Dal Governo solo le linee guida dei decreti per il Jobs Act. No da Cgil e Uil
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Articolo pubblicato il: 19/12/2014
Il governo mantiene la promessa ma non scopre le carte. Convoca sindacati e imprese alla vigilia della presentazione dei primi decreti attuativi del Jobs Act ma al confronto si limita ad illustrare per grandi linee e senza grandi dettagli i passaggi previsti nei due provvedimenti che dovrebbero vedere la luce nel Cdm del 24 dicembre, quello sul contratto a tutele crescenti e quello sull'Aspi. "Non c'è un testo perchè non è stato completato, c'è ancora una discussione politica ma quello che c'è è un tema di equilibrio generale", spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Ma anche se poche, le informazioni che Poletti ha fornito alle parti sociali sui nodi più spinosi della riforma, dall'art.18 agli ammortizzatori sociali, irrigidiscono soprattutto Cgil e Uil, che rinnovano e rinforzano la loro opposizione alla linea del governo. Critica anche l'Ugl. Più morbida la posizione della Cisl, "il confronto deve proseguire, non importa come" mentreConfindustria che parla di "primo passo positivo" sospende il giudizio in attesa di particolari sui "costi delle sanzioni". "Se le cose fossero così come le avete dette vi promettiamo lotte crescenti", sintetizza infatti, per il fronte semi-unitario, il leader Uil, Carmelo Barbagallo. Mentre il segretario generale Cgil, Susanna Camusso, parla senza mezzi termini di "una proposta di contratto a monetizzazione crescente con cui si passa da una tutela reale dei lavoratori alla monetizzazione della tutela" e denuncia la volontà dell'esecutivo di puntare all'eliminazione del diritto al reintegro dei lavoratori per tutti i casi di licenziamento illegittimo, "mantenendolo solo per quello di discriminatorio".
Sul tavolo dunque poche le tessere del mosaico già incasellate. "Continuiamo ad avere la sensazione che quando vedremo tutto il quadro ci saranno moltissime contraddizioni, con il rischio di fare significativi guai", ammonisce ancora Camusso. Ricostruendo disegno e filosofia di quanto illustrato da Poletti, infatti, il governo sembra orientato a circoscrivere il reintegro di lavoratori illegittimamente licenziati per motivi disciplinari solo in caso di "fatto materiale insussistente" che dovrebbe essere dimostrato dal lavoratore. E sempre in caso di licenziamento illegittimo, è anche possibile accedere ad una sorta di "conciliazione espressa" che dovrebbe prevedere una maggiore indennità al lavoratore (si parlerebbe di 18 mensilità) e la possibilità per l'azienda di scaricarne una parte fiscalmente. Per quanto riguarda il licenziamento economico che non prevederà più alcun diritto al reintegro, invece, il governo sembrerebbe orientato a inserire, in caso di licenziamento illegittimo, un'indennità al lavoratore maggiore solo per il primo anno di contratto (si parla di 3-6 mensilità che poi tornerebbero a 1,5 nel secondo e terzo anno). Un passaggio, questo, che preoccupa la Cgil. "Vogliono creare una norma che preveda un rapporto esclusivo tra azienda e lavoratori ed un legame tra incentivazione e possibilità di favorire i licenziamenti", spiega Camusso. Sotto la lente del governo anche i licenziamenti collettivi, tema delicato da valutare però solo se all'interno della delega mentre nessun accenno è stato fatto sullo "scarso rendimento" come giusta causa di licenziamento economico.
Il governo comunque ribadisce l'intenzione a fare presto. "Entro 6 sei mesi al massimo i decreti dovranno essere approvati", è il timing indicato da Poletti che conferma anche l'obiettivo dell'incontro: dialogo ma senza trattativa. Cgil e Uil, comunque, non avevano grandissime aspettative. "Non mi pare che siano per un dialogo serrato. E il fatto che Poletti abbia ribadito più volte che il confronto non prevede la trattativa ci conferma un atteggiamento indisponibile del Governo ad un normale rapporto con i sindacati e un atteggiamento molto più arretrato del dialogo sociale che si svolge in Europa", annota Camusso, anche se successivamente, in una nota di commento dell'incontro Poletti, che non ha tenuto l'attesa conferenza stampa, parla di "clima positivo" e di un confronto che continuerà "per vie formali ed informali". Più morbido e decisamente 'interlocutorio' il giudizio della Cisl. ''E' un incontro importante perché risponde all'impegno assunto il 7 ottobre dal governo con le parti sociali. Sarebbe stato però meglio avere in mano una bozza su cui discutere per poter esprimere un giudizio più compiuto'', ha spiegato il segretario confederal Gigi Petteni disponibile a qualunque confronto: "incontro in sale gialle o verdi ...non ce ne importa nulla, l'importante è il risultato finale", dice. Sul fronte del no si schiera anche l'Ugl, perplessa per la mancanza di un testo su cui ragionare. "Il governo non può pensare che il contratto a tutele crescenti e tutta la materia degli ammortizzatori possano essere accettate come una semplice presa d’atto", dice il segretario generale, Paolo Capone, che rimarca "la distanza e le perplessità nei confronti di un testo sul quale il governo, il terzo non eletto dai cittadini italiani,fino ad oggi ha impedito ai sindacati di intervenire".