venerdì 19 dicembre 2014

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MAFIA CAPITALE

Quei legami neri tra Carminati e Casa Pound

Un misterioso personaggio faceva la spola tra l’ex Nar e il capo dell’estrema destra. E il clan del Cecato si riuniva in una onlus. Gli sviluppi dell'inchiesta 

DI LIRIO ABBATE
Quei legami neri tra Carminati e Casa Pound
Ci potrebbe essere un collegamento fra il capo di “Mafia Capitale”, Massimo Carminati e il leader di Casa Pound, Gianluca Iannone. A far da ponte fra i due sarebbe un uomo, di cui non si conosce ancora l’identità, che emerge nelle intercettazioni e su cui i carabinieri del Ros hanno avviato accertamenti per individuarlo. L’ipotesi emerge dai pedinamenti effettuati durante l’indagine su “Mafia Capitale”. Casa Pound subito dopo la notizia dell’arresto per mafia di Carminati e dei suoi presunti complici, aveva sottolineato la propria estraneità 
Massimo Carminati
Massimo Carminati
all’inchiesta, ed aveva sostenuto che vi era «allarmante continuità criminale fra amministrazioni di destra e sinistra». Dai documenti depositati agli atti dai pm Michele Prestipino, Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, emerge che qualche appartenente al movimento potrebbe però essere stato in contatto con Carminati e con il suo braccio operativo-imprenditoriale, Salvatore Buzzi, anche lui arrestato per mafia.

La scena si svolge una mattina d’estate di un anno fa. Il 27 luglio 2013 le telecamere nascoste dagli investigatori inquadrano l’ingresso del negozio della moglie del capo clan, Alessia Marini, in corso Francia, e registrano l’incontro fra un misterioso uomo con Carminati e la donna. I carabinieri sottolineano nella relazione di servizio “l’atteggiamento confidenziale” fra i tre. Al gruppo si aggiunge anche una quarta persona: l’imprenditore romano Lorenzo Alibrandi.

È il fratello del terrorista nero Alessandro, camerata del “Cecato” durante gli anni di piombo e morto durante una sparatoria con la polizia nel 1981. L’uomo misterioso sembra conoscere molto bene tutte le persone che si trovano con lui davanti al negozio. L’attenzione dei carabinieri si concentra su di lui e gli investigatori del Ros notano che “mister x” ha l’esigenza di parlare riservatamente con Carminati. Nonostante tutte le utenze telefoniche del capo fossero sotto controllo, la visita non è stata preannunciata da una telefonata: un altro indizio delle cautele che precedono questo incontro. Le telecamere inquadrano la scena davanti al negozio e si vede il gesto improvviso di Carminati che cerca riparo in un luogo appartato per proseguire la conversazione con il suo interlocutore. Un posto defilato, lontano da occhi indiscreti.
Gianluca Iannone, leader di CasaPound
Gianluca Iannone, leader di CasaPound

Dopo alcuni minuti l’uomo lascia il negozio di corso Francia e va via a piedi. I carabinieri decidono di seguirlo e notano che lungo il percorso “mister x” adotta tutta una serie di cautele nei movimenti, «assimilabili», come scrivono gli investigatori, «alle condotte proprie degli appartenenti ad organizzazioni terroristiche o malavitose per evitare il pedinamento». Sono tattiche tradizionali: il soggetto inizia ad entrare brevemente all’interno di negozi senza fare nessun acquisto, si sofferma davanti alle vetrine e poi si muove per la città a bordo di mezzi pubblici. I carabinieri non lo perdono di vista. E scoprono che dopo il colloquio riservato con Massimo Carminati, “mister x” va ad un secondo incontro, questa volta con l’esponente di Casa Pound Gianluca Iannone, romano, residente a Sacrofano, lo stesso centro in cui abitava il “Cecato”. Nel loro rapporto i militari lo indicano come “fondatore e presidente” del movimento di estrema destra.

