sabato 24 ottobre 2015

Prima i magistrati inizino a fare pulizia al loro interno. Ci sono magistrati rigorosi, capaci e competenti. Ci sono magistrati corrotti e incapaci.

Andrea Orlando: "Magistrati non facciano come la politica". Angelino Alfano: "Ci vuole coraggio ad attaccare il governo"

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ORLANDO ALFANO
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All'indomani della dura accusa dei giudici al governo di dedicarsi maggiormente alle intercettazioni e non alle questioni cruciali come la mafia e la corruzione, l'esecutivo risponde all'Associazione nazionale magistrati in congresso a Bari con altrettanta decisione difendendo a spada tratta le proprie scelte politiche.
Il primo a contrattaccare è lo stesso ministro alla Giustizia: "Quelle parole" dell'Anm "non possono essere rivolte al governo: la discussione sulle intercettazioni è ancora tutta da svolgere, gli interventi contro la mafia e la criminalità organizzata sono già stati approvati e sono legge dello Stato", spiega Andrea Orlando. Secondo il quale l'obiettivo di quelle aspre sottolineature non è colpire il governo ma è "tenere assieme la magistratura in un momento in cui ci sono scontri significativi al proprio interno". 
Orlando usa un approccio morbido: "Credo comunque che la strada del confronto non debba mai essere abbandonata" e invita le toghe a non commettere "gli stessi errori che in passato ha fatto la politica: pensare che chiunque critica e chiunque chieda un cambiamento debba essere visto come un nemico". 
Decisamente più virulente le parole di Angelino Alfano:"Credo che ci voglia coraggio e una certa faccia per attaccare questo governoInvece dell'autocritica, per quanto successo a Palermo, arrivano gli attacchi".
Il responsabile del Viminale si riferisce allo scandalo della giudice Saguto che nelle intercettazioni insulta la famiglia Borsellino ed è indagata per una presunta gestione clientelare dei beni confiscati ai boss. "A Palermo è successo un qualcosa che manda un messaggio devastante all'opinione pubblica".
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Ma il dibattito a distanza continua e il segretario dell'Anm, Maurizio Carbone, interviene per spiegare ancora una volta cosa non va nell'approccio alla giustizia: "Ci ribelliamo al tentativo di delegittimazione della magistratura". E poi: "Chiediamo riforme concrete e risposte forti e questo non sempre è accaduto sulla corruzione". Carbone fa un esempio della marcia indietro del governo: "La stessa politica sta facendo autocritica: se in meno di 2 anni si sta modificando la legge Severino vuol dire che avevamo ragione".
"Noi abbiamo la preoccupazione - ha detto ancora il segretario dell'Anm - che stia passando in un momento di crisi il messaggio che ci sia una attenuazione dei diritti e che addirittura l'intervento della magistratura venga considerato come un intralcio, come un fastidio. Crediamo che sia un massaggio pericoloso, delegittimante, perché i cittadini, di fronte a fenomeni dilaganti di corruzione, chiedono invece una magistratura e una politica forti che diano segnali forti". 
Dall'Expo di Milano Orlando difende l'operato dell'esecutivo: la re-introduzione del reato di falso in bilancio, il rafforzamento dell'Anac con Raffaele Cantone, l'introduzione "dopo molto tempo" del reato di auto riciclaggio e i premi a chi collabora a inchieste per la criminalità economica e la corruzione "così come avviene nell'ambito della mafia". 
"C'è stato anche un inasprimento generale delle pene che qualcuno anche da Anm ha visto con perplessità - ha concluso -. Francamente sul tema della repressione non credo si possa fare di più". Se i magistrati vogliono cooperare, dice il ministro, allora è arrivato il tempo di "fare proposte puntuali". Ma il clima non sembra rasserenarsi, nonostante il ruolo da "pontiere" tra governo e magistratura affidato a Giovanni Legnini, vicepresidente dell'Anm presente al congresso di Bari: "Io sono per la costruzione di ponti: meglio la costruzione che la loro rottura". 

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