ROMA - "Potranno recidere tutti i fiori ma non fermare la primavera". Nel suo intervento all'Universidad de Chile, a Santiago dov'è in visita, il premier Matteo Renzi cita Pablo Nerudaper invitare i giovani a non perdere la speranza dopo i recenti casi di tangenti.

Poi li esorta a "credere nella politica" anche quando vedono "questi casi di cattiva gestione della cosa pubblica" che accadono in Italia come in Cile e che " i nostri governi cercano di combattere". Come si fa a "continuare ad immaginare uno spazio per la politica quando tutto intorno a noi vediamo immagini negative di politici, quando in Cile come in Italia accadono fatti che denunciano mancanza di trasparenza e problemi legati alla gestione quotidiana dell'amministrazione che i nostri governo cercano di combattere" si chiede Renzi che ricorda che proprio in Italia è scoppiato un "altro caso di cattiva gestione amministrativa".

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Il riferimento è a quella 'cellula criminale' operativa all'interno dell'Anas, vale a dire la più grande stazione appaltante italiana chiamata a gestire miliardi di euro di appalti pubblici. Un "sistema corruttivo collaudato e per nulla episodico" che dimostra come tutti gli sforzi fatti per estirpare la corruzione non siano finora stati sufficienti. L'inchiesta della Guardia di finanza e della procura di Roma, infatti, ha portato ieri all'arresto di 10 tra funzionari pubblici corrotti, imprenditori, avvocati, politici e mette in luce ancora una volta quel "triangolo del malaffare", come l'hanno definito gli investigatori, che ai suoi vertici ha la pubblica amministrazione, le imprese e la politica.

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Come si fa, continua il capo del governo, "per le giovani generazioni a credere nella politica quando vedono la cattiva gestione della cosa pubblica? Potranno recidere tutti i fiori ma non fermare la primavera" dice il presidente del Consiglio che aggiunge: "La vita di una comunità è fatta di tante esperienze: quello che vorrei restasse alle giovani generazioni è la consapevolezza che se qualche fiore sarà reciso c'è sempre la primavera incombente delle nostre speranze e opportunità".

Intanto, nel merito delle indagini, si terranno nei primi tre giorni della settimana prossima gli interrogatori di garanzia dei dieci - tra funzionari Anas e imprenditori, oltre all'ex sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, Luigi Meduri, e all'avvocato calabrese Eugenio Battaglia - coinvolti nell'inchiesta della procura di Roma sul giro di tangenti scoperto all'interno del gestore della rete stradale e autostradale italiana. Diversi gli episodi di corruzione contestati dai pm Francesca Loy e Sabina Calabretta. Figura chiave dell'inchiesta giudiziaria è Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento amministrativo dell'Anas, indicata dalle fiamme gialle come la 'Dama nera', ossia al vertice dell'organizzazione, dell'azienda.

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Ed è un rapporto, quello tra la 'Dama nera' e l'ex sottosegretario alle Infrastrutture, "fondato su reciproche richieste di utilità"; un rapporto che vede i due - la Accroglianò e Meduri - "legati a doppio filo", nella consapevolezza che ciò porterà a "benefici" per entrambi. Secondo il gip Giulia Proto vi sono "gravi indizi di colpevolezza" non solo a carico della dirigente, ritenuta dagli investigatori "vero e proprio deus ex machina" del "gruppo criminale", ma anche nei confronti del politico che avrebbe svolto il ruolo di "mediatore" tra la Accroglianò e alcuni imprenditori interessati a ottenere da Anas i pagamenti pretesi dalle loro aziende.

Le "reciproche richieste di utilità" riguarderebbero, secondo l'accusa, "l'interessamento di Meduri per il conferimento di un incarico nell'ambito pubblico a Galdino Accroglianò, fratello della dirigente Anas, che allo stato non risulta ancora essere stato assegnato" e "l'intercessione della Accroglianò per la riconferma dell'impiego, presso l'Anas Spa, di due soggetti di diretto interesse del politico identificati in Antonio Clemente Chindamo e Gennaro Zazza". I riscontri indicati nell'ordinanza sono dati soprattutto da intercettazioni telefoniche ed ambientali, come quella in cui Meduri informa la Accroglianò di aver parlato con il fratello "al quale aveva spiegato che un eventuale suo incarico sarebbe dipeso dal buon esito di un accordo politico in Calabria, per la costituzione della nuova giunta regionale".