Al momento i carabinieri non sono ancora riusciti a identificare il viaggiatore misterioso, che ha attraversato la metropoli come facevano i militanti della lotta armata: la procura ha chiesto altri accertamenti.
Anche Salvatore Buzzi ha avuto contatti con esponenti di Casa Pound, tanto che in una intercettazione il patron della cooperativa “29 giugno” chiede ad un suo uomo fidato, Carlo Guarany, se ricordava il nome della persona dell’area del movimento di estrema destra che avevano assunto.

Il misterioso uomo da identificare è in confidenza pure con l’imprenditore Lorenzo Alibrandi, che Carminati ha messo sotto la sua “protezione”. Alibrandi gestisce la casa famiglia “Piccoli passi” ad Acilia alla periferia di Roma, sostenuta da Carminati. Il “Cecato”, come emerge dalle intercettazioni ha aiutato l’imprenditore, fratello del suo amico terrorista, liberandogli la strada amministrativa da pastoie burocratiche e facendogli ottenere il via libera su tutta una serie di documenti e autorizzazioni comunali, proprio nel periodo in cui sindaco della città era Gianni Alemanno, che aveva come capo segreteria l’ex portavoce di Forza Nuova Antonio Lucarelli, entrambi indagati nell’inchiesta “Mafia Capitale”.

La sede della casa famiglia “Piccoli passi” è un casolare di campagna con novanta ettari di terreno. Stando al sito web, l’immobile è stato donato dalla Fondazione Pulcini, guidata dalla famiglia di costruttori che aveva stretti contatti con Carminati e Buzzi. La ristrutturazione invece è stata finanziata da un’altra fondazione, quella intitolata alla memoria del petroliere Nando Peretti, il patron dell’Api. Un’operazione d’alto livello: per inaugurare la struttura nel gennaio 2009 intervenne l’allora sottosegretario della presidenza del Consiglio Gianni Letta e il magistrato Simonetta Matone.

Per gli inquirenti, negli ultimi anni il casale è stato sede di riunioni molto riservate: appuntamenti gestiti con grande cautela che «appaiono connessi alla gestione degli interessi illeciti del clan diretto da Carminati». In questo contesto per i carabinieri Lorenzo Alibrandi «è risultato avere un ruolo attivo nell’organizzazione delle riunioni». I militari del Ros hanno documentato la frequentazione dei locali della casa famiglia da parte di Riccardo Mancini, all’epoca amministratore delegato di Eur spa; Andrea Carminati, figlio di Massimo; Carlo Pucci, ex direttore dell’area commerciale di Eur spa; Luca Gramazio, consigliere regionale Lazio di Forza Italia; l’imprenditore Fabrizio Franco Testa; il componente del consiglio di amministrazione di Ama spa, Giuseppe Berti; Fabrizio Pollak, dipendente dell’Eni; Giuseppe Aliberti, imprenditore, e Fabrizio Cavaceppi, ex appartenente ai Nuclei armati rivoluzionari. E altri personaggi ben in vista nella città.

Durante le ultime fasi dell’indagine gli investigatori hanno registrato sempre nei locali di “Piccoli Passi” una riunione fra Carminati, il suo difensore Ippolita Naso e Fabrizio Franco Testa, l’imprenditore al quale aveva affidato l’incarico di effettuare investimenti a Londra. Prima di questo incontro è stata intercettata una conversazione telefonica tra Massimo Carminati e il figlio Andrea, il cui contenuto ha fatto comprendere ai carabinieri «il pieno coinvolgimento di Andrea Carminati nell’attività del padre», come si legge in una informativa agli atti dell’inchiesta.

Andrea Carminati, 24 anni, dopo un periodo trascorso a Londra, dove è stato affidato ad alcuni amici del “Cecato” che si sono trasferiti molti anni fa nella City, fra cui il latitante di estrema destra Vittorio Spadavecchia, è tornato in Italia, vive a Milano e frequenta un corso di specializzazione all’Università Bocconi. Come voleva il genitore, si sta preparando a diventare un manager di livello. E, di sicuro, fondi ed entrature non gli sarebbero mancati.

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