Il sequestro ai fini di un’eventuale confisca – richiesto dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio – è stato disposto per un importo equivalente alla presunta “finta consulenza”. Stando alle indagini, Galli, quando era capogruppo del Carroccio, ha affidato a suo genero Corrado Paroli (un operaio che ha come titolo di studio laterza media) una consulenza per la “valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli”. Valore, oltre 196 mila euro in due anni.
Da qui l’accusa di truffa e la notifica da parte dei militari della Gdf milanese del decreto di sequestro disposto dal gip e relativo, da quanto si è appreso, a due appartamenti di Galli e ad uno del genero, tutti collocati, a quanto si sa, in Valsassina. Galli non è stato ricandidato alle elezioni regionali.
In base al contratto di consulenza, si legge nelle decreto di sequestro del gip, Paroli aveva diritto anche a “bonus” giustificati in considerazione della “qualità e quantità del lavoro”. Il giudice indica un “compenso straordinario” da quasi 15 mila euro. Il contratto è stato revocato lo scorso primo febbraio e il genero di Galli non avrebbe scritto nemmeno una riga di “elaborato”.
Paroli è stato sentito il 20 dicembre scorso dalla Guardia di finanza in merito alla storia del banchetto di nozze e lì spiega di lavorare “in qualità di addetto all’imbottigliamento presso la Norda, sin dal maggio 2004, con la qualifica di operaio e con il titolo di studio di licenza media inferiore”. In quella occasione Paroli ha spiegato di avere offerto al suocero una “mera collaborazione saltuaria in un’attività di volantinaggio”. Attività lavorativa “incompatibile con l’oggetto dell’incarico conferitogli dal Consiglio regionale lombardo”.
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