sabato 24 ottobre 2015

Sono anni che ormai scrivo queste cose. Ma casta è uguale a chi l'ha votata.

EDITORIALE 

Lo scandalo Sanremo e la pelosa umanità alla Del Debbio

Il caso assenteisti dimostra come la società non sia più pulita dei politici che critica.

23 Ottobre 2015Share on facebook
Sanremo, dopo il festival della canzone quello degli assenteisti, 200 e passa dipendenti comunali indagati perché in orario di lavoro stavano in tutt’altre faccende affaccendati, 45 arrestati, una messe impietosa di riprese nascoste con gente che arrivava a timbrare fino a 12 cartellini, segno che esiste e prospera una solidarietà della truffa.
Oggi timbro io e ti copro mentre vai a fare la spesa o, come in alcuni casi, una remata in canoa sul prospiciente mare. Domani timbri tu e mi restituisci il favore. Il filmato più esilarante, quello di un vigile urbano che di buonora timbra in vestaglia e mutande e poi torna, immaginiamo, nel letto appena lasciato.
QUELLE CRITICHE IPOCRITE ALLA CASTA. A seguire, interviste contrite del sindaco che dice sì, interverremo duramente, ma bisogna distinguere, non fare di tutta l’erba un fascio, non bloccare la macchina comunale che pur deve quotidianamente servire i cittadini e quant’altro.
Tutto bene, anzi, tutto male. Ma c’è una cosa che irrita più di tutte. Che tra questi 200 usurpatori di cartellino e di pubblica fiducia ce ne saranno sicuramente molti che, nelle conversazioni al bar o nelle pause (che, visto l’andazzo, dovevano essere molto lunghe), avranno imprecato contro il governo ladro, le tasse che li soffocano, la politica che non fa nulla per risolvere i problemi.
Molti di loro, sicuramente, saranno anche scesi in piazza a urlare la loro rabbia davanti a qualche telecamera stile programmi del tribuno della plebe Del Debbio, quello che dà voce e volto all’altrimenti indistinto rumore di fondo di folle eternamente mugugnanti, di un’umanità contro a prescindere, dove la metamorfosi del cervello in pancia ha già prodotto i suoi nefasti danni.
I CITTADINI, SPECCHIO DELLA POLITICA CHE LI RAPPRESENTA. Ma poi, per fortuna, arrivano episodi come quelli di Sanremo a rimettere un po’ in riga questo esercito di malmostosi, di gente per la quale il caos e le ingiustizie sono solo il prodotto di chi li governa, e loro le vittime dall’etica adamantina stabilmente collocate dalla parte del giusto.
Il caso Sanremo aiuta a capire gli incalcolabili disastri che producono quei programmi tivù che danno libero microfono alle piazze, esponendo il politico in studio (che magari se lo merita anche, ma non è questo il punto) al ludibrio. In primis quello di far credere che i cittadini sono sempre e comunque migliori di chi li rappresenta nelle istituzioni, che la società è pulita e la politica che la amministra è sporca e corrotta, che loro sono il bene e il male sta altrove.
Quando invece ne sono esattamente lo specchio, la quintessenza della loro ruberia portata al potere per poi linciarla esorcizzando così nel sempiterno berciare la suburra che si è impadronita delle loro coscienze.

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