venerdì 1 marzo 2013

Ma c'è ancora qualcuno che crede all'idea di una decisione presa per "democrazia diretta"? La democrazia diretta in questa setta è talmente diretta che già l'hanno presa in due. Grillo e Casaleggio.


Il MoVimento nel caos, i 5 stelle spaccati tra possibilisti e oltranzisti

Si tratta del primo risultato politico di Bersani del dopo-voto. Ora Grillo rischia di ritrovarsi in un cul de sac, mentre Renzi dovrà attendere

Scritto da  il 28 febbraio 2013 in Politica / Top News
Beppe Grillo1 250x154 Il MoVimento nel caos, i 5 stelle spaccati tra possibilisti e oltranzistiBersani forse riuscirà a salvare la pelle. Se nel Pd molti chiedono la sua testa, nelle ultime ore il segretario sembra si stia muovendo bene. L’obiettivo è mettere il MoVimento 5 Stelle con le spalle al muro ed evitare così di ritrovarsi pugnalato alle schiena da Renzi e dai renziani che, improvvisamente, si sono moltiplicati.
Grillo con le spalle al muro. Per ora, quindi, tutto bene. Il Pd sarebbe intenzionato ad offrire la Presidenza della Camera ad un eletto tra le fila del MoVimento. Si parla già di una giovane ragazza di 25 anni dalla faccia pulita: Marta Grande. Poi ai 5 stelle potrebbe toccare anche la presidenza del Copasir e quella della Rai. La strategia è chiara: “Avete voluto la bicicletta, ora pedalate”. Ma non ci sono solo le poltrone da collocare. C’è un governo da tirar su e soprattutto una fiducia da ottenere al Senato. Così Bersani immagina non un governo che possa durare cinque anni, ma un governo programmatico a tempo (massimo un anno): un monocolore bersaniano (Pd+Sel) che abbia l’appoggio esterno del MoVimento – principalmente – e di Monti con pezzi del Pdl. Pochi punti, partendo proprio da quelle parti condivisibili del programma di Beppe Grillo: riduzione del numero dei parlamentari, riduzione degli stipendi nelle istituzioni, legge anti-corruzione, nuova legge elettorale. I 5 stelle potranno dire di no?
Il MoVimento spaccato. L’apertura di Bersani e i toni concilianti di Nichi Vendola stanno mettendo in crisi il MoVimento. Nella mattinata di ieri Grillo ha annunciato di non essere disposto a votare la fiducia a Bersani o a qualsiasi altro, dopo i toni prudenti di martedì. Il tutto condito dal solito tono “cimiteriale” che ha sempre contraddistinto il comico genovese nelle sue invettive politiche, al limite tra satira e populismo (“Bersani è un non-vivo”). Ma le sue parole hanno creato scompiglio nella base: “Non deve decidere Grillo se saremo o no alleati con il Pd: il web si deve esprimere”, scrive Stefano F. sul blog del comico. Sono molti i commenti critici e altrettanti quelli a favore della posizione del comico genovese (“Bersani ci chiede di prenderci le nostre responsabilità? Ma sono loro che sono responsabili dello sfacelo di questo Paese”, scrive Marta T.). Sta di fatto che il MoVimento appare spaccato tra chi sarebbe disponibile a trattare (“Non possiamo rischiare di riconsegnare a Berlusconi l’Italia, ora possiamo cambiarlo questo Paese”, scrive Luca N.) e i “duri e puri” che sostengono che i commentatori contrari alla linea di Grillo siano “infiltrati del Pd-L”. Ma sul web c’è già una petizione per chiedere a Grillo di far votare la fiducia a Bersani (già 63mila firme raccolte), mentre voci tra gli eletti del M5S – certamente da verificare – raccontano di un’immediata fuoriuscita di una ventina tra deputati e senatori 5 stelle per confluire nel gruppo misto. Ed evidentemente qualcosa di vero ci deve pur essere, vista la rapida sterzata di Grillo su Twitter ieri in serata.
Renzi sul greto del fiume. Insomma, la strategia di Bersani sembra stia funzionando. E soprattutto per il momento sta frenando le spinte renziane. Il sindaco di Firenze evita di commentare e si limita a dire che “è inutile ripetere ciò che avevo detto nella campagna delle primarie”. E si rifugia a Firenze, lontano dai palazzi del potere (“Non chiedetemi ora di sedere con la Bindi per capire come risolvere questo problema”). Per lui è chiaro che presto sarà l’erede per acclamazione per un rinnovamento del Pd che oggi si fa più che necessario. E vuole attendere. “La Ditta” – come chiama il partito Bersani – ora deve fare squadra ad iniziare da Bersani che ha l’obbligo di provarci. Provare a incastrare Grillo per poi fare un passo indietro e lasciare campo libero a Renzi. Ma per far ciò è necessario che il Pd non si spacchi al suo interno e che ognuno giochi il suo ruolo, ad iniziare da Bersani che dovrà incarnare il ruolo di “perdente di successo”.
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