venerdì 3 ottobre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

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Crisi: Italia e Francia, il confronto in cifre

Debito, spesa, tagli. Guai differenti, ma un obiettivo comune: rivedere i Trattati.

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02 Ottobre 2014
Di qua delle Alpi abbiamo rinviato il pareggio di bilancio, di là hanno fatto lo stesso con il rispetto del tetto al 3% nel rapporto tra deficit e Pil.
E per la prima volta da quando è diventato primo ministro italiano, Matteo Renzi si è schierato apertamente in difesa dei cugini francesi. Per mesi, a ogni discorso pubblico che toccasse l'Unione europea, il premier ha infilato una frecciata per sottolineare che a Parigi stavano forse peggio di noi. Ma oggi, che la sfida è diventata più politica, e il confronto tra socialisti e popolari in Ue più aspro, Renzi ha ribadito che nessun Paese deve essere trattato da «studente».
INTESA POLITICA, NON ECONOMICA. Una nuova alleanza? Difficile a dirsi. La Francia è talmente in difficoltà in Europa che ha accettato di avere un ex ministro dell'Economia come Pierre Moscovici, commissario commissariatodai falchi del rigore. Roma e Parigi sono unite dalle cifre preoccupanti della spesa pubblica e dalle ricette, sovrapponibili, con cui stanno cercando di rimettere in moto le loro economie. Ed entrambe vorrebbero dall'Ue più investimenti, per ora solo promessi, e una ridiscussione generale dei margini di flessibilità dei Trattati. A Parigi farebbe comodo la revisione di Maastricht, a Roma del Fiscal Compact: discussione che al momento, secondo quanto affermato dal sottosegretario Sandro Gozi, sembra impossibile.
PARIGI E ROMA DIVISE DAL RISPETTO DELLE REGOLE. Ma, in compenso, i due Paesi sono divisi dal rispetto delle regole, dalle condizioni macroeconomiche, dallo stato dei loro bilanci. La Francia ha deciso di violare i paletti di Maastricht unilateralmente, l'Italia li rispetta: il rinvio del pareggio di bilancio infatti è una diretta conseguenza della recessione, mentre sul rapporto deficit-Pil Roma è ligia al dovere. E poco importa che anche la Francia sia in crisi: secondo gli accordi presi a Bruxelles, una manovra è lecita, l'altra no. Eppure sul fronte finanziario Parigi gode di tassi di interesse più bassi, eredità dell'asse franco tedesco che è stato fondamento dell'Ue finora. Mentre l'Italia continua a pagare dazio al suo enorme debito pubblico e intanto cerca di accreditarsi come nuovo partner della Germania. Ecco le cifre che raccontano distanze e vicinanze tra i due lati delle Alpi.

Il premier italiano Matteo Renzi e il presidente francese François Hollande. (Getty)

1. Crescita: nel 2015 Francia a +1%, Italia a +0,6%

Il governo francese calcola di crescere dell'1% nel 2015, anche se Haut conseil des finances publiques, il corrispettivo della nostra Corte dei conti, ritiene la stima assai fragile.
L'agenzia di rating Moody's per esempio prevede che l'economia francese cresca dello 0,9%. Mentre nel 2014 il Pil di Parigi dovrebbe segnare un aumento tra lo 0,5% e lo 0,6%.
«IMPULSO POSITIVO DALLA LEGGE DI STABILITÀ». L'esecutivo italiano, invece, dopo un 2014 con il Pil in recessione a meno 0,3%, prevede un aumento dello 0,6% nel 2015 grazie «all'impulso positivo della Legge di Stabilità».
Sarebbe il primo risultato positivo dopo tre anni di recessione. Che tuttavia è la condizione che ci permette di fronte a Bruxelles di chiedere lo slittamento del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact. 

2. Deficit-Pil: Parigi è al 4,4%, Roma al 2,8% del Pil

Il ministro dell'Economia francese Michel Sapin si è pubblicamente ribellato alle politiche di austerity, invocando la necessità di una revisione nel piano di rientro del deficit, per avere il tempo di fare le riforme e rimettere in moto il Paese. Risultato: deficit al 4,4% del Pil per il 2014, al 4,3% nel 2015, al 3,8% nel 2016 e al 2,8%, cioè sotto il parametro fissato a Maastricht, solo nel 2017.
GLI EFFETTI DELLA CURA MONTI. L'Italia, invece, dopo la cura da cavallo del governo Monti, è considerata uno degli alunni migliori di Bruxelles sul fronte dell'avanzo primario. Nel 2014, infatti, la differenza tra entrate e uscite al netto del pagamento degli interessi si attesta intorno all'1,7%, mentre la Francia ha un disavanzo.
Sempre nel 2014, poi, i nostri conti si dovrebbero chiudere con un deficit al 2,8% del Pil (che potrebbe salire al 2,9 se il Pil scendesse ancora a -0,4%). Stesso dato atteso nel 2015. 

