venerdì 3 ottobre 2014

PER LA PRIMA VOLTA SI OTTENGONO Più VOTI E MENO ISCRITTI NELLE SEZIONI E LORO SI LAMENTANO.

Flop tessere Pd, intervista a Ugo Sposetti: "Che sofferenza questi dati. Il partito è stato umiliato"

Pubblicato: Aggiornato: 
UGO SPOSETTI
Ugo Sposetti è un comunista vero, “migliorista” scherza lui, di quelli devoti innanzitutto al metodo: “Io – dice a telefono - le rispondo sul partito. Ma qua dobbiamo fare un ragionamento serio. Non è questione che si risolve con una battuta”. E il ragionamento inizia qualche minuto dopo. Appena rientrato a casa, l’ex tesoriere dei ds, richiama: “Avanti, sono qui con carta e penna”. Sulla scrivania ci sono i dati che parlano del crollo del tesseramento del Pd. E le agenzie con la polemica di giornata. Gli attacchi di Bersani (“Questo non è più un partito”), e soprattutto le dichiarazioni di Renzi (“C’è a chi piace un partito con 400mila iscritti ma al 25 per cento”): “Il segretario – taglia corto con ironia - dice che si va avanti così. Facciamo come dice Renzi”.
Il tono della voce di Sposetti è fermo, ma si capisce che i dati sul crollo del tesseramento non lo lasciano indifferente. Anzi, sono una ferita aperta. A metà conversazione scandisce il dolore: “Io di fronte a questi dati soffro. La tessera è un simbolo, ha un valore e ad essa devi dare un valore. È come la bandiera per uno Stato. La verità è che l’appartenenza è stata umiliata”. La sua analisi dello stato del partito è severa, ma il tono della voce diventa rabbioso alla domanda sull’eventualità della scissione: “Se non stavi a telefono ti mettevo le mani al collo. Voi ne parlare, non io. Scindetevi voi… A me non si deve neanche nominare la parola “scissione”. Io ho la 45esima tessera del partito in tasca. Punto. Chiedo rispetto e che si discuta”. 
Renzi dice: “C’è a chi piace un partito con 400mila iscritti ma al 25 per cento”.
(voce ironica) Il segretario dice che si va avanti così. Facciamo come dice Renzi.
Ma scusi Sposetti, io non capisco queste polemiche sul flop delle tessere. In fondo, sono anni che si parla di partito all’americana e partito liquido. E Renzi l’ha fatto.
Non diciamo sciocchezze. Il partito all’americana non è così. Se vogliamo fare un discorso serio, iniziamo col dire che il partito democratico americano non è liquido, anzi è organizzato eccome. Che cosa ha fatto Obama? Ha preso il palazzone a Chicago, quello che chiamano “la Bestia”, e ci ha messo 2000 persone. Duemila, ha capito? Quelle persone sanno tutto del partito, dell’organizzazione, dei dati alle elezioni in ogni contrada.
Va bene, non sarà all’americana ma il Pd dai dati pare molto liquido.
I dati sono la conseguenza di una serie di errori commessi sulla vita democratica. Domando io: come si organizza la vita democratica? Mi si dice che non siamo più agli anni Cinquanta, e che i partiti come li stabilisce l’articolo 49 della Costituzione non ci possono essere più. Dico, benissimo. Se lo argomenti bene, ma poi di devi spiegare come lo scrivi. La verità è che le difficoltà dei partiti e dei sindacati stanno nel non aver dato attuazione nell’articolo 49 e 39 della Costituzione.
E invece è successo l’opposto.
Ecco. Le faccio un esempio simbolico. Siamo a gennaio 2008, il segretario dice: “Non ci saranno più le feste dell’Unità ma quelle democratiche”. È il momento in cui “basta comunisti” e “serve una rottura". Le feste si chiamano in cento modi diversi: dell’UnitàDemocratiche dell’UnitàDemocratiche, ma chi andava a quell’appuntamento estivo, uscendo da casa diceva: vado alla feste dell’Unità. Dico questo perché la storia non la cancelli, come non cancelli il sentimento di un popolo. Ora Renzi dice: rifacciamo le feste dell’Unità. E può utilizzare il marchio perché c’è stato un cretino, il sottoscritto, che ha continuato a pagare la registrazione di festaunita.it e il logo.
Sposetti, traduco il messaggio. Lei dice: esiste un popolo, una storia. E i dirigenti hanno giocato e giocano con leggerezza con questa storia. Però scusi, il popolo non si tessera più.
Ma lei pensa che si governa il partito con gli hashtag, i tweett e quelle cose che non io ricevo e quindi non leggo? Che cosa è un partito: che chi non ha twitter sta fuori? Quindi io sto fuori?
Parliamo del flop delle tessere.
Parliamone. Le regole non l’ho mai capite. Dal 2008 statuto e regolamento finanziario stabiliscono che la tessera la vai a prendere nel tuo circolo dando 20 euro. Non capisco. Con 20 euro non puoi costruire dentro di te, nel tuo animo, nel tuo sentire, l’appartenenza a una comunità che lotta. Se sei disoccupato, un precario, capisco. Ma se viene lei, che fa il giornalista, io con 20 euro, la tessera, non gliela do. 
Ci vuole motivazione.
La tessera è una cosa importante, è un simbolo in cui si riconosce una comunità, è come la bandiera per uno Stato. Tu partito devi dargli un valore. Sennò chi glielo dà un valore? E non voglio parlare della storia dei due euro alle primarie per il segretario nazionale, il segretario regionale, il segretario provinciale…

