martedì 1 luglio 2014

Che peccato ha fatto l'Italia per meritarsi parlamentari così ignoranti.

Marta Grande sparge bufale sull’Ucraina in Parlamento

di   - 01/07/2014 - La deputata del Movimento 5 Stelle sostiene in aula che gli ucraini fanno i lager per i russi, che si fanno le foto sorridenti con parti dei loro cadaveri, ed altre falsità

Marta Grande sparge bufale sull'Ucraina in Parlamento
La deputata del Movimento 5 Stelle Marta Grande ha declamato in aula una serie di spropositi davvero notevoli a proposito di quanto sta succedendo tra Ucraina e Russia.

marta grande

BALLE SPAZIALI - Marta Grande è membro della III Commissione (Affari Esteri e Comunitari) e recentemente ha fatto rumore perché in parlamento ha denunciato l’esistenza di campi di concentramento in Ucraina . Un’idea tutta sua, che non ha altri riscontri, e che ha suscitato l’irritazione di Kiev. Ma non basta, perché nello stesso discorso Grande ha fatto affermazioni non meno inquietanti e false.



CI INFORMA BENE LEI - Partendo dal presupposto che «siamo stati informati ad arte a senso unico», Grande ha raccontato la sua realtà alternativa, fatta da «l’istituzione di campi di filtraggio, che altro non rappresentano che campi di concentramento atti a raccogliere i rivoltosi del Sud-Est del paese», che noi non conosciamo perché «è notizia da dover passare sotto silenzio altrimenti l’imbarazzo sarebbe ingestibile».
COLPA DELLA NATO CHE NON RICONOSCE L’ANNESSIONE DELLA CRIMEA - Il fatto è che i media propongono «uno scenario apocalittico che vede fagocitare all’interno dei propri confini illegittimamente territori di altri paesi», che non è poi tanto apocalittico, visto che è quello che è successo e visto che lei stessa in apertura ha detto che non si parla più d’Ucraina, strano per un’apocalisse. Per Grande «per aggredire bisogna prima demonizzare il nemico» che, questo sarebbe uno scoop «…. ci preme attenerci all’ordine del giorno di un rinnovato conflitto tra Russia e Nato, già innescato dal mancato riconoscimento dell’annessione della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli.»
I LAGER UCRAINI - Peccato per Grande che nessun paese al mondo abbia riconosciuto l’annessione, non è questione di Nato, per non dire di quanto l’annessione della Crimea sia avvenuta quando ormai la temperatura era già alta da parecchio. E le fantasie di Grande continuano, descrivendo un orrore del quale si fatica a trovare traccia persino tra le fonti russe pi squalificate: «appare evidente quanto le tremende operazioni di bassa macelleria a cui la follia del governo ucraino sta sottoponendo i cittadini russi, perseguitati, massacrati e torturati in quanto tali, vadano assumendo dei connotati meramente etnici.»
LA GENTE NON È D’ACCORDO - Si tratterebbe di «Politiche assolutiste» volte a limitare la Russia, imposteci perché «la linea non l’abbiamo scritta di comune accordo con il nostro popolo», e  ovviamente si tratta di «un irrigidimento delle nostre posizioni che la nostra opinione pubblica non condivide» lo dice una che di pareri della gente e di gentismo se n’intende. Una performance inqualificabile, conclusa con il «gira in questi giorni in rete una foto una foto che ritrae un soldato ucraino mentre tiene tra le mani sogghignando in modo ineffabile il braccio semi-carbonizzato di una donna»,  la prova delle atrocità
MARTA GRANDE, UNA VITA PER IL CINEMA - Per questo «Chiediamo a questo governo di impedire che l’Italia venga considerata tanto debole da non sapersi opporre a politiche scellerate che possono riassumersi in quella singola immagine». Peccato che lanotissima immagine sia stata sbugiardata,  da almeno un paio di settimane  e non provenga dall’ucraina, ma dal backstage di un film russo del 2008. Una performance raccapricciante in perfetto stile complottista, approssimativo, menzognero e protetto solo dalla solita retorica populista che piace tanto ai fedelissimi e «alla gente», della quale Marta Grande è sicuramente una degna rappresentante. Infatti un discorso del genere sarebbe stato perfetto al bancone di un bar, per gli scranni del Parlamento invece non va bene.

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