Legge di Stabilità: nella notte l’ok a Palazzo Madama
Durante il corso della seduta proteste accese delle opposizioni. Renzi: «Abbiamo stoppato l'assalto alla diligenza e messo in cantiere la legge elettorale: indietro non si torna»
Via libera del Senato alla fiducia posta dal governo sul maxiemendamento alla legge di Stabilità. I voti favorevoli sono stati 162, i no 37, nessun astenuto. «Le modifiche al disegno di legge di stabilità 2015 apportate sono sostanzialmente neutrali sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e sugli altri saldi di finanza pubblica», afferma un comunicato finale del Consiglio dei ministri che all’alba ha approvato la Nota di variazione al bilancio di previsione dello Stato.
RENZI: «ABBIAMO STOPPATO LA DILIGENZA» – «Abbiamo stoppato l’assalto alla diligenza e messo in cantiere la legge elettorale: indietro non si torna». In contatto tutta la notte con il Senato, Matteo Renzi è più che soddisfatto nei commenti con i suoi parlamentari, dopo l’approvazione della legge di Stabilità (che «toglie 18 miliardi di tasse ai cittadini»). «La partita era davvero difficile, erano tornati in campo vecchi appetiti, li abbiamo lasciati a bocca asciutta», spiega il premier a governo e senatori che ringrazia uno per uno («ma uno piu’ di tutti gli altri, Sergio Zavoli, 91 anni, sul suo banco per tutto il tempo»). «L’obiettivo era provare a fermare la legge elettorale, non gli è riuscito», ha sottolineato Renzi. E ancora: «A polemizzare su inesperienza e confusione erano, guarda caso, i campioni dell’arcipolitica, alleati con quelli dell’antipolitica e finiti entrambi sconfitti».
STABILITÀ: SEDUTA DI FUOCO – Durante il corso della seduta ci sono state proteste accese delle opposizioni, che hanno denunciato un testo pieno di errori. Il Movimento 5 stelle ha chiesto il rinvio in commissione del provvedimento e alla fine non ha partecipato al voto. Anche Forza Italia si è fatta sentire, abbandonando in un primo momento i lavori per poi rientrare al voto finale per il no.
STABILITÀ: POLEMICHE SU ERRORI - Alcuni refusi sono stati riconosciuti anche dallo stesso viceministro all’Economia Enrico Morando. «Il governo ha accettato e si è scusato per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo», ha sottolineato durante il corso dei lavori. Durante la seduta notturna è finito sotto accusa non solo il dossier che correda la manovra ma anche lo stesso testo del maxiemendamento che, almeno in parte, è stato rivisto durante i lavori dell’Assemblea. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha cercato di far luce sulla vicenda: «Si tratta di drafting e la presidenza si assume dunque la responsabilità di fare correzioni». le polemiche hanno senz’altro allungato la seduta. La manovra ora approvata a Madama torna così alla Camera. Domani, nel tardo pomeriggio, alle 19, ci sarà un ufficio di presidenza della commissione Bilancio di Montecitorio che deciderà l’ordine dei lavori. Quello alla Camera, che sarà il terzo e l’ultimo passaggio, un esame lampo: lunedì è atteso l’ok finale ai documenti di bilancio.
Polemiche che ben racconta un pezzo del Corriere della Sera a firma di Antonella Baccaro:
Ma cosa è successo? Un corto circuito generale che ha rischiato, come ha profetizzato Renato Brunetta (Forza Italia) per tutta la giornata di ieri, di portarci dritti all’esercizio provvisorio. Ricapitolando: 1) la Camera ha stravolto il testo della manovra in prima lettura prendendosi tutto il tempo per farlo. 2) La commissione Bilancio del Senato ha iniziato il proprio lavoro con la spada di Damocle dei tempi stretti necessari per consentire al governo d’incardinare la legge elettorale, ma non ne ha tenuto conto, sfornando a propria volta una valanga di emendamenti, alcuni vere e proprie «mance». 3) Il governo ha fatto la sua parte producendo un’ottantina di emendamenti, ai quali sono seguiti i subemendamenti della commissione. 4) L’opposizione, soprattutto il M5S, vista l’ impasse , ha cominciato a rumoreggiare denunciando il pressing delle lobby .
Fino allo sblocco finale…
Conclusione: il maxi emendamento è arrivato in Aula rivisto e corretto soltanto alle 19.30 mentre l’assemblea ormai ribolliva. Al punto che quando il ministro Maria Elena Boschi ha preso la parola per porre la questione di fiducia l’Aula è esplosa in un boato. Il presidente Pietro Grasso è dovuto intervenire: «La ricreazione è finita» ha detto con espressione forse non troppo felice, visto che i senatori si erano tutt’altro che «ricreati» nell’attesa. Ma soprattutto dal momento che il ritardo ha costretto il Senato a votare a notte fonda: l’ultimo voto è iniziato alle tre.
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