È solo una questione di regole o è una questione politica?
Le due cose si intrecciano. L’appartenenza è stata umiliata. In questi anni abbiamo compiuto degli atti. Si è detto: vieni qui, dammi venti euro e io do la tessera. Si è detto che la vita democratica coincide con le primarie. Io invece voglio ascoltare l’artigiano, il professionista, il precario, questa è la vita di partito. E per ricostruire una vita democratica la prima condizione è il clima.
Si riferisce alle bastonate di Renzi verso la minoranza interna?
Lasciamo stare i bastoni. Ma non sono accettabili i toni verso chi ha un dissenso manifestato nelle sedi deputate a discutere. Ma come si fa a far scrivere dai giornali, e senza smentita alcuna, frasi come “io li asfalto, io li frego” riferite a chi non è d’accordo? Chi dissente non può essere trattato così. Noi dobbiamo ricostruire innanzitutto un clima. Io ho la 45esima tessera in tasca e sono un uomo di partito. E dico: abbassate i toni. 
Partito significa disciplina. Voi sul jobs act al Senato vi adeguerete alle decisioni della direzione, come chiede Renzi?
La direzione, facendo sfracelli contro una minoranza, ha deciso che il governo presenterà un emendamento per correggere il governo. Giusto? Mi spiego meglio: il documento della direzione dice che il governo correggerà se stesso presentando un emendamento. E adesso al Senato stiamo aspettando. 
Lo votate o no? 
Che cosa? Io aspetto. Forse non mi sono spiegato. Che cosa devo votare che non c’è ancora niente. Quello che arriverà? La vita parlamentare è fatta di testi scritti.
Torniamo al concetto di partito. 
Spinti dalla piazza, in questi anni è iniziato un percorso che non porta a risultati. Ora, io ho messo in cassa integrazione i dipendenti dei ds che hanno scavato il pozzo perché il Pd prendesse acqua da quel pozzo. Ci vuole rispetto. L’attuale gruppo dirigente deve iniziare a rispettare quelli che hanno scavato il pozzo. E ricordare che i 1800 circoli del Pd si riuniscono in sedi che i malvagi comunisti hanno costruito negli anni ’50 e ‘60 e che malvagi dirigenti dei ds hanno messo a disposizione del Pd. Non mi si parli di generosità.
Diciamoci la verità: il Pd di Renzi ha già cambiato pelle. E siamo già oltre.
Questo lo dice lei. Quando vedo questi dati, questi toni, io soffro. Oggi sono stato ad Ancona, domani vado a Venosa a una casa del Popolo intitolata a un giovane bracciante ucciso dalle forze dell’ordine a 22 anni perché faceva lo sciopero a rovescio. Ovvero lavorava senza prendere un salario. Dico: quel bracciante ci ha dato un messaggio o no?

Allora, proviamo a trarre una conclusione dal ragionamento. Di fronte a un partito come lo descrive lei, uno che è di sinistra può sentirsi spinto a fare un altro partito. 
Se non stavi a telefono ti mettevo le mani al collo. Voi ne parlare. Scindetevi vuoi! A me non si deve neanche porre la domanda. La scissione non si farà. 
Questa è una notizia. Con Renzi dunque siete ancora compatibili. 
Non devo avere la compatibilità con nessuno, perché una comunità è fatta di tante cose diverse, sennò non sarebbe una comunità. Io pretendo una discussione decorosa. E continuo a girare l’Italia a parlare dei valori della sinistra italiana. Punto. 

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...