venerdì 19 dicembre 2014

Altra corporazione da eliminare quella degli avvocati.

Giovani avvocati, rivolta contro la Cassa Forense


19/12/2014
«#Iononmicancello» è lo slogan virale scelto dagli avvocati per protestare contro la regola dei minimi obbligatori che impone di pagare i contributi previdenziali alla Cassa forense, ma senza tenere conto del reddito. Moltissimi i post di protesta che in queste ore rimbalzano sul web: la cifra minima richiesta è di circa 4mila euro l’anno, in tanti lamentano sia pari o di poco superiore al loro reddito. Poco cambia nulla se si guadagna più o meno durante l’anno, la cifra da sborsare è la stessa per tutti: per chi non paga, è prevista la cancellazione dall’albo.  

La protesta rimbalzata in questi giorni sui social media è nata da un gruppo pubblico su Facebook «Mobilitazione Generale Avvocati» che ora sfiora i 14mila iscritti: la proposta nata sul web è eliminare l’obbligo dei minimi e passare a un sistema contributivo proporzionale. Anche se per i primi otto anni di iscrizione sono previste delle agevolazioni per chi guadagna meno di 10mila euro l’anno - per i primi cinque anni, anche in caso di reddito prossimo allo zero, il minimo da versare è di circa 800 euro l’anno, per i successivi sfiora invece i 1.200 euro - si lamenta la disparità di trattamento tra i nuovi e i vecchi iscritti. La riforma portata a termine dal governo Monti ha reso obbligatoria per tutti gli avvocati l’iscrizione alla Cassa forense: prima chi percepiva un reddito inferiore ai 10.300 euro, cioè circa 15mila euro di fatturato, non era costretto a iscriversi. «Si chiede equità, si chiede un sistema previdenziale che sia attento alle esigenze dei giovani avvocati e in generale degli avvocati portatori di redditi bassi e medio bassi - si legge in un post di MGA -, perché la grave crisi della categoria, che non dipende solo dalla pessima congiuntura economica, colpisce soprattutto loro». 

«#Iononmicancello» è lo slogan virale scelto dagli avvocati per protestare contro la regola dei minimi obbligatori che impone di pagare i contributi previdenziali alla Cassa forense, ma senza tenere conto del reddito. Moltissimi i post di protesta che in queste ore rimbalzano sul web:  la cifra minima richiesta è di circa 4mila euro l'anno, in tanti lamentano sia pari o di poco superiore al loro reddito. Poco cambia nulla se si guadagna più o meno durante l'anno, la cifra da sborsare è la stessa per tutti: per chi non paga, è prevista la cancellazione dall'albo. La protesta rimbalzata in questi giorni sui social media è nata da un gruppo pubblico su Facebook «Mobilitazione Generale Avvocati» che ora sfiora i 14mila iscritti: la proposta nata sul web è eliminare l'obbligo dei minimi e passare a un sistema contributivo proporzionale. Anche se per i primi otto anni di iscrizione sono previste delle agevolazioni per chi guadagna meno di 10mila euro l'anno - per i primi cinque anni, anche in caso di reddito prossimo allo zero, il minimo da versare è di circa 800 euro l’anno, per i successivi sfiora invece i 1.200 euro - si lamenta la disparità di trattamento tra i nuovi e i vecchi iscritti. La riforma portata a termine dal governo Monti ha reso obbligatoria per tutti gli avvocati l’iscrizione alla Cassa forense: prima chi percepiva un reddito inferiore ai 10.300 euro, cioè circa 15mila euro di fatturato, non era costretto a iscriversi. «Si chiede equità, si chiede un sistema previdenziale che sia attento alle esigenze dei giovani avvocati e in generale degli avvocati portatori di redditi bassi e medio bassi - si legge in un post di MGA -, perché la grave crisi della categoria, che non dipende solo dalla pessima congiuntura economica, colpisce soprattutto loro».

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...