Anm all'attacco, ma Matteo Renzi non raccoglie la provocazione: ingenerosi, ma niente scontro diretto
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Gli strali di Rodolfo Sabelli contro il governo lo raggiungono dall’altra parte dell’oceano, a Santiago del Cile. Ma Matteo Renzi non si rovina la ‘festa’ del primo giorno di trasferta in America Latina. Attacco non a sorpresa, quello dell’Associazione Nazionale Magistrati riunita a Bari, sussurrano i suoi a Roma. “Ingeneroso”, si limita a dire il responsabile Giustizia del Pd, il renzianissimo David Ermini, evitando i toni alti. Il premier lascia scivolare, tatticamente non interessato ad alzare polveroni. Se Sabelli vuole scontrarsi, se l’apertura del XXXII congresso dell’Anm doveva essere l’inizio di una nuova ‘guerra’ tra le toghe e il giovane governo Renzi, la sfida cade nel vuoto delle stanze di Palazzo Chigi: il match non si tiene e non solo perché il premier non c’è. E’ che non è interessato.
Oggi a Bari, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Sabelli parla di una “consapevole strategia di delegittimazione”. L’Anm, tuona il presidente dell’associazione delle toghe, viene “raffigurata come espressione di una corporazione rivendicativa, tutta volta alla difesa dei propri privilegi, immagine purtroppo sostenuta e rilanciata da più parti…”. Sabelli dà nome alle “tensioni” tra magistratura e politica, è “innegabile che vi siano ed è importante che restino un alveo di fisiologia”, dice. Ma “quando invece questo alveo si rompe, allora le cose vanno male…”.
Con Renzi ‘l’alveo di fisiologia’ si è rotto da subito. Da quando l’allora sindaco di Firenze, nella campagna delle primarie per la segreteria Dem, cominciò ad attaccare la ‘corporazione’ dei magistrati al pari di tutte le altre corporazioni: dai sindacati a Confindustria. Si è rotto l’anno scorso, quando da premier decise di accorciare le ferie dei magistrati. E non si è ricomposto quest’anno, quando, dopo la legge sulla responsabilità civile dei magistrati, Renzi ha fatto marcia indietro sull’idea di mandare in pensione i magistrati a 70 anni, scelta che avrebbe fatto fuori in un colpo solo tutta la generazione dei giudici di Mani Pulite, quelli finiti nel mirino della politica da Craxi a Berlusconi.
Ma ora Renzi non dà voce allo scontro: non conviene e non ne ha bisogno. Del resto, come ammette lo stesso Sabelli, “oggi c'è una maggiore complessità. In passato la tensione è stata più che altro riferita a vicende giudiziarie individuali il che ha offerto una maggiore drammatizzazione ma anche una semplificazione del tema. Oggi la questione va affrontata in termini più complessi”. Il punto è che Renzi non è interessato. I magistrati non sono la minoranza Pd, ‘nemico’ che paradossalmente permette al premier di riflettersi in un utile gioco di specchi volto ad esaltare le differenze (“Loro fanno convegni, noi lavoriamo…”). Con i magistrati ora non c’è questo interesse.
“Molti auguri di buon lavoro ai magistrati riuniti a Bari per l'XXXII congresso dell'Anm, andrò personalmente a portare il mio saluto e quello del Partito democratico”, risponde infatti Ermini, che sarà a Bari domenica, quando all’Anm parlerà il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, domani invece sarà la volta del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Per Sabelli, che attacca il governo anche sulle intercettazioni (“Si occupa più delle intercettazioni che della criminalità”), Ermini ha un unico appunto: “Fino ad oggi né il governo né il parlamento hanno messo mano al sistema delle intercettazioni, non è stata toccata nessuna delle attuali competenze degli organi inquirenti o di quelli giudicanti. Ci siamo preoccupati solo dell'aspetto legato alla pubblicità delle intercettazioni. Per questo alcune frasi sulla 'politica non attenta' ci appaiono ingenerose".
A Bari oggi tocca al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il compito di respingere lo scontro: “Quando ho letto i titoli riportati sui siti internet non mi sono ritrovato nel discorso del presidente Sabelli che avevo letto…". E al presidente dell’Anm che accusa la politica di subordinare la giustizia all’economia (va respinta l’idea che “a maggiori controlli” della magistratura non corrisponda “una maggiore crescita” dell’economia), il ministro replica: “Trovo che gli strumenti della giustizia in senso lato, sono fondamentali per far funzionare meglio l'economia. L'Italia sta affrontando una duplice sfida: uscire dalla recessione liberandosi di un fardello di 'regole sbagliate', che individualmente sono fatte bene, ma che assieme formano un ostacolo. E questo non ha nulla a che vedere con il sedicente conflitto fra politica e magistratura…”. E anche davanti ai magistrati, il ministro dell’Economia torna a difendere la soglia dei tremila euro ai pagamenti in contanti: “Ho cambiato idea. Non c’è relazione con l’evasione fiscale…”.
Nella cerchia del premier attribuiscono l’attacco di Sabelli alla scelta del governo di introdurre un termine di minimo tre mesi, massimo un anno (per i reati di mafia) entro il quale il giudice deve decidere se archiviare un caso o rinviare a giudizio, alla fine di un’indagine preliminare. Ma lo spettro delle tensioni è certamente più ampio. Il presidente dell’Anm giudica “disorganici e troppo timidi” i disegni di riforma penale del governo, chiama la politica ad una responsabilità su “unioni civili e fine vita”, materie sulle quali ci sono “lacune legislative” che costringono il giudice ad “affrontare ancora, da anni, un impegno difficile e solitario…”.
Dal Cile, dove incontra la presidente Michelle Bachelet, la comunità di affari e dove tiene anche un discorso all’università, Renzi lascia correre. Esulta per la quotazione in borsa di Poste e Ferrari (“C’è voglia di Italia nel mondo”). Cita Neruda per dire che la scoperta di sempre nuovi casi giudiziari di corruzione e tangenti in Italia “non fermerà la primavera”. Cita Woody Allen e Groucho Marx per chiudere con una battuta le polemiche sulla mancata riforma delle pensioni: “Siamo in un mondo in cui si vive più a lungo: sempre meglio dell’alternativa…”. Bari è lontana anni luce.
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