mercoledì 1 ottobre 2014

Brahi ha fatto di più contro la casta? Certamente Renzi.

Il primo ex Cinque Stelle 

nella maggioranza di Renzi

Lorenzo Battista è passato al gruppo delle Autonomie: basta sterile opposizione
«Chi ha fatto di più tra il premier e Grillo contro la casta? Nei fatti il leader pd»

di Renato Benedetto

shadMILANO — Eletto con i Cinque Stelle, a febbraio dello scorso anno, adesso siede nella maggioranza che sostiene il governo Renzi, fumo negli occhi del Movimento. A settembre il senatore Lorenzo Battista – espulso a febbraio dal M5S di Beppe Grillo – ha lasciato il gruppo misto, casa anche degli altri fuoriusciti, per entrare in quello delle Autonomie (con Svp e Psi). «Per rappresentare la mia regione, il Friuli Venezia Giulia, a statuto speciale». Il gruppo delle Autonomie è nella maggioranza di governo.«Voterò in linea con il gruppo, sì, sono in maggioranza. Io penso che, dopo un anno e mezzo, se uno ha un minimo di buon senso deve aver capito come funzionano le cose. Se vuoi i risultati devi cercare il dialogo. Non continuare con i proclami, per dire “ho proposto questo, me l’hanno respinto, ma era una buona idea”».I suoi ex colleghi continueranno a stare dall’altra parte. 
«L’opposizione si può fare in due modi. O ci si oppone sempre, soltanto perché si è opposizione. O si prova a incidere, fare proposte. Ma devi essere educato e civile: se gridi sempre che sono tutti ladri, che quello è un ebetino, non ottieni nulla». 
Le diranno che è stato eletto dicendo di mandare tutti a casa perché sono tutti ladri. 
«Tutti a casa, facile dirlo, ma poi devi far vedere all’opinione pubblica quello che porti a casa». 
Grillo è contro l’assenza di «vincolo di mandato» sancita dall’articolo 67 della Carta. Non gradisce i cambi di gruppo in Parlamento.
«Ma partiamo dall’articolo 49, sui partiti: che il Movimento si sforzi di avere delle norme democratiche al suo interno. Il M5S rifiuta i soldi dal finanziamento pubblico, ma non ne avrebbe neanche i requisiti. Dov’è uno statuto chiaro da partito, dove il collegio dei probiviri?». 
Lei continua a versare parte della sua indennità, come i parlamentari Cinque Stelle, al fondo per le piccole imprese? «No. Quando posso però faccio donazioni, ma son cose personali». 
Ora è in maggioranza con il tanto vituperato, dal Movimento, «Pdmenoelle». Sono così terribili? 
«Ho dovuto rivedere le mie idee, sia in meglio che in peggio. Non bisogna demonizzare né i singoli né i gruppi. A far le battute Pdmenoelle siam tutti bravi». 
E il governo Renzi? 
«Faccio fatica a vedere alternative a questa maggioranza». 
I suoi ex compagni di Movimento chiedono le urne. 
«Non credo che il voto risolva niente. Ci vuole una legge elettorale che dia stabilità. Ci vuole un governo che duri cinque anni. Anche se si votasse, vincerebbe Renzi. Chi, se no? Alfano, Berlusconi o Grillo con le loro percentuali? Grillo al 51% non ci arriverà mai, non ripeterà neanche il risultato delle Politiche». 
Chi è più efficace nel tutti a casa anti-casta, Renzi o Grillo?
«Forse Renzi, almeno guardando i risultati. C’è chi diceva vinciamo noi, ma dando dell’ebetino al premier non si conquistano elettori. Poi spero che il governo Renzi sia capace di trasformare alcune cose che son state dette in fatti». 
È per la difesa dell’articolo 18? 
«Il mondo del lavoro è cambiato, non credo si possa lasciare l’articolo 18 tout court. Ma non è la misura principale: serve diminuire il costo del lavoro, agire sul fisco».
Pensa di continuare la carriera politica con altre sigle, partendo dalle Autonomie?
«Se ci sarà occasione, si vedrà».

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