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E' morto  per un colpo di pistola al cuore, sparato frontalmente sì, ma dall'alto verso il basso. Nel dove e come è successo, la chiave di lettura dell'omicidio di Vaprio D'Adda. Una vicenda che ha scatenato polemiche e reazioni, accendendo il dibattito sulla legittima difesa e sulle armi in Italia. Ha detto la sua anche il premier Matteo Renzi, per il quale è possibile affrontare il tema delle norme che regolano la legittima difesa ma "si può discutere con buonsenso - ha sottolineato durante il suo intervento a Otto e mezzo - perché stiamo parlando di una dinamica molto complessa e non può essere affrontata sull'onda dell'emozione. Rispetto alla sicurezza saremo sempre in prima linea - ha aggiunto - ma senza strumentalizzare. L'idea trasformare questo nostro concittadino in un eroe credo sia un errore per la persona e per le dinamiche che ancora non sono chiare".

Il caso. "Ho sparato in cucina, ho visto un'ombra che si avvicinava con l'intenzione di aggredirmi. Ho avuto paura. Ma se avessi saputo che l'uomo era disarmato non gli avrei sparato addosso ma in aria", ha detto oggi il pensionato indagato per omicidio volontario. Per la Procura, che non crede alla ricostruzione dell'uomo, il giovane è stato invece stato ucciso sulle scale, mentre ancora saliva verso l'abitazione del 65enne. Impossibile - sostengono gli inquirenti - che il giovane colpito possa essere poi riuscito a trascinarsi fino a dove è stato trovato.

La vittima. Aveva ventidue anni ed era albanese il ragazzo morto per il colpo sparato dall'arma del proprietario di una villetta di Vaprio D'Adda, nel Milanese, la notte tra lunedì e martedì. Arrivato in Italia nel 2012 e con numerosi precedenti penali, era stato espulso nel 2013. Ieri pomeriggio, la sua fidanzata, non vedendolo rientrare, ne aveva denunciato la scomparsa. Il giovane sarebbe dunque stato colpito con un proiettile mentre si trovava sulle scale esterne dell'abitazione e non era ancora entrato dentro casa. Ed è questo l'ultimo particolare emerso dalle indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal pm Antonio Pastore.

Ladro ucciso, il pensionato si affaccia al balcone e saluta il corteo


Le polemiche. Omicidio volontario recita il fascicolo aperto dal pm milanese Antonio Pastore e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, e non è solo un passaggio tecnico. Il ragazzo di 28 anni ucciso da Francesco Sicignano - 64enne pensionato originario di Terracina, indagato da eroe della difesa fai-da-te tanto cara alle destre nazionalpopolari - era armato solo di una torcia la vittima, e questo ha fatto escludere da subito l'ipotesi di legittima difesa agli investigatori. Prima di valutare l'eccesso colposo, e cioè la sproporzione tra la minaccia di un ladro (disarmato, a piedi nudi e coi calzini infilati sulle mani per non lasciare impronte) e il proiettile che lo fredda, carabinieri e Procura vogliono ripassare con calma la dinamica dell'assalto messa a verbale dalla famiglia dell'uomo, sentito dagli inquirenti anche stamattina. Qualcosa non torna.

I rilievi. Non c'è traccia di sangue a casa del signor Francesco, il sopralluogo delle tute bianche della vecchia Rilievi le esclude. Ce n'è sulle due rampe di scale esterne che finiscono al primo piano, quello vuoto, dove è stato trovato il corpo e dove il giovane si sarebbe trovato quando il pensionato ha fatto fuoco. E allora gli investigatori vogliono essere certi che il 64enne non lo stesse aspettando sul terrazzino, sparando a colpo sicuro.

La traiettoria del colpo. Il proiettile che ha ucciso il ladro albanese avrebbe avuto una traiettoria dall'alto verso il basso, compatibile con un colpo sparato dalla cima delle scale verso gradini più in basso. Non risulterebbero nemmeno segni di effrazione in casa. "Scusi ma lei è salito su una sedia per sparare?", avrebbe domandato il pm oggi all'indagato durante il nuovo interrogatorio. Sicignano ha raccontato che l'albanese, una volta colpito, sarebbe riuscito ad uscire di casa e poi sarebbe morto sulle scale esterne. Colpito da un proiettile al cuore, però, stando alla versione dell'indagato, l'uomo avrebbe dovuto prima uscire da una finestra per poi passare su una grondaia e su un terrazzo e, infine, arrivare alle scale. Cosa che gli inquirenti ritengono poco probabile. Serviranno, però, gli esami balistici per ricostruire meglio la traiettoria del colpo. L'autopsia sul corpo della vittima è stata fissata per lunedì prossimo, 26 ottobre.

Il racconto. "Mi sono svegliato di soprassalto  -  aveva spiegato il 65enne agli inquirenti ricostruendo la dinamica di quanto accaduto -  perché avevo sentito dei rumori. E visto che non era la prima volta e non ne potevo più, e avevo paura anche per Giovanna, ho preso la pistola. Fuori dalla stanza da letto mi sono visto puntare una luce negli occhi e ho sparato. Poi sono uscito sul terrazzino, ho visto altri due che uscivano scavalcando e ho fatto fuoco 4-5 volte in aria. Ma non volevo ammazzarlo, non volevo, davvero. Mi dispiace per quel ragazzo". Il racconto a caldo del prima e dopo coincide con quello di Martina, la vicina che rincasa e si accorge dei due complici, ritardando la loro invasione di casa Sicignano, e quella dell'impiegata della casa di cura Le vele, che vede Sicignano sul balcone che urla "bastardi!" ai due in fuga. Le tracce però dicono altro.

L'interrogatorio. "Il mio assistito ha raccontato di aver visto l'ombra di un uomo nella cucina della sua casa, e di avergli detto 'cosa stai facendo' - ha detto il legale del 65enne - a quel punto l'uomo invece di allontanarsi gli è venuto incontro come per aggredirlo e lui ha sparato. In casa per ora è stato trovato solo un proiettile inesploso: per questo saranno decisivi gli esami balistici. Aspettiamo i risultati di questi accertamenti e dell'autopsia - ha aggiunto - il mio assistito e i suoi familiari sono ancora molto scossi per quello che è accaduto".

La solidarietà. Sicignano ha ricevuto la solidarietà del governatore Roberto Maroni, pronto a pagare le spese legali, e di un centianaio di manifestanti che hanno sfilato ieri sera sotto casa sua. "Sei uno di noi". Anche oggi Maroni è tornato a definire "una follia", "aberrante", l'imputazione di omicidio volontario per l'anziano. La Lega Nord Milano ha annunciato un presidio per "la legalità e la sicurezza" domani pomeriggio davanti al tribunale cui parteciperà anche il segretario federale, Matteo Salvini.

L'indagato. Francesco Sicignano in passato ha aperto e chiuso una mezza dozzina di
 imprese di costruzioni tra Milano, la Brianza e Vaprio, dove era venuto ad abitare all’inizio degli anni Settanta. Ha gestito negozi di elettrodomestici e strumenti musicali in paese e ha remoti e piccolissimi precedenti di natura finanziaria, nessun reato di sangue. Aveva la pistola, e un’altra arma gli è stata sequestrata dai carabinieri. In via Cagnola, dove i furti in appartamento non sono infrequenti, il coro dei vicini è stato unanime: "Ha fatto bene".