Giovane ucciso, si aggrava la posizione del pensionato: gli ha sparato fuori casa
Sicignano: «Ne abbiamo pieni i coglioni»
Il pensionato si sfoga con i giornalisti: «Mi spiace, la colpa è dei politici»
Milano - Non risulterebbero segni di effrazione, né tracce di sangue all’interno della villetta di Vaprio d’Adda (Milano) dove nella notte tra lunedì e martedì il pensionato Francesco Sicignano ha ucciso un ladro di 22 anni. E il proiettile che ha raggiunto il giovane avrebbe avuto una traiettoria dall’alto verso il basso, compatibile con un colpo sparato dalla cima delle scale verso gradini più in basso.
Oggi il pensionato ha avuto un duro sfogo con i giornalisti. «Vogliamo tornare alla normalità. Di questo la vera colpa non c’è l’ha nessuno. Ce l’hanno solo quel branco di idioti che sono giù a Roma perché ci sono politici bravi ma alcuni sono idioti - ha osservato -. Perché basterebbe fare della legittima difesa una legge, dare 25 anni a un reato del genere uno non viene più a rubare in casa. Ma 25 anni però, perché questo non è un furto, è uno stupro psicologico, a me, mia moglie, nipote, i miei figli, i fratelli. È ora di finirla. Ne abbiamo pieni i coglioni».
Sicignano ha detto di stare male. «Come vuole che stiamo? - ha chiesto - Mia moglie trema, oggi l’ho portata dal medico. Le sembra una cosa ragionevole?». Il suo primo pensiero, ha spiegato, «va ai genitori» del ragazzo morto «perché ha sempre 22 anni», il secondo, commosso, all’Arma dei Carabinieri. «Abbiamo dei fantini professionisti, perché sono preparatissimi, e poi gli diamo gli asini per correre. Dove vuole che andiamo?» ha concluso.
Una vicenda che ha fatto esplodere la polemica politica, con il premier Matteo Renzi che ritiene «un errore fare del pensionato un eroe» e chiede «buonsenso» per eventuali nuove norme sulla legittima difesa, mentre la Lega invoca le tagliole da orso contro i ladri e giudica una «follia aberrante» l’accusa di omicidio volontario.
Intanto i nuovi particolari emersi dall’indagine sembrerebbero confermare l’ipotesi che il ladro sia stato colpito frontalmente, con un proiettile al cuore, mentre si trovava sulle scale esterne dell’abitazione e non era ancora entrato in casa. Una ricostruzione diversa, quindi, dalla versione fornita da Sicignano, accusato di omicidio volontario, che anche oggi ha ribadito di aver sparato in cucina all’albanese che era entrato nell’abitazione forse con due complici nelle vicinanze.
Accompagnato dal figlio e dal suo difensore, l’avvocato Antonella Pirro, il pensionato si è presentato in Procura e per quasi due ore è stato interrogato dal pm di Milano Antonio Pastore, titolare dell’inchiesta assieme al procuratore aggiunto Alberto Nobili. «Ho visto la sagoma di un uomo all’interno della cucina, ho gridato ”cosa stai facendo?” e a quel punto lui invece di allontanarsi mi è venuto incontro, minaccioso», ha spiegato nel corso dell’interrogatorio.
«Si trovava a circa due metri e mezzo, ho avuto paura di essere aggredito e ho sparato - ha proseguito - poi lui si è trascinato fuori casa, ancora vivo, uscendo sulle scale esterne». Una scena che secondo il racconto di Sicignano si è svolta nel buio, in pochi istanti, durante i quali il pensionato ha avuto l’impressione che il 22enne fosse armato. Invece, aveva in mano solo una torcia elettrica.
«Se avessi saputo che era disarmato, non gli avrei sparato addosso - ha detto al pm - ma avrei sparato in aria». Si attendono ora gli esiti degli esami balistici disposti dal pm e dell’ autopsia del 22enne (fissata per lunedì prossimo), che potranno fornire ulteriori elementi per ricostruire la dinamica.
Sono due i proiettili trovati finora dai carabinieri che hanno eseguito i rilievi. Un proiettile inesploso è stato trovato all’ interno della cucina, mentre l’altro è rimasto nel corpo dell’albanese. Dopo aver sparato al giovane, il pensionato ha esploso altri due colpi all’esterno, in aria stando alla sua versione. Ma i proiettili non sono stati trovati.
Dalle prime indagini sembrerebbe, poi, che la traiettoria del proiettile che ha raggiunto l’albanese abbia avuto un percorso dall’alto verso il basso. Tanto che il pm avrebbe contestato all’indagato questo fatto chiedendogli: «Scusi, ma lei è salito su una sedia per sparare?».
Ci sono dubbi, inoltre, sull’ipotesi che il ladro, raggiunto da un proiettile al cuore, abbia avuto la forza di trascinarsi fuori di casa. Stando alla versione dell’indagato, il giovane avrebbe dovuto prima uscire da una finestra per poi passare su una grondaia e su un terrazzo e, infine, arrivare alle scale. Cosa che gli inquirenti ritengono poco probabile. Infine, non sono state trovate tracce di sangue nella casa ma solo all’esterno, dove era riverso il cadavere.
L’albanese aveva numerosi precedenti penali, anche per furto. Era arrivato in Italia nel 2012 ed era stato espulso nel 2013. La sua fidanzata, anche lei albanese, ieri pomeriggio aveva denunciato la sua scomparsa. Ha un piccolo precedente penale anche Sicignano, che prima di andare in pensione lavorava nel settore immobiliare. «Attendiamo i risultati degli accertamenti - ha spiegato l’avvocato Pirro - il mio assistito e i suoi familiari sono ancora molto scossi per quello che è accaduto».
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