La missione impossibile del Movimento Cinque Stelle: governare la sfiducia
Si chiude la kermesse di Imola al grido di «governiamo noi». Ma la strategia mostra tutti i limiti dei pentastellati
19 Ottobre 2015 - 11:27
Se c'è una cosa che si può affermare del Movimento Cinque Stelle senza timore di smentite è che nasce come gigantesco collante tra persone sfiduciate: della politica e dei politici, certo, ma anche del prossimo. Sia esso il direttore di banca o l'impiegato («servo!»), il direttore di giornale o l'ultimo degli statisti («servo!»), il capo della corporation farmaceutica o il medico di base («servo!»). In ultima istanza, il Movimento Cinque Stelle non si fida né del potere, né del sapere specialistico, qualunque sia il grado e le modalità con cui esso viene esercitato. Salvo, ovviamente, che chi è in possesso di quel sapere non dia ragione a loro e contro alla propria categoria («io politico, vi dico che il politici sono ladri», «io giornalista…», «io medico…», eccetera) .
Fa bene Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del Movimento - Rete permettendo - a porre solo questioni di metodo, e non di merito. Perché questo è, il Movimento Cinque Stelle: un gigantesco esercizio di metodo politico in grado di tenere assieme una comunità di persone che non si fida. La cosiddetta “democrazia diretta” è un di cui di questa ideologia. E il merito delle questioni, a ben vedere, un affastellarsi di proclami e progetti che di quel metodo è figlio: c'è reddito di cittadinanza, e il Movimento è di sinistra. Ma se lo sommi al controllo delle frontiere, diventa destra sociale. Se ci aggiungi la democrazia diretta e l'idiosincrasia all'autorità diventa quasi anarchia. Col controllo dei conti correnti e l'inversione dell'onere della prova sull'evasione fiscale diventa autoritarismo giacobino.
Perché questo è, il Movimento Cinque Stelle: un gigantesco esercizio di metodo politico in grado di tenere assieme una comunità di persone che non si fida
Se mai governerà, il Movimento Cinque Stelle, non saranno ideologie né programmi, a guidarne l'azione, quindi. Sarà il metodo. Ed è qui la missione impossibile di Casaleggio, Grillo e via a scendere: riuscire nell'impresa di non delegittimare i loro rappresentanti al potere un minuto dopo che diventano, per l'appunto, potere. Riuscire a dar loro la possibilità di costruire un’azione politica quanto più possibile coerente, coordinata, che non sia la sommatoria di tanti piccoli capricci della Rete (iperluogo in cui diamo il peggio di noi, vale la pena di ricordarlo). Riuscire, anche, a scontentarla, la Rete, quando si tratta di prendere decisioni necessarie, a prescindere dal consenso.
Se vuole governare, il Movimento Cinque Stelle deve farlo, anche correndo il rischio che nasca un Movimento Dieci Stelle alla sua destra, o sinistra. Altrimenti, se mai sarà, il soggiorno a Palazzo Chigi durerà lo spazio di un governo balneare degli anni '80. Questo vuol dire diventare come tutti gli altri? Probabilmente sì. Non ladri, né servi, però. Semplicemente, adulti.
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