3. Debito pubblico: quello italiano è peggiore di 168 mld

I francesi stanno iniziando a entrare in un tunnel che gli italiani conoscono bene. Accumulano deficit, e quindi debito e di conseguenza interessi da pagare e infine nuovo deficit. Il rosso francese ha superato i 2 mila miliardi di euro, attestandosi al 97% del Pil. E nel 2016 è destinato a toccare quota 98%. Dal 2016, però, secondo i piani di Parigi, il debito dovrebbe iniziare a calare.
IL RECORD DI LUGLIO. Capitolo Italia: a luglio il passivo è salito alla cifra record di 2.168,6 miliardi, con un aumento di 95 miliardi rispetto all'anno precedente. E secondo i dati aggiornati forniti il 30 settembre dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il rapporto debito-Pil si dovrebbe attestare al 131,6% nel 2014 e al 133,4% nel 2015. Il punto è che il nostro Paese non cresce e quindi con 'soli' 168 miliardi in più di debito, la quota di rosso sul Pil è maggiore del 35% a quello francese. 

4. Interessi: la Francia paga 47 miliardi, l'Italia 100

L'aumento del debito dovrebbe portare a un aumento degli interessi da pagare ai creditori. Ma in realtà gli interessi sul debito sono frutto delle valutazione dei mercati sulla credibilità delle diverse economie dell'Eurozona. Per ora gli investitori sono ancora disposti a investire sui titoli di Stato francesi a basso interesse. Gli anni dell'asse franco-tedesco hanno lasciato alla République una vantaggiosa eredità: uno spread basso con i bund di Berlino. Mentre l'Italia ha conosciuto periodi di impennate che hanno richiesto l'intervento della Bce. Oggi che lo scudo di Francoforte ha riportato la calma sui titoli dei Paesi Ue, Parigi vede il suo spread ai minimi storici. Risultato: la Francia pagherà nel 2014 46,65 miliardi di euro di interessi e 44,34 miliardi per il 2015. Mentre l'Italia sconta ancora la bassa credibilità sul suo enorme debito e la tempesta finanziaria degli anni passati.
IL LAVORO A LUNGO TERMINE DI BANKITALIA. Secondo le proiezioni della ragioneria dello Stato, nel 2015 lo Stato italiano è destinato a pagare quasi 100 miliardi di interessi. Erano 95 nel 2013 e in due anni aumenteranno fino a quota 99,8. C'è da dire che negli ultimi due anni la Banca d'Italia e il ministero del Tesoro italiano hanno portato avanti politiche di rinnovo dei titoli di Stato per sfruttare al più possibile la fase di bassi tassi di interesse ma i risultati sul bilancio saranno apprezzabili col tempo.  

5. Spesa pubblica: 1.000 miliardi Parigi, 825 Roma

Il ventre molle di entrambe le Reppubliche è la spesa pubblica.
Il capitolo uscite continua a crescere da una parte e dall'altra delle Alpi.  In Italia, secondo la ragioneria dello Stato, nel 2014 il dato ha toccato quota 825,1 miliardi di euro con un balzo del 7,8% sul 2013.
DATO IN AUMENTO COSTANTE. In Francia invece supera i 1.000 miliardi di euro: è cresciuta dello 0,5% sul 2013 e il prossimo anno è destinata ad aumentare ancora dell'1,1%. In proporzione l'Italia spende circa il 50% del Pil, la Francia il 57%. Parigi insomma ci batte in spesa pubblica, capire se poi la spesa è efficiente è tutta un'altra cosa.

6. Tagli: in Francia valgono 7,7 miliardi, in Italia 4,5

Entrambi i Paesi sono pronti a inviare a Bruxelles, entro il 15 ottobre, la manovra sui conti pubblici per il 2015 su cui si basano previsioni e politiche per i prossimi anni. Il governo di Manuel Valls si accinge a uno sforzo definito «eccezionale»: ovvero tagliare 50 miliardi di euro di spese sociali e dell'ammnistrazione dal 2015 e il 2017. Per il 2015, è prevista una sforbiciata da 21 miliardi di euro, di cui 7,7 miliardi di euro per le spese relative alla macchina dello Stato. L'esecutivo francese ha programmato anche dismissioni per 4 miliardi.
La legge di Stabilità italiana invece dovrebbe muovere tra i 20 e i 22 miliardi di euro. La recessione ci ha fatto guadagnare tempo per arrivare al pareggio di bilancio, rinviabile in casi di crisi. E Padoan ha quindi un margine di manovra di 7 miliardi in più.
IL FALLIMENTO DELLE PRIVATIZZAZIONI. I tagli però restano. Nei piani del governo c'era una spending review da 30 miliardi in tre anni, oggi ridimensionata a 20, di cui almeno 4,5 da recuperare entro la fine del 2014 con tagli ai ministeri e alla spesa. Sulla spending review pesa anche il fallimento del piano privatizzazioni: per quest'anno Palazzo Chigi aveva contato di incassare dalla vendita di asset immobili almeno 10 miliardi nel 2014, e invece ne sono arrivati solo 3. E i conti sono da rifare.

7. Disoccupazione: 10,2% in Francia, 12,3% in Italia

Francia-Italia si gioca testa a testa anche sul fronte della disoccupazione. Da noi il tasso dei senza lavoro ha toccato il 12,3% ad agosto. Mentre, stando ai dati del secondo trimestre, Oltralpe il dato si ferma al 10,2%.
DATO ITALIANO SOTTOSTIMATO. Tuttavia, per molti analisti le statistiche italiane sottostimano il fenomeno, la mancanza di un sussidio universale fa sì che molti disoccupati o scoraggiati non si iscrivano nemmeno ai centri per l'impiego. E infatti i dati sulla popolazione attiva residente danno un quadro molto più preoccupante avvicinando Roma più a Madrid che a Parigi.

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