POLITICA
Pd, Renzi in Direzione su lavoro e articolo 18
Renzi al partito: «Superiamo il tabù, welfare da riformare». Apertura ai sindacati.
29 Settembre 2014
Scissione contro sintesi, spallate oppure dialogo.
Nel Partito democratico è giunta l'ora della resa dei conti sulla delicata riforma del lavoro.
Giù le carte sul Jobs act, la rivoluzione che il presidente del Consiglio Matteo Renzi (ricevuto in mattinata al Quirinale da Giorgio Napolitano) vuole portare avanti tra le proteste della minoranza dem, che fino all'ultimo ha lanciato un appello al leader per trovare un'intesa, ipotizzando la linea dell'astensione.
Il 29 settembre ecco l'attesa Direzione del Pd: il punto chiave è quello sul superamento dell'attuale articolo 18, che disciplina le misure sul licenziamento.
«VOTAZIONE PER SUPERARE I TABÙ». «Vi propongo di votare con chiarezza un documento che segni il cammino del Pd sui temi del lavoro e ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni», ha detto Renzi proponendo «profonda riorganizzazione del mercato del lavoro e anche del sistema del welfare».
«DIAMO RISPOSTE AI NUOVI DEBOLI». In apertura dei lavori ha spiegato l'obiettivo: «Serve un Paese che vuole investire e dare risposte ai nuovi deboli che sono tanti e hanno bisogno di risposte diverse da quelle date finora. La rete di protezione si è rotta, non va eliminata ma ricucita, sapendo che c'è uno Stato amico che li aiuta».
«DIVISI DENTRO, MA POI UNITI». Non è mancato un appello all'unità: «Non siamo un club di filosofi, ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta».
Nel Partito democratico è giunta l'ora della resa dei conti sulla delicata riforma del lavoro.
Giù le carte sul Jobs act, la rivoluzione che il presidente del Consiglio Matteo Renzi (ricevuto in mattinata al Quirinale da Giorgio Napolitano) vuole portare avanti tra le proteste della minoranza dem, che fino all'ultimo ha lanciato un appello al leader per trovare un'intesa, ipotizzando la linea dell'astensione.
Il 29 settembre ecco l'attesa Direzione del Pd: il punto chiave è quello sul superamento dell'attuale articolo 18, che disciplina le misure sul licenziamento.
«VOTAZIONE PER SUPERARE I TABÙ». «Vi propongo di votare con chiarezza un documento che segni il cammino del Pd sui temi del lavoro e ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni», ha detto Renzi proponendo «profonda riorganizzazione del mercato del lavoro e anche del sistema del welfare».
«DIAMO RISPOSTE AI NUOVI DEBOLI». In apertura dei lavori ha spiegato l'obiettivo: «Serve un Paese che vuole investire e dare risposte ai nuovi deboli che sono tanti e hanno bisogno di risposte diverse da quelle date finora. La rete di protezione si è rotta, non va eliminata ma ricucita, sapendo che c'è uno Stato amico che li aiuta».
«DIVISI DENTRO, MA POI UNITI». Non è mancato un appello all'unità: «Non siamo un club di filosofi, ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta».
- L'intervento del segretario del Pd Matteo Renzi in Direzione. (Ansa)
«COMPROMESSI NON A TUTTI I COSTI». Quindi l'avvertimento: «Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi».
«L'ART.18 NON È IN COSTITUZIONE». E poi, nel merito della questione più calda: «Il rispetto del diritto costituzionale non è nell'avere o no l'art.18, ma nell'avere lavoro. Se fosse l'art.18 il riferimento costituzionale allora perché per 44 anni c'è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più?».
«VA ELIMINATO SALVO DUE CASI». Come agire, dunque? «L'attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per i licenziamenti discriminatori e disciplinari», è stata la linea espressa da Renzi.
APERTURA AI SINDACATI. I sindacati sono sul piede di guerra, ma il premier si è dimostrato disponibile a un confronto: «Sono pronto a riaprire la sala Vedere dalla prossima settimana a Cgil, Cisl e Uil».
La 'sfida' si gioca su tre punti: «Una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo».
«L'ART.18 NON È IN COSTITUZIONE». E poi, nel merito della questione più calda: «Il rispetto del diritto costituzionale non è nell'avere o no l'art.18, ma nell'avere lavoro. Se fosse l'art.18 il riferimento costituzionale allora perché per 44 anni c'è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più?».
«VA ELIMINATO SALVO DUE CASI». Come agire, dunque? «L'attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per i licenziamenti discriminatori e disciplinari», è stata la linea espressa da Renzi.
APERTURA AI SINDACATI. I sindacati sono sul piede di guerra, ma il premier si è dimostrato disponibile a un confronto: «Sono pronto a riaprire la sala Vedere dalla prossima settimana a Cgil, Cisl e Uil».
La 'sfida' si gioca su tre punti: «Una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo».
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