Marino si difese: "Io i mafiosi volevo cacciarli"
A maggio il faccia a faccia con gli ispettori. Oggi la relazione della prefettura
ROMA - A palazzo Senatorio, giovedì 21 maggio, è una giornata stranamente tranquilla. L'agenda è sgombra, nessun impegno istituzionale previsto per il pomeriggio. Ma è solo apparenza. Il sindaco Ignazio Marino sa bene cosa sta per accadere. Che (anche) da quell'appuntamento dipenderà la sua permanenza alla guida di Roma: convocato in audizione dai tre commissari prefettizi che da dicembre stanno indagando sulle infiltrazioni mafiose in Campidoglio.
Mezz'ora di "interrogatorio" che fornisce la chiave per leggere le quasi mille pagine di relazione, planata ieri sera sulla scrivania del prefetto Franco Gabrielli. Trenta minuti o poco più per cercare di fare chiarezza su tutta una serie di atti varati dalla giunta attuale - dai debiti fuori bilancio alle proroghe contra legem di appalti nel sociale e nel verde - già finiti sotto la lente degli 007 del Tesoro che nell'aprile 2014 rilevarono come, "a seguito del cambio di amministrazione, la situazione non sembra aver fatto registrare particolari miglioramenti".
La premessa per chiedere conto al sindaco in carica - cui pure si riconosce il tentativo di fare pulizia e agire in discontinuità con il passato- il perché delle tante, troppe "incertezze" e "timidezze " mostrate in alcuni settori dell'amministrazione. A cominciare dall'Ambiente, dove l'ex direttore del Dipartimento Gaetano Altamura, nominato proprio da Marino e a dicembre finito indagato (ora ai domiciliari), è stato lasciato libero di manovrare a favore di Carminati e soci. Per non parlare di Giovanni Fiscon, il dg di Ama che pilotava appalti in cambio di soldi. "Ma io volevo cacciarlo", cerca di difendersi Marino, "solo che quella mattina mi arrivarono diverse telefonate da alti esponenti del Pd, in giunta l'ex assessore Ozzimo espresse la sua ferma contrarietà, e io lasciai perdere". Spiegazioni che tuttavia non scoraggiano la Commissione, decisa ad approfondire. A capire soprattutto perché fosse stata mandata via l'assessore al Sociale Rita Cutini, "vissuta dall'organizzazione criminale come un ostacolo", osserva il capo degli ispettori. È lì
che Marino sbianca, poi contrattacca: "È stata una valutazione di merito, legata alla sua operatività. Ogni volta che c'era da gestire un'emergenza, lei non c'era mai".
Mezz'ora di "interrogatorio" che fornisce la chiave per leggere le quasi mille pagine di relazione, planata ieri sera sulla scrivania del prefetto Franco Gabrielli. Trenta minuti o poco più per cercare di fare chiarezza su tutta una serie di atti varati dalla giunta attuale - dai debiti fuori bilancio alle proroghe contra legem di appalti nel sociale e nel verde - già finiti sotto la lente degli 007 del Tesoro che nell'aprile 2014 rilevarono come, "a seguito del cambio di amministrazione, la situazione non sembra aver fatto registrare particolari miglioramenti".
La premessa per chiedere conto al sindaco in carica - cui pure si riconosce il tentativo di fare pulizia e agire in discontinuità con il passato- il perché delle tante, troppe "incertezze" e "timidezze " mostrate in alcuni settori dell'amministrazione. A cominciare dall'Ambiente, dove l'ex direttore del Dipartimento Gaetano Altamura, nominato proprio da Marino e a dicembre finito indagato (ora ai domiciliari), è stato lasciato libero di manovrare a favore di Carminati e soci. Per non parlare di Giovanni Fiscon, il dg di Ama che pilotava appalti in cambio di soldi. "Ma io volevo cacciarlo", cerca di difendersi Marino, "solo che quella mattina mi arrivarono diverse telefonate da alti esponenti del Pd, in giunta l'ex assessore Ozzimo espresse la sua ferma contrarietà, e io lasciai perdere". Spiegazioni che tuttavia non scoraggiano la Commissione, decisa ad approfondire. A capire soprattutto perché fosse stata mandata via l'assessore al Sociale Rita Cutini, "vissuta dall'organizzazione criminale come un ostacolo", osserva il capo degli ispettori. È lì
Nessun commento:
Posta un commento