giovedì 12 gennaio 2017

M5S in tribunale: ecco i tre fronti che scottano. E Grillo trema

M5S
Beppe Grillo durante la prima del Tour Grillo VS Grillo all'auditorium Lingotto di Torino, 8 aprile 2016. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
La legalità dei contratti che il M5S fa firmare ai suoi è messa in dubbio da più parti
 
La domanda rimbalza nella cronaca politica da mesi, ma ufficialmente (e giuridicamente) la risposta ancora non c’è. E’ legale o no che il M5S faccia firmare contratti vincolanti e codici di comportamento che impongono penali salatissime per chi non segue fedelmente cosa viene deciso dai vertici del movimento? E soprattutto può il M5S non rispettare un principio costituzionale come quello fissato dall’articolo 67 che recita: Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”?
Su questo è ormai guerra aperta di carte bollate. E i fronti caldi sono diversi. L’ultimo che si è aperto è quello della multa di 250mila euro che, secondo Beppe Grillo, gli europarlamentari che hanno deciso l’addio al M5S dovrebbero pagare per “gravi inadempienze” rispetto al codice di comportamento del Movimento firmato da tutti gli eurodeputati. Ma proprio questo contratto potrebbe essere nullo in quanto si tratta di una scrittura privata che viola un caposaldo del diritto italiano ed europeo quale il divieto di vincolo di mandato.
Altro fronte caldissimo è quello romano. La prima sezione del Tribunale civile di Roma domani si riunirà in camera di consiglio per valutare l’ammissibilità di un ricorso che potrebbe cambiare la storia del Movimento 5 stelle e che potrebbe far luce su un fatto non di secondaria importanza per la vita politica italiana: nientemeno l’illegalità costituzionale del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Nel ricorso presentato da Venerando Monello, l’avvocato che ha presentato il ricorso, viene infatti denunciata la sottoscrizione da parte di Virginia Raggi di un contratto in base al quale ha accettato esplicitamente di essere commissariata da Grillo e Casaleggio, impegnandosi a pagare 150 mila euro per un eventuale danno di immagine. Una firma che renderebbe la sua candidatura di fattonulla, perché viola diversi articoli della Costituzione e regolamenti del comune di Roma. L’avvocato raggiunto telefonicamente da Unita.tv preferisce attendere domani per commentare il ricorso, ma viene sottolineata l’importanza della sentenza. In ballo c’è l’integrità dell’istituzione della carica di sindaco.
Anche nel caso dei consiglieri comunali (e dei sindaci) vale la regola del “vincolo di mandato”, cioè dovrebbero essere liberi agire (e votare) secondo coscienza. Evidente però che, se la sentenza annullasse il contratto sottoscritto da Raggi, segnerebbe un discrimine importante nelle vicende dei Cinquestelle. Da questo si determinerà il futuro della politica dei Cinquestelle.
Ma non finisce qui. Perché è prevista per oggi la notifica a Beppe Grillo dell’atto di impugnazione da parte di cinque iscritti del Non-Statuto e del nuovo regolamento del M5Sche regolano espulsioni e sospensioni. L’atto curato dall’avvocato Lorenzo Borrè (che ha rappresentato 31 espulsi M5S di Napoli e Roma, trenta dei quali reintegrati) sarà depositato in Tribunale a Roma per chiedere di “sospendere lo statuto e il regolamento modificato”.
Secondo l’accusa, il Non-Statuto e il regolamento violerebbero il principio assembleare. Non solo, le accuse sono di mancanza del quorum, indeterminatezza delle modifiche sottoposte al voto, violazione della libera espressione e il fatto che, almeno in un caso accertato, a un iscritto a cui non è arrivato il certificato di espulsione è stato però tolto l’account per votare. Si dovranno aspettare almeno due settimane per sapere qualcosa di più.

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