La legge dell’Isis: “La schiavitù delle donne è prevista dal Corano”
lunedì, ottobre 13th, 2014
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Le donne non musulmane “devono” diventare schiave dello Stato Islamico. La rivista online dell’Isis “Dabiq” nel suo quarto numero – oltre al fotomontaggio sulla copertina dove gli ijahdisti hanno raffigurato la bandiera nera dell’organizzazione mentre sventola sull’obelisco di piazza San Pietro – sostiene, sulla base della Legge coranica, la piena legittimità del rapimento e della riduzione in schiavitù sessuale delle donne degli «infedeli». Un precetto che sarebbe stato osservato dai miliziani dello Stato Islamico nei confronti donne catturate in Iraq, in particolare quelle della minoranza yazida, e che pertanto i seguaci della Jihad non si sarebbero macchiati di nessuna condotta censurabile. La schiavitù sessuali di queste donne sarebbe consentita dalla legge islamica e il Califfato istituto da Abu Bakr al-Baghdadi non farebbe altro che adeguarsi. Il concetto è spiegato a chiare lettere proprio su “Dabiq” in un articolo dal titolo: “Il ritorno della schiavitù prima dell’Ora” in riferimento al giorno del Giudizio secondo il Corano. «Bisogna ricordarsi che schiavizzare le famiglie degli infedeli e prendere le loro donne come concubine è previsto dalla Sharia, la legge islamica»
Human Rights Watch, che parla di “crimini orribili in aumento” contro le donne e i bambini yazidi in Iraq. Il consulente di Hrw Fred Abrahams ha detto ascoltato «storie scioccanti di conversioni forzate, matrimoni forzati, schiavitù e abusi sessuali. In alcuni casi le vittime sono minorenni». Le azioni dello Stato Islamico non hanno risparmiato la popolazione curda. Nursel Kilic rappresentante internazionale del Movimento delle donne curde parla di “Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato”. Nursel Kilic nei giorni scorsi ha portato, con l’aiuto del senatore Luigi Manconi e del vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, la questione delle donne curde impegnate nella resistenza armata all’attenzione del Parlamento italiano.
“Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3.000. In realtà sono molte di più. Almeno 1200 giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza” denuncia Nursel Kilic. “Non importa se sono curde, cristiane, turcomanne. Né fa differenza se hanno otto o sessant’anni. I soldati non hanno alcun freno le rapiscono per costringerle a convertirsi all’Islam. O meglio, alla loro idea dell’Islam”.“Per chi non accetta la dura legge della Sharja ci possono essere anche altre conseguenze. I miliziani jihadisti possono avere fino a quattro mogli. Se le vittime si oppongono il destino è segnato: “Più di cinquemila donne hanno subito finora mutilazioni genitali”.
“L’Isis è un gruppo criminale, un’organizzazione sostenuta da forze internazionali, con un solo progetto: lo sterminio degli eretici. E andranno avanti fino alla fine perchè sono programmati per la morte” afferma Nursel Kilic che si è rivolta all’Italia perché intervenga creando un corridoio umanitario nel Kurdistan straziato e, nelle ultime ore, per garantire una via di scampo ai curdi asserragliati a Kobane nel tentativo di opporsi all’avanzata dello Stato Islamico al confine con la Turchia.
“Le donne curede stanno cercando di costruire uno Stato di diritto nell’ambito del quale si affermino i principi basilari dell’uguaglianza e del pluralismo sociale, etnico, religioso, oltre che politico, in tutti i diversi cantoni tra loro federati” ha ricordato la Kilic: quanto di più distante da quella visione del mondo che il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi vuole imporre agli “eretici”.
Human Rights Watch, che parla di “crimini orribili in aumento” contro le donne e i bambini yazidi in Iraq. Il consulente di Hrw Fred Abrahams ha detto ascoltato «storie scioccanti di conversioni forzate, matrimoni forzati, schiavitù e abusi sessuali. In alcuni casi le vittime sono minorenni». Le azioni dello Stato Islamico non hanno risparmiato la popolazione curda. Nursel Kilic rappresentante internazionale del Movimento delle donne curde parla di “Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato”. Nursel Kilic nei giorni scorsi ha portato, con l’aiuto del senatore Luigi Manconi e del vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, la questione delle donne curde impegnate nella resistenza armata all’attenzione del Parlamento italiano.
“Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3.000. In realtà sono molte di più. Almeno 1200 giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza” denuncia Nursel Kilic. “Non importa se sono curde, cristiane, turcomanne. Né fa differenza se hanno otto o sessant’anni. I soldati non hanno alcun freno le rapiscono per costringerle a convertirsi all’Islam. O meglio, alla loro idea dell’Islam”.“Per chi non accetta la dura legge della Sharja ci possono essere anche altre conseguenze. I miliziani jihadisti possono avere fino a quattro mogli. Se le vittime si oppongono il destino è segnato: “Più di cinquemila donne hanno subito finora mutilazioni genitali”.
“L’Isis è un gruppo criminale, un’organizzazione sostenuta da forze internazionali, con un solo progetto: lo sterminio degli eretici. E andranno avanti fino alla fine perchè sono programmati per la morte” afferma Nursel Kilic che si è rivolta all’Italia perché intervenga creando un