Tfr in busta paga, Landini con Renzi
Il leader Fiom si smarca dai sindacati. «Deve decidere il lavoratore».
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01 Ottobre 2014
Il Tfr in busta paga? Prima del governo Renzi, lo scorso autunno, fu Maurizio Landini ad avanzare la proposta. Oggi, di fronte allo scetticismo di Susanna Camusso e alla contrarietà di Luigi Angeletti per l'ipotesi al vaglio dell'esecutivo, il leader della Fiom rilancia. «A determinate condizioni, credo che questa sia una delle misure che possono essere messe in campo ora», dice a Lettera43.it. «Del resto, la discussione nel sindacato non è nuova. Fu Trentin (Bruno, ex leader della Cgil dal 1988 al 1994, ndr) il primo a sollevare il tema».
«TFR? SÌ, MA NON BASTA». Certo, precisa il segretario della Fiom, per rilanciare i consumi e sperare in una anche timida ripresa della crescita, serve ben altro. «Detassare gli aumenti salariali nei contratti nazionali e discutere di come vengono utilizzati i soldi che i lavoratori hanno già investito per le pensioni integrative. Premiare le imprese che investono e mantengono produzione e lavoro in Italia».
«TFR? SÌ, MA NON BASTA». Certo, precisa il segretario della Fiom, per rilanciare i consumi e sperare in una anche timida ripresa della crescita, serve ben altro. «Detassare gli aumenti salariali nei contratti nazionali e discutere di come vengono utilizzati i soldi che i lavoratori hanno già investito per le pensioni integrative. Premiare le imprese che investono e mantengono produzione e lavoro in Italia».
- Maurizio Landini, leader della Fiom.
DOMANDA. Landini, l'idea del Tfr in busta paga è stata lanciata da lei prima ancora che dal governo. Eppure i suoi colleghi leader sindacali non ne sembrano entusiasti.
RISPOSTA. L'ho proposto in tempi non sospetti, ma non mi sono inventato nulla. La discussione su questo tema ha orgini lontane nel mondo sindacale. La iniziò Trentin e la proseguì Cofferati e più volte se ne è parlato. Oggi potrebbe essere una occasione per rimetterla in campo e realizzarla. Ma deve essere chiaro un principio.
D. Dica.
R. Il Tfr è salario dei lavoratori. È il lavoratore che deve poter scegliere che utilizzo farne, se usarlo solo alla fine della sua vita lavorativa o anche prima. Questo mi sembra un principio condivisibile. Parliamo del Tfr che dovrà maturare naturalmente, non di quello che ha già maturato in passato.
D. Non c'è il rischio di bruciare risparmi che potrebbero servire negli anni della pensione, per i figli, per acquistare una casa?
R. Ogni lavoratore può decidere se investirlo nella pensione integrativa, se mantenerlo in azienda o presso l'Inps, oppure se utilizzarlo come salario mensile. C'è da affrontare però il problema del trattamento fiscale perché sia che lo investa per la pensione sia che lo lasci come Tfr oggi ha una tassazione inferiore a quella del salario.
D. Anticipare la liquidazione ai lavoratori, però, rischierebbe di lasciare a secco le casse di molte imprese.
R. Una operazione di questa natura deve essere accompagnata da una riforma delle modalità di accesso al credito che permetta alle imprese di avere denaro a tassi agevolati. Con queste attenzioni, come ho detto già questo inverno, può essere una misura utile.
D. Il governo sta valutando la possibilità di un accordo con l'Abi, l'associazione delle banche, per dare alle aziende i soldi che arriveranno dalla Bce.
R. Siccome il Tfr è un pezzo di rapporto lavorativo ed è frutto di accordi tra le parti, credo che la discussione dovrebbe coinvolgere tutte le parti sociali, non solo l'Abi. Dopodiché non escludo nulla.
D. Ma una misura del genere servirà a rilanciare i consumi?
R. Resta il problema di come riuscire ad aumentare i salari. Bisogna detassare gli aumenti nei contratti nazionali di lavoro.
D. Angeletti non vuole proprio saperne della proposta del governo sul Tfr. Dice che è la scelta sbagliata, che la priorità è abbassare il costo del lavoro. Si preannunciano nuove divisioni sindacali?
R. Non cambio idea sul Tfr, l'ho detto in tempi non sospetti e ripeto che questa proposta non è una novità per il movimento sindacale. La riduzione del costo del lavoro è un problema che esiste, certo, e va affrontato.
D. Si pensa a una riduzione sensibile dell'Irap.
R. Penso che una serie di interventi, compresa la riduzione dell'Irap, non debbano essere generalizzati ma concentrati sulle imprese che mantengono qui le produzioni e fanno investimenti. Non possono esserci misure a pioggia uguali per tutti: bisogna privilegiare chi crea sviluppo, lavoro. Anche la tassazione degli utili, dei dividendi, dovrebbe seguire questo principio.
D. Prima bisognerebbe farli, gli utili.
R. Discutiamo anche di come vengono utilizzati i soldi che sono già stati investiti dai lavoratori per le pensioni integrative. È necessario garantire un rendimento e allo stesso tempo trovare il modo per far sì che non vengano investiti in titoli di Stato esteri o fondi azionari di imprese straniere, ma possano servire per far ripartire investimenti in infrastrutture e innovazione. E poi ci sono altre cose da fare subito.
D. Quali?
R. Capire come abbattere l'evasione fiscale. Il governo deve preoccuparsi di come far rientrare i capitali dall'estero e come agire sull'anti-riciclaggio.
RISPOSTA. L'ho proposto in tempi non sospetti, ma non mi sono inventato nulla. La discussione su questo tema ha orgini lontane nel mondo sindacale. La iniziò Trentin e la proseguì Cofferati e più volte se ne è parlato. Oggi potrebbe essere una occasione per rimetterla in campo e realizzarla. Ma deve essere chiaro un principio.
D. Dica.
R. Il Tfr è salario dei lavoratori. È il lavoratore che deve poter scegliere che utilizzo farne, se usarlo solo alla fine della sua vita lavorativa o anche prima. Questo mi sembra un principio condivisibile. Parliamo del Tfr che dovrà maturare naturalmente, non di quello che ha già maturato in passato.
D. Non c'è il rischio di bruciare risparmi che potrebbero servire negli anni della pensione, per i figli, per acquistare una casa?
R. Ogni lavoratore può decidere se investirlo nella pensione integrativa, se mantenerlo in azienda o presso l'Inps, oppure se utilizzarlo come salario mensile. C'è da affrontare però il problema del trattamento fiscale perché sia che lo investa per la pensione sia che lo lasci come Tfr oggi ha una tassazione inferiore a quella del salario.
D. Anticipare la liquidazione ai lavoratori, però, rischierebbe di lasciare a secco le casse di molte imprese.
R. Una operazione di questa natura deve essere accompagnata da una riforma delle modalità di accesso al credito che permetta alle imprese di avere denaro a tassi agevolati. Con queste attenzioni, come ho detto già questo inverno, può essere una misura utile.
D. Il governo sta valutando la possibilità di un accordo con l'Abi, l'associazione delle banche, per dare alle aziende i soldi che arriveranno dalla Bce.
R. Siccome il Tfr è un pezzo di rapporto lavorativo ed è frutto di accordi tra le parti, credo che la discussione dovrebbe coinvolgere tutte le parti sociali, non solo l'Abi. Dopodiché non escludo nulla.
D. Ma una misura del genere servirà a rilanciare i consumi?
R. Resta il problema di come riuscire ad aumentare i salari. Bisogna detassare gli aumenti nei contratti nazionali di lavoro.
D. Angeletti non vuole proprio saperne della proposta del governo sul Tfr. Dice che è la scelta sbagliata, che la priorità è abbassare il costo del lavoro. Si preannunciano nuove divisioni sindacali?
R. Non cambio idea sul Tfr, l'ho detto in tempi non sospetti e ripeto che questa proposta non è una novità per il movimento sindacale. La riduzione del costo del lavoro è un problema che esiste, certo, e va affrontato.
D. Si pensa a una riduzione sensibile dell'Irap.
R. Penso che una serie di interventi, compresa la riduzione dell'Irap, non debbano essere generalizzati ma concentrati sulle imprese che mantengono qui le produzioni e fanno investimenti. Non possono esserci misure a pioggia uguali per tutti: bisogna privilegiare chi crea sviluppo, lavoro. Anche la tassazione degli utili, dei dividendi, dovrebbe seguire questo principio.
D. Prima bisognerebbe farli, gli utili.
R. Discutiamo anche di come vengono utilizzati i soldi che sono già stati investiti dai lavoratori per le pensioni integrative. È necessario garantire un rendimento e allo stesso tempo trovare il modo per far sì che non vengano investiti in titoli di Stato esteri o fondi azionari di imprese straniere, ma possano servire per far ripartire investimenti in infrastrutture e innovazione. E poi ci sono altre cose da fare subito.
D. Quali?
R. Capire come abbattere l'evasione fiscale. Il governo deve preoccuparsi di come far rientrare i capitali dall'estero e come agire sull'anti-riciclaggio.
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