Philae, missione compiuta. Lo sbarco sulla cometa può farci capire com'è nata la Terra
Alle ore 17.04 italiane il lander della missione Rosetta si è posato sul nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, dopo una discesa di circa sette ore. Un'impresa mai tentata prima, che ci fornirà una visione inedita della natura delle comete. Ma gli scienziati restano col fiato sospeso: Philae non è perfettamente ancorata e rischia il distacco
UN LUNGO applauso liberatorio. Sorrisi, abbracci, e qualche lacrima. Così al centro di controllo missione di Rosetta a Darmstadt hanno accolto il tanto atteso segnale da Philae, il lander che stamattina si è staccato dalla sonda Rosetta per posarsi dolcemente sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Un segnale elettronico che equivale più o meno a un "quaggiù tutto bene, sono appena atterrato". O meglio "accometato", secondo il nuovo vocabolo coniato apposta per questa occasione. In fondo, è la prima volta che un congegno costruito dall'uomo scende sulla superficie del nucleo della cometa. Il segnale di Philae è arrivato dopo una lunga sequenza di manovre durate quasi sette ore, durante le quali il lander si è sganciato dalla sonda principale e ha raggiunto in modo automatico il nucleo cometario. Una discesa preparata nei minimi particolari ma comunque rischiosa, come hanno avuto modo di ricordare più volte gli esperti dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Si tratta di una prima assoluta nella storia e un risultato scientifico di primo piano. Le immagini e i dati raccolti da Philae saranno preziosissimi per capire la struttura e composizione del nucleo delle comete. E con un po' di fortuna, il piccolo lander continuerà a operare fino alla prossima primavera, facendo una cronaca dettagliata dei cambiamenti della cometa man mano che si avvicina al Sole.
Sette ore di terrore. La lunga giornata di Rosetta è in realtà iniziata già da ieri notte, quando il team dell'ESOC ha verificato l'orbita della sonda e inviato i comandi finali per la discesa. Verifiche assolutamente necessarie, dal momento che la sonda si trova a più di 500 milioni di chilometri dalla Terra, e ogni comando inviato da Terra impiega circa 28 minuti per coprire questa distanza. Ciò significa che non è stato possibile guidare "in diretta" il lander, che ha dovuto scendere in maniera automatica. Dopo una serie di controlli condotti durante la notte e la prima mattinata, alle 10:03 italiane il team dell'ESA ha ricevuto la conferma di avvenuto distacco. Sono così iniziate le sette ore più lunghe di tutta la missione, durante le quali gli scienziati hanno atteso i continui aggiornamenti dal lander in discesa sulla cometa. Manovre, lo ricordiamo, molto rischiose, per le quali gli esperti hanno valutato un tasso di successo del 70%.
La discesa è stata resa ancora più complicata da un problema riscontrato nelle fasi di verifica, legato ai razzi di stabilizzazione di Philae, fondamentali per l'atterraggio. Dato il basso campo gravitazionale del nucleo, uno dei rischi principali era che un impatto troppo violento potesse far rimbalzare il lander verso lo spazio. Per questo motivo, il team ha fatto affidamento sugli arpioni di Philae, che hanno permesso di ancorare il lander al nucleo. Durante la discesa, il lander ha iniziato a inviare le prime immagini, riprese dagli strumenti CIVA e ROLIS. Il tutto fino al momento decisivo del contatto con il nucleo. Fino alle ore 17.04, quando Philae ci ha avvisati tutti di esser arrivato sano e salvo. Anche se gli scienziati restano col fiato sospeso. La sonda -ha riferito l'ESA - non è perfettamente ancorata alla cometa 67P con il rischio quindi di un suo eventuale distacco.
Grande come una lavatrice, ma più intelligente. Ora che ha raggiunto il nucleo della 67P/Churyumov-Gerasimenko, per Philae inizia il lavoro vero e proprio. La batteria primaria può garantire un'autonomia di 65 ore, che permetteranno quindi al lander di compiere esperimenti per circa due giorni e mezzo. Grande all'incirca come una lavatrice e pesante circa 100 kg, il lander trasporta 10 strumenti scientifici, progettati per condurre vari tipi di esperimenti, dall'analisi del campo magnetico del nucleo cometario all'analisi dettagliata della superficie e degli strati superficiali. Fra gli strumenti di Philae è importante ricordare SD2, ovvero il "trapano" che perforerà la superficie della cometa fino a 30 centimetri di profondità e fornirà i campioni da analizzare agli altri strumenti. SD2, realizzato sotto la guida della prof. Amalia Ercoli-Finzi del Politecnico di Milano, è uno dei principali contributi italiani alla missione. "Il nostro compito - dice la scienziata - è raccogliere i campioni, quindi con una velocità bassissima, impiegheremo circa una paio d'ore per raggiungere il suolo cometario, dobbiamo raccogliere i campioni, portarli al livello del suolo da una profondità di 20 centimetri e poi consegnarli ai vari fornetti dove verranno scaldati e i vari strumenti potranno leggere la composizione". "La primissima missione scientifica - ha aggiunto amalia ercoli finzi - durerà 3 giorni e sarà alla fine di questi 3 giorni che riusciremo ad avere le prime informazioni".
E ora? Quello che succederà dopo i primi giorni dipenderà dalla capacità dei pannelli fotovoltaici di ricaricare la batteria secondaria. Se tutto andrà per il meglio, assicurano gli scienziati, Philae potrebbe continuare a prendere dati fino almeno a marzo 2015. Si tratterà comunque di una vita rischiosa: avvicinandosi al Sole, il nucleo cometario inizierà a diventare più instabile, e per Philae sarà come stare in un campo minato. Potrebbero infatti aprirsi fratture nella superficie e formarsi pericolosi getti di gas o sacche di gas che potrebbero danneggiare il lander. Ma ne vale sicuramente la pena, perché la ricompensa sarà vedere una cometa da vicino e scoprire come sono fatti davvero questi strabilianti corpi celesti. Studiando questi fossili cosmici potremo capire come è nato il Sistema Solare con tutti i pianeti, compreso il nostro. E dopo tutto, non capita tutti i giorni di viaggiare nello spazio a cavallo di una cometa.
Sette ore di terrore. La lunga giornata di Rosetta è in realtà iniziata già da ieri notte, quando il team dell'ESOC ha verificato l'orbita della sonda e inviato i comandi finali per la discesa. Verifiche assolutamente necessarie, dal momento che la sonda si trova a più di 500 milioni di chilometri dalla Terra, e ogni comando inviato da Terra impiega circa 28 minuti per coprire questa distanza. Ciò significa che non è stato possibile guidare "in diretta" il lander, che ha dovuto scendere in maniera automatica. Dopo una serie di controlli condotti durante la notte e la prima mattinata, alle 10:03 italiane il team dell'ESA ha ricevuto la conferma di avvenuto distacco. Sono così iniziate le sette ore più lunghe di tutta la missione, durante le quali gli scienziati hanno atteso i continui aggiornamenti dal lander in discesa sulla cometa. Manovre, lo ricordiamo, molto rischiose, per le quali gli esperti hanno valutato un tasso di successo del 70%.
La discesa è stata resa ancora più complicata da un problema riscontrato nelle fasi di verifica, legato ai razzi di stabilizzazione di Philae, fondamentali per l'atterraggio. Dato il basso campo gravitazionale del nucleo, uno dei rischi principali era che un impatto troppo violento potesse far rimbalzare il lander verso lo spazio. Per questo motivo, il team ha fatto affidamento sugli arpioni di Philae, che hanno permesso di ancorare il lander al nucleo. Durante la discesa, il lander ha iniziato a inviare le prime immagini, riprese dagli strumenti CIVA e ROLIS. Il tutto fino al momento decisivo del contatto con il nucleo. Fino alle ore 17.04, quando Philae ci ha avvisati tutti di esser arrivato sano e salvo. Anche se gli scienziati restano col fiato sospeso. La sonda -ha riferito l'ESA - non è perfettamente ancorata alla cometa 67P con il rischio quindi di un suo eventuale distacco.
Grande come una lavatrice, ma più intelligente. Ora che ha raggiunto il nucleo della 67P/Churyumov-Gerasimenko, per Philae inizia il lavoro vero e proprio. La batteria primaria può garantire un'autonomia di 65 ore, che permetteranno quindi al lander di compiere esperimenti per circa due giorni e mezzo. Grande all'incirca come una lavatrice e pesante circa 100 kg, il lander trasporta 10 strumenti scientifici, progettati per condurre vari tipi di esperimenti, dall'analisi del campo magnetico del nucleo cometario all'analisi dettagliata della superficie e degli strati superficiali. Fra gli strumenti di Philae è importante ricordare SD2, ovvero il "trapano" che perforerà la superficie della cometa fino a 30 centimetri di profondità e fornirà i campioni da analizzare agli altri strumenti. SD2, realizzato sotto la guida della prof. Amalia Ercoli-Finzi del Politecnico di Milano, è uno dei principali contributi italiani alla missione. "Il nostro compito - dice la scienziata - è raccogliere i campioni, quindi con una velocità bassissima, impiegheremo circa una paio d'ore per raggiungere il suolo cometario, dobbiamo raccogliere i campioni, portarli al livello del suolo da una profondità di 20 centimetri e poi consegnarli ai vari fornetti dove verranno scaldati e i vari strumenti potranno leggere la composizione". "La primissima missione scientifica - ha aggiunto amalia ercoli finzi - durerà 3 giorni e sarà alla fine di questi 3 giorni che riusciremo ad avere le prime informazioni".
E ora? Quello che succederà dopo i primi giorni dipenderà dalla capacità dei pannelli fotovoltaici di ricaricare la batteria secondaria. Se tutto andrà per il meglio, assicurano gli scienziati, Philae potrebbe continuare a prendere dati fino almeno a marzo 2015. Si tratterà comunque di una vita rischiosa: avvicinandosi al Sole, il nucleo cometario inizierà a diventare più instabile, e per Philae sarà come stare in un campo minato. Potrebbero infatti aprirsi fratture nella superficie e formarsi pericolosi getti di gas o sacche di gas che potrebbero danneggiare il lander. Ma ne vale sicuramente la pena, perché la ricompensa sarà vedere una cometa da vicino e scoprire come sono fatti davvero questi strabilianti corpi celesti. Studiando questi fossili cosmici potremo capire come è nato il Sistema Solare con tutti i pianeti, compreso il nostro. E dopo tutto, non capita tutti i giorni di viaggiare nello spazio a cavallo di una cometa.
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