupazione” pacifica, che dia il senso della ribellione al sopruso, come se fosse una sorta di Bastiglia da espugnare. Potere dello Stato contro potere dello Stato. Parlamentari contro organo di autogoverno dei giudici, di cui è presidente il capo dello Stato. Col caso che rimbalza in mondovisione proprio mentre si insedia il nuovo Parlamento e iniziano le trattative del nuovo governo. E che rimbalza in Italia, anzi che rischia di creare l’inferno. A Mediaset le regole di ingaggio sono state già recapitate attraverso tutti gli uomini chiave, e già trasmesse a tv e programmi di approfondimento. Il martellamento a difesa del Cavaliere deve essere asfissiante. Come in campagna elettorale, e forse di più, visto che non c’è par condicio. E asfissiante deve essere la pressione sui vertici dello Stato, e in particolare sul presidente della Repubblica: “L’attacco a Berlusconi è dirompente – dice l’ex capogruppo Cicchitto – e vogliono fare fuori Berlusconi per via giudiziaria. Intervenga Napolitano”.
La grande paura di tutto lo Stato maggiore del Pdl è che adesso Berlusconi sia davvero fuori dai giochi. Azzoppato dalle inchieste stavolta non è davvero in grado di entrare nella trattativa né sulle presidenze delle Camere né sulla formazione del nuovo governo. E le urne sono l’unico modo per restare in partita: “Se si vota – dicono nella cerchia ristretta – vediamo se riescono ad eliminare Berlusconi o se vinciamo noi”. Tutti big del Pdl ripetono da giorni che l’ex premier è in grado ancora di “asfaltare” tutti. E che la sfida sarà tra il Cavaliere e Grillo. Non col Pd. Nel clima da guerra finale in cui le parole servono anche a gasare le truppe e ad esorcizzare i timori in una situazione di tensione altissima, raccontano che neanche Renzi viene visto come pericoloso. Insomma, i pericoli sono nelle aule giudiziarie, non nei partiti politici.