domenica 8 gennaio 2017

La denuncia in un'intervista al Messaggero: mi attaccano perché sono vicino alla Raggi, la corrente M5S vicina a Roberta Lombardi vuole la mia testa. «Un amore così grande», cantava Grillo a Palermo. Così grande da sopportare anche le correnti?
ALESSANDRO D'AMATO
«Un amore così grande» che qualcuno deve essersi dimenticato di spiegarlo a Paolo Pace. Il presidente grillino dell’VIII Municipio, la cui attendibilità avevamo verificato all’epoca della denuncia del complotto della monnezza contro la Raggista litigando con la sua maggioranza M5S in consiglio municipale e rischia la sfiducia. Ma c’è di più: oggi lui denuncia in un’intervista al Messaggero che sono i “talebani M5S” ad avercela con lui come con la Raggi.
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Paolo Pace e i talebani M5S

Talebani, chi erano costoro? La parola va spiegata: una delle prime a utilizzarla è stata l’ormai ex grillina Paola Pinna, parlando di dissidenti e talebani all’epoca in cui stava per allontanarsi dal MoVimento. Più tardi è stata utilizzata soprattutto per indicare molti degli attivisti romani vicini a Roberta Lombardi, ed è diventata di moda in occasione delle espulsioni alla vigilia delle Comunarie romane, quando molti attivisti vennero espulsi dal MoVimento (in alcuni casi addirittura senza spiegazioni) e alcuni si fecero reintegrare dal tribunale. Se Paolo Pace sotto attacco decide di utilizzare questa espressione significa che la situazione, come spesso succede tra i grillini, è grave ma non seria. Loro, ovvero sette consiglieri su 15 eletti tra cui la consigliera Cinzia Piacentini che ha apertamente parlato di sfiducia, lo accusano di aver deliberato affidamenti diretti, di aver fatto, in sostanza, «il proprio comodo». Per martedì la sindaca Virginia Raggi ha convocato il presidente e i consiglieri municipali per discutere della situazione. Intanto lui va all’attacco:
«Questo attacco diffamante parte da lontano».
E da quando precisamente? 
«Da settembre, gli attacchi che questo gruppo di consiglieri talebani mi muovono usano a pretesto tematiche urbanistiche afferentialterritorio».
Perché proprio da settembre? C’entra nulla la crisi che in quel mese ha investito il Campidoglio e la sindaca Raggi a cui lei è politicamente vicino? 
«Questa è un’ipotesi che potrebbe essere giusta. Sicuramente l’indebolimento del sindaco ha contribuito».
Quindi la corrente lombardiana del territorio ha preso al balzo l’occasione della crisi in Comune per cercare di minare la stabilità della sua presidenza? 
«Non lo escludo, sicuramente è uno spunto per spiegare quello che mi sta accadendo. Molti di questi consiglieri talebani pensano già alle elezioni politiche».
Pace parla esplicitamente di correnti. e già questo potrebbe fare innervosire chi ripete ad ogni comunicato che non esistono correnti all’interno del M5S. Invece Pace parla esplicitamente di corrente lombardiana e di guerra che l’ascoltatissima (presso Grillo) onorevole M5S gli sta portando attraverso i consiglieri che rispondono a lei. Ovvero, sempre i “talebani” che vengono da anni identificati con la sua corrente romana.
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Paolo Pace e Berdini, la pietra dello scandalo

Ma su cosa precisamente stanno litigando i talebani e il presidente? La versione di Pace è che alla base di tutto ci siano dissidi insormontabili sulle questioni urbanistiche. Sostiene Pace che la maggioranza grillina in Municipio avrebbe voluto che Pace fermasse l’iter di costruzione negli ex mercati generali e al fosso delle Tre fontane, nonostante questo mettesse in pericolo il presidente, i consiglieri e il comune perché il costruttore potrebbe chiedere delle penali:
Torniamo alle tematiche urbanistiche, usate, secondo lei, come pretesto per darle addosso. Qualisono? 
«Riguardano gli ex mercati generali e il fosso delle Tre Fontane».
E cosa avrebbe fatto per “adirare” parte della sua maggioranza tanto da rischiare la sfiducia? 
«Nulla. Ho rispettato le regole vigenti che non possono essere superate dai principi del Movimento5Stelle».
Vale a dire? 
«Sugli ex mercati generali al momento del nostro insediamento abbiamo ereditato un iter già concluso che parla di costruzioni. Mancava solo un atto politico. Il progetto può non piacere, io ci avrei fatto un campo di grano,ma il costruttore ha diritto a edificare, se qualcuno glielo impedisse si innescherebbe un contenzioso legale che ricadrebbe sul Campidoglio. Il rischio è far pagare al Comune migliaia di penali. La risposta dei consiglieri talebani a questo ragionamento è stata: “Siamo del Movimento 5 Stelle ci muoviamo come ci pare”.Non esiste, questo gruppo sta facendo danni».
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Lo status di Cinzia Piacentini, consigliera all’VIII MUnicipio (da Il M5S non ci piace su Facebook)
E c’è di più: Pace nell’intervista attacca frontalmente proprio l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini, del quale anche lui ha evidentemente notato il comportamento furbetto sullo stadio della Roma: «Ci spiegasse pragmaticamente come è possibile fare lo stadio senza gli ecomostri. Berdini voleva bloccare gli ex mercati generali ma non ha saputo rispondermi in che modo quel progetto, a suo dire,è distorto». Infine, minaccia: chi dovesse votare la sfiducia contro di me è automaticamente fuori dal MoVimento, secondo le regole, e dovrebbe rinunciare al mandato. Anche se alla fine l’opposizione dovesse salvarlo, visto che ha intenzione di astenersi sulla mozione. Un amore così grande, cantava Grillo a Palermo. Si nota ad occhio nudo.

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