domenica 9 novembre 2014

Regioni da chiedere. Tutte.

Regioni. Bilanci irregolari: Corte dei conti certifica, per Renzi idee di tagli

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ROMA – Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog, Un sogno italiano, con il titolo: “La Corte dei conti certifica gravi irregolarità nei bilanci delle regioni”.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva evocato sprechi e la Corte dei conti ha certificato gravi irregolarità nei bilanci delle Regioni.
 
Devono essere risuonate come una musica gradevolissima alle orecchie del Presidente del Consiglio le conclusioni cui è pervenuta la Corte dei conti nell’esame dei bilanci di molte regioni nei quali sono state individuate irregolarità varie, spesso gravi. Ne hanno scritto su Repubblica Federico Fubini e Roberto Mania, riferendosi a “bilanci truccati… tra dipendenti fantasma e debiti non registrati”.
A pochi giorni dal confronto vivace con i Presidenti delle regioni che, capitanati dal Presidente della Regione Piemonte, Chiamparino, avevano manifestato disappunto per i tagli previsti nel disegno di legge di stabilità (4 miliardi) e minacciato di ricorrere a riduzione di servizi, in particolare nella sanità, la replica di Renzi, “taglino i loro sprechi”, trova oggi conforto nelle indicazioni della Corte dei conti, tratte dalle relazioni con le quali le Sezioni regionali di controllo della magistratura contabile hanno accompagnato le pronunce nei giudizi “di parificazione” dei rendiconti generali delle regioni.
Si tratta di giudizi, tradizionali nella contabilità dello Stato fin dall’unità d’Italia, estesi alle regioni ad autonomia ordinaria a fine 2012, come già era avvenuto nelle regioni ad autonomia speciale. Giudizi che costituiscono un accertamento di conformità dei dati del rendiconto generale della regione alle scritture tenute o controllate dalla Corte dei conti. A questa pronuncia, che ha il valore di una vera e propria sentenza che rende immodificabili i dati del rendiconto oggetto del giudizio, salve le sanatorie apportate in sede di approvazione con legge del rendiconto stesso da parte delle Assemblee legislative regionali, le Sezioni contabili allegano una relazione con la quale danno conto delle osservazioni che hanno potuto effettuare sulla gestione, sulla base di propri accertamenti e del risultato dei controlli interni.
Ce n’è per molti governi regionali, quale più quale meno censurati per fatti di gestione amministrativa e/o contabile. Il bilancio consuntivo, cioè il rendiconto generale, fotografa, infatti, i risultati della gestione delle risorse destinate alle politiche pubbliche, dalla sanità all’assistenza, alla tutela del territorio e mette in risalto il raggiungimento o meno degli obiettivi contenuti nell’indirizzo politico uscito dalle urne, con quali procedure e con quale personale.
E così per una regione, il Piemonte, la dichiarazione di conformità alle scritture della Corte è stata negata per alcune partite di bilancio in relazione a “dubbi sulla corretta iscrizione al bilancio delle anticipazioni”, 2 miliardi di euro previsti dal Tesoro nel 2013 per pagare gli arretrati alle imprese fornitrici della sanità. Infatti li avrebbe utilizzati per altri fini. Sul rendiconto della regione Campania, invece, la Corte non si è pronunciata. Una decisione che non ha precedenti.
In altre occasioni, ad esempio per la regione Liguria, la Corte ha negato la dichiarazione di conformità della posta di bilancio concernente 91 milioni di residui attivi, su 103 milioni di cessioni di immobili il su 17,5 milioni di operazioni in derivati con la banca americana Merrill Lynch. Per non parlare che del dato più significativo. Perché c’è anche il bonus per i direttori delle Aziende sanitarie. Non di poco conto anche i problemi del Veneto. La Corte denuncia “errori” di contabilizzazione dell’indebitamento e “rappresentazioni contabili scorrette”.
Sbaglierebbe chi considerasse taluni di questi rilievi solo formali. I controlli della Corte dei conti, infatti, spiega l’art. 1 del decreto-legge numero 174 del 2012, che ha disciplinato la materia, sono stati previsti “al fine di rafforzare il coordinamento della finanza pubblica, in particolare tra i livelli di governo statale e regionale, e di garantire il rispetto dei vincoli finanziari derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”.
Si tratta di un controllo che, come previsto dalla Costituzione tende a garantire in funzione obiettiva, cioè nell’interesse generale, il buon funzionamento delle istituzioni le cui risorse sono fornite dal cittadino attraverso il sistema fiscale. Pertanto la Corte esamina la tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi regionali e sulle tecniche di quantificazione degli oneri, le coperture che devono assicurare il corretto equilibrio dei bilanci.
In questo contesto le Sezioni di controllo della Corte dei conti esaminano i bilanci preventivi e i rendiconti consuntivi delle regioni e degli enti che compongono il Servizio sanitario nazionale, per la verifica del rispetto degli obiettivi annuali posti dal patto di stabilità interno, dell’osservanza del vincolo previsto in materia di indebitamento dall’articolo 119 della Costituzione. Sempre agli stessi fini le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti verificano altresì che i rendiconti delle regioni tengano conto anche delle partecipazioni in società controllate e alle quali è affidata la gestione di servizi pubblici per la collettività regionale e di servizi strumentali alla regione.
Nell’ottica del coordinamento della finanza pubblica le relazioni redatte dalle Sezioni regionali di controllo della Corte dei conti sono trasmesse alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell’economia e delle finanze “per le determinazioni di competenza”.
Renzi o i suoi collaboratori le avevano lette e ne hanno tratto la conclusione che si potevano sottrarre 4 miliardi alle regioni.

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