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Renzi: articolo 18 solo per licenziamento discriminatorio e disciplinare. Due miliardi taglio costo lavoro in Stabilità
29 settembre 2014
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Argomenti: Governo | Matteo Renzi | Cisl | Uil | Francesco Boccia | Palazzo Madama | Consiglio dei ministri | Rosy Bindi | Pippo Civati
L’articolo 18 va «superato», lasciando però il reintegro per i licenziamenti illegittimi di carattere «discriminatorio e disciplinare». E ancora un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni, 2 miliardi di taglio del costo del lavoro, Tfr inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paghe a condizione che ci sia un protocollo tra Abi, Confindustria e governo (oltre a 1,5 milardi per i nuovi ammortizzatori sociali) nella legge di Stabilità. Sono queste le novità annunciate da Matteo Renzi nella direzione Pd convocata per discutere di Jobs act, con un’offerta di mediazione lanciata alle minoranza Pd, che ha riconosciuto le aperture del premier e sta lavorando (protagonisti Roberto Speranza, Gugliemo Epifani e Cesare Damiano) con il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, a un documento di sintesi. Ma in direzione Pd Bersani ha attaccato: «per chi si dice di sinistra l’articolo 18 è una questione di principio, dice che non è tutto monetizzabile». E D’Alema non ha fatto sconti: «Meno slogan, la pura eliminazione del reintegro sarebbe l'applicazione in Italia del modello spagnolo».
Renzi: pronto a incontrare sindacati
Sul lavoro Renzi ha rilanciato: «Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo una posizione chiara sulla riforma del lavoro. Nessuno ha la clava, le mediazioni vanno bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». E ancora: «Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta». Nel suo discorso il premier-segretario ha attaccato:«Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro». Poi ha aggiunto: «Lasciando ai giudici e agli avvocati» le decisioni sul licenziamento «aumentiamo il contenzioso e non difendiamo i lavoratori». Il premier si è detto poi pronto a incontrare Cgil-Cisl-Uil, tornando a confrontarsi con i sindacati.
Sul lavoro Renzi ha rilanciato: «Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo una posizione chiara sulla riforma del lavoro. Nessuno ha la clava, le mediazioni vanno bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi». E ancora: «Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta». Nel suo discorso il premier-segretario ha attaccato:«Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro». Poi ha aggiunto: «Lasciando ai giudici e agli avvocati» le decisioni sul licenziamento «aumentiamo il contenzioso e non difendiamo i lavoratori». Il premier si è detto poi pronto a incontrare Cgil-Cisl-Uil, tornando a confrontarsi con i sindacati.
In legge stabilità 2 miliardi riduzione costo lavoro
Renzi ha annunciato che nella legge di stabilità ci saranno «almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro» e un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni . Lo ha fatto, ribadendo che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e mezzo «per i nuovi ammortizzatori sociali». Il governo inoltre lavora perché «il Tfr possa essere inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paga, attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire un ulteriore scatto del potere di acquisto».
Renzi ha annunciato che nella legge di stabilità ci saranno «almeno due miliardi di euro di riduzione del costo del lavoro» e un miliardo di «spazio di patto» per gli investimenti dei Comuni . Lo ha fatto, ribadendo che resterà il bonus degli 80 euro e ci sarà un miliardo e mezzo «per i nuovi ammortizzatori sociali». Il governo inoltre lavora perché «il Tfr possa essere inserito dal primo gennaio 2015 nelle buste paga, attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo per consentire un ulteriore scatto del potere di acquisto».
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