Impotenza a 5 stelle
In questi giorni le cronache parlamentari si sono applicate — senza economia di turpiloquio — agli insulti sessisti di un deputato a 5 stelle verso un gruppo di donne Pd. Le parlamentari hanno sporto denuncia, raccolto solidarietà bipartisan, com’è ovvio, ma anche e soprattutto saputo raccontare di non sentirsi granché vittime: perché quell’insulto («pompinare») dice niente di chi lo riceve e molto, tutto, del povero maschio violento che lo pensa e dice. Ieri però nel verminaio mediatico a Cinque stelle si è prodotto un salto di qualità. Beppe Grillo ha postato sul suo profilo facebook un insulso video presunto satirico contro la presidente della camera Boldrini, invitando i suoi followera rispondere alla domanda «Cosa faresti in auto con Laura?».
Un’istigazione intenzionale, con ogni evidenza. Invitato a nozze, il verminaio si è scatenato in un crescendo di bestialità stavolta irriferibili, di fantasie di stupro di gruppo, razzismo, omicidio. Qui il sessismo si fa apologia di violenza quando non annuncio di reato. Molti degli autori, e anche qui siamo a un salto di qualità, non si sono più nascosti dietro i nickname della rete, ma si sono firmati con nomi cognomi e foto, tracciabili e rintracciabili, fieri del disprezzo e del ribrezzo che provocano.
Dopo un intero giorno di questa eruzione, in serata lo «staff» di Grillo ha cancellato i post e spiegato che erano stati scritti nella notte. Una palese ipocrisia. Non li hanno cancellati prima perché stavolta Grillo ha tentato il salto: istigare gli spiriti bestiali dei suoi seguaci per mostrare il potere deforme di cui gode, ammesso che di un potere del genere si possa davvero godere. Di fronte a questo salto ogni invito alla vigilanza, ogni respingimento umano, ogni preoccupazione anche per l’incolumità della vittima di questa ordalia verbale rischia di essere ormai fuori tempo massimo. Nulla a che vedere con «la ghigliottina» al decreto Bankitalia-Imu che Boldrini ha applicato alla camera, che anche questo giornale ha criticato. In quest’ordalia la battaglia politica si dissolve, si perde, diventa pretesto per lo scatenamento del verminaio, in un copione scritto da Grillo e Casaleggio, e interpretato da un disperante esercito di militanti-comparse, poveri nostalgici del dominio sessuale.