M5S, ondata record di espulsioni tra attivisti
Gli avvocati di Grillo eliminano le voci critiche
Dalla Lombardia alla Sicilia, decine di lettere inviate dallo studio legale del leader pentastellato vietano l'uso del simbolo del Movimento ad attivisti e organizzatori dei gruppi locali. La loro colpa? Aver chiesto maggiore trasparenza
Gli eletti meritano un posto sul blog, gli attivisti un’anonima lettera dell’avvocato.Beppe Grillo e Casaleggio sono passati a mietere direttamente la base. Se in principio i cittadini dovevano mandare a casa la casta, ora nel Movimento i ruoli sembrano invertiti ed è la "casta" a mandare a casa i cittadini. Uno tsunami di espulsioni sta colpendo attivisti e meet up di tutta Italia, dalla Sicilia passando per Roma fino ad arrivare alla Lombardia, vicinissimo al cuore del Movimento: la Casaleggio Associati.
Ed è proprio da qui, tramite lo Studio legale Squassi e Montefusco, che sono partite le decine e decine di mail con la diffida ad utilizzare il logo: “Diffida all’uso del nome Movimento 5 stelle”, si legge. Gli avvocati indirizzano “in nome e per conte del sig. Giuseppe – detto Beppe – Grillo” la stessa missiva indistintamente a organizer di interi gruppi locali o semplici attivisti. La motivazione? A libera interpretazione.
Verrebbe da pensare che sia dovuta al fastidio dato a qualche eletto, come il consigliere regionale dell’Ars, Giancarlo Cancelleri, vicinissimo al guru Gianroberto Casaleggio. Debora Borgese, un’attivista di Catania colpita dalla scomunica, aveva infatti depositato una richiesta di remissione di mandato per il gruppo regionale, motivata – spiega l’attivista – da dinamiche poco chiare nell’assunzione dei collaboratori.
Assieme a lei, colpiti da espulsione e diffide decine di attivisti: 3 diffide e 3 espulsioni a Catania; 8 diffidati e 8 espulsi nel Meet Up di Misterbianco; 8 diffidati e 4 espulsi Caltagirone. Il filo conduttore? Sarà un caso, ma “sono i membri inseriti nel gruppo di coordinamento del blog PRIMA LINEA CRITICA”, spiega Debora, “E sono anche coloro i quali avevano incontrato in via informale gli attivisti di 878 (meet up romano colpito da scomunica), ma di tutto abbiamo parlato men che di M5S o di azioni sovversive atte all'implosione del M5S". L’accusa? “Voler organizzare un movimento parallelo. Niente di più falso”.
Stessa sorte per il Mu di Messina, in cui i 14 organizer del gruppo “Messina in Movimento” vengono apostrofati come “sedicenti portavoce degli attivisti del M5s”, e ai quali vengono sbarrati i codici di accesso al portale: “nella stessa giornata abbiamo appurato l’impossibilità da parte nostra di accedere a tutti i siti di riferimento del Movimento: blog nazionale, sito nazionale e sistema operativo”, spiega Maria Cristina Saija, attivista da prima che i 5 stelle nascessero e legata al movimento antimafia Agende Rosse, che assieme al gruppo in questione non ha risparmiato critiche e osservazioni ai vertici. Non a caso è stata la prima sul web a denunciare quanto sta accadendo alla base pentastellata.
Anche in questo caso, la cacciata “avviene per motivi a noi oggi ignoti. Nessuna spiegazione è stata fornita”.
La sua indignazione è postata su Facebook: “Se le motivazioni bisogna trovarle nei fatti e non nei dubbi, nelle illazioni, allora guardiamo ai fatti: sono un'attivista classe 2007 (e questo rimango movimento o no) 26.000 preferenze alle Europee, a Messina e provincia sono stata la più votata con 10.000 voti circa. I fatti sono e rimangono importanti per capire. Tutto il resto sono e rimangono illazioni”.
Vicende interne sicuramente, ma di altrettanto certo c’è che non è un caso isolato. Passando dall’altro capo d’Italia infatti, in Lombardia, a denunciare l’ammonimento è un attivista di Arese che addirittura lavora (gratuitamente) per il Gruppo di lavoro Comunicazione “costituito su richiesta dello stesso gruppo regionale oltre un anno fa”, e che si occupa di fornire la piattaforma di invio di email utilizzata per il servizio di newsletter di tutti gli attivisti lombardi. Sergio Clerici, bandito assieme ad altri 6 attivisti, è più sconfortato che arrabbiato: “la delusione e la frustrazione prende molti di noi, che non capiscono perché farci scrivere da un avvocato, invece di parlarci con trasparenza e correttezza”, che denuncia un approccio ormai “quasi staliniano dei vertici”.
Sembrerebbe sia proprio quello che dalla casa madre detentrice del logo si voglia evitare. Discussione interna e organizzazione territoriale sembrano non essere graditi.
La diffida ha colpito perfino lo storico meet up romano, l’878, contenente ben 601 attivisti tra i più duri e puri: “non ci hanno espulsi uno per uno perché nel gruppo 878 ci sono molti portavoce e altri organizer di molti gruppi Laziali: se espellono gli iscritti espellono il Lazio”, racconta uno degli iscritti. Un meet up di fedelissimi, che annovera fra i suoi membri nomi come Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Roberta Lombardi.
A denunciarlo è lo stesso organizer, Ernesto Leone Tinazzi: “Conosciamo bene le regole avendo supportato per anni Beppe Grillo e il Movimento, i cui risultati sono stampati oggi in buona evidenza con una diffida legale”, scrive ai componenti del gruppo comunicando la diffida avvenuta il 9 dicembre. “Pertanto chiunque è portatore dei principi del Gruppo 878 si sente espulso dal Movimento per motivi ignoti e a propria insaputa”.
Una lunga scia sismica che ha origini lontane: il primo fu Valentino Tavolazzi, attivista ferrarese reo di aver organizzato già nel 2011, incontri dal nome evocativo – i “Democracy Day” – in cui si parlava proprio di organizzazione interna del Movimento .
Altri due casi noti in Emilia-Romagna, terra d’origine per il Movimento di Beppe Grillo, furono Lorenzo Andraghetti e Alessandro Cuppone. Probabilmente invisi ai fedelissimi locali, per loro nessuna spiegazione ufficiale: esclusione dalla candidatura alle parlamentarie e divieto di accesso al portale, status symbol per eccellenza che determina l’appartenenza al Movimento.
Non serve infine citare il caso più noto: quello dei 4 attivisti saliti sul palco della tre-giorni di ottobre al Circo Massimo, che hanno osato sfidare i vertici chiedendo confronto pubblico al grido di “Occupaypalco”.
In questo strano divorzio, nessuna delle due parti in causa sembra essere disposta a mollare. Se è vero che l’ondata di espulsioni si sta estendendo con una rapidità impressionante, è altrettanto vero che non si perdono d’animo gli attivisti che ancora si considerano a cinque stelle: “Apprendiamo da alcuni giornali locali che alcuni Meet Up in tutta Italia sono stati diffidati e gli attivisti espulsi dal Movimento 5 Espelle. Per dare la possibilità agli attivisti espulsi o coinvolti in tali avvenimenti poco trasparenti di dire la loro, vorremmo organizzare degli incontri tramite videoconferenze Hangout. Chiunque voglia partecipare ci contatti ”.
Un terremoto che sembra essere solo all’inizio, il cui epicentro è nelle radici del Movimento stesso: la democrazia dal basso. E su Facebook, organizzato da un "attivista certificato - ci tiene a specificare nella firma - e cosciente del m5s", spunta l'evento datato, non a caso, il 25 aprile: "Scissione del M5s" . chi vi aderirà e come si arriverà a quella data non è possibile prevederlo. Ma la premessa sembra inequivocabile: "La scissione é necessaria perché i vertici del M5S continuano a violare i principi più elementari di Democrazia diretta".
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