lunedì 10 novembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

È giusto valutare gli studenti, ma anche gli insegnanti

Il contributo sulla riforma della Rete Nazionale delle scuole “Senza Zaino per una scuola comunità”
John MacDougall/Afp/Getty Images

John MacDougall/Afp/Getty Images

   
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Partendo dall’esperienza e dall’elaborazione della Rete Nazionale delle scuole “Senza Zaino per una scuola comunità”, che ad oggi coinvolge 105 scuole raccolte in 63 istituti per circa 11mila alunni e più di 1200 docenti, la prima cosa che salta agli occhi è l’attenzione del documento La Buona Scuola alla dimensione didattica. In questa direzione troviamo tanto la considerazione volta a valorizzare la competenza didattica dei docenti, quanto il sottolineare che la didattica e la cura dell’offerta formativa devono far parte del bagaglio del dirigente scolastico.
Occorre però che la riflessione si allarghi, che si cominci a parlare anche dei vari orizzonti della didattica come l’insegnamento differenziato, il coinvolgimento degli alunni nella progettazione e nell’autovalutazione oltreché nella gestione partecipata della classe e della scuola; le forme di cooperazione e di lavoro di team tra studenti, l’organizzazione dei tempi dell’attività quotidiana, l’attenzione all’ambiente fisico della scuola e prima di tutto dell’aula da attrezzare in aree di lavoro, la dotazione di strumenti didattici tattili e digitali, la cura della comunicazione visuale.
Della didattica fa parte, come sappiamo, la valutazione. Tema di cui, però, nel documento La Buona scuola si accenna soltanto. Se nella valutazione diamo importanza a certe discipline e a certe modalità di rilevazione, la scuola, al di là dei proclami, riorganizzerà il curricolo in quelle direzioni. Inoltre la struttura del voto numerico, che è stata privilegiata in Italia, mal si confà ad una scuola che si vuole orientata alle competenze e alla passione per lo studio. Qui occorre fare davvero dei passi in avanti in una diversa direzione.
L’idea di dare rilievo al merito dei docenti è per noi importante. Sul merito si fonda la scuola che valuta costantemente gli alunni e non si capisce perché, coerentemente, anche i docenti non possano accettare il riconoscimento del loro valore. È importante, come del resto si afferma, collegare il merito alla responsabilità. L’esperienza e la professionalità vanno riconosciute, ma al tempo stesso esse devono essere messe a disposizione della propria comunità scolastica. Uno dei limiti che la scuola italiana deve superare è quello di essere un’organizzazione piatta povera di responsabilità. Perché allora non pensare a istituti che raggruppano scuole–comunità (i plessi) e che hanno docenti coordinatori (head teacher) come accade nel resto d’Europa, in modo che il dirigente possa effettivamente disporre di uno staff che organizza e migliora la didattica?
Nel documento La Buona Scuola, giustamente, si pone in rilevo l’alfabetizzazione digitale sulla quale la scuola, come il Paese nel suo complesso, è in ritardo. Siamo conviti che occorra uno sforzo grande per fornire strutture, a partire dai collegamenti che consentano navigazioni sufficientemente veloci, fino a coinvolgere più attivamente i docenti che spesso si sentono spaesati tra i nativi digitali, non solo per il fatto di non usare le tecnologie, ma per non disporre dei modi diversi di pensare e di approcciarsi alla conoscenza. 
Importante anche la proposta di sviluppare l’insegnamento del coding a partire dalla primaria con l’obiettivo che “in ogni classe gli alunni imparino a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico ancheattraverso modalità ludiche (gamification)”.  Tuttavia un’enfasi eccessiva sul digitale e sulle nuove tecnologie non ci sembra opportuna. Nella nostra esperienza abbiamo trovato una grande efficacia nel ricercare in tutte le discipline di studio un’alleanza tra strumenti tattili e digitali. Toccare, manipolare, costruire con le mani, esplorare, far esperienza del mondo fatto di oggetti, cose, corpi è una modalità che va assolutamente reintrodotta nella scuola. 
Maria Montessori, giustamente citata, nutriva una visone cosmica, dove la Terra riconquistava un posto centrale nello sviluppo dell’insegnamento. Il nostro movimento Senza Zaino è convito che la sfida dell’educazione si giochi nel trovare un nuovo equilibrio tra la Terra e la Nuvola, vale a dire sul fatto che i ragazzi e i bambini devono essere riabituati a “tenere i piedi per terra” pur dentro all’universo del digitale e del virtuale (la Nuvola). 
Ciò significa, in grande, far cogliere le sfide del Terzo Millennio che sono le sfide del pianeta, dell’ecologia e dello sviluppo umano; e nella quotidianità invece vuol dire che temi come quello del lavoro, del cibo, del corpo, del movimento, della natura, della relazione faccia a faccia - tutti temi che hanno a che fare con la Terra - debbono essere reintrodotti sin dalla scuola dell’infanzia e pervadere l’intero arco temporale della scuola fino alle superiori, non escludendo i licei. Nel contempo essi devono coinvolgere le varie discipline di studio, proprio per contrastare la deriva astratta e disincarnata della scuola attuale.
* Dirigente scolastico, Responsabile nazionale Rete Senza Zaino per una scuola Comunità
** Dirigente scolastico, Gruppo Promotore Rete Senza Zaino per una scuola Comunità

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