giovedì 12 gennaio 2017

DARIO FERRI
Beppe Grillo ha modificato ieri il post con cui annunciava di pretendere da Marco Affronte, che ha lasciato il M5S Europa dopo la vicenda della mancata alleanza con l’ALDE, il pagamento della penale da 250mila euro. E lo ha fatto su consiglio degli avvocati romani che difendono Virginia Raggi e il MoVimento 5 Stelle nella causa intentata dall’avvocato Venerando Monello sul codice romano del M5S. Lorenzo D’Albergo su Repubblica spiega oggi cos’è successo:
Nella prima versione dell’intervento, Grillo aveva chiesto ad Affronte 250mila euro «per gravi inadempienze al rispetto del codice di comportamento per gli eletti al Parlamento europeo» e lanciato l’aut aut: dimissioni o sanzione «notificata non appena saranno svolte le procedure burocratiche». Nella seconda edizione, in tarda serata, il leader del Movimento ha aggiustato il tiro. Intatto il passaggio sulle «gravi inadempienze», eliminata la parte sulle «procedure burocratiche» e inserita una postilla sul «dovere etico e morale» che ogni eletto ha di rispettare il codice.
Modifiche apportate in nome di un bene superiore. Dietro alla versione 2.0 del post c’è infatti la necessità (sottolineata dagli avvocati M5S) di non scaldare troppo l’ambiente in vista dell’appuntamento di domani: venerdì mattina i giudici del tribunale civile di Roma si riuniranno per prendere una decisione sul codice etico firmato dalla sindaca Virginia Raggi e dai consiglieri grillini prima delle ultime amministrative.
de-dominicis-requisiti-giuridici
Alcuni dei requisiti giuridici richiesti dal codice etico del M5S
Una partita troppo delicata per permettere a quelle poche righe finite sul blog di indispettire i magistrati di viale Giulio Cesare, chiamati a decidere sull’eleggibilità dell’inquilina del Campidoglio:
I due regolamenti, quello capitolino e quello europeo, hanno una differenza sostanziale: se nel primo la penale da 150mila euro è legata al rispetto di una serie di norme etiche ed è legata a un eventuale danno d’immagine subito dal Movimento, nel secondo la sanzione si accompagna a un obbligo di dimissioni. A un vincolo di mandato vietato dalla Costituzione. La cronaca giudiziaria, però, vuole che a essere stato impugnato sia il codice romano, in teoria il meno attaccabile: l’avvocato filo-Pd Venerando Monello ieri ha depositato le ultime memorie, chiedendo di dichiarare nullo il contratto e ineleggibile la prima cittadina Virginia Raggi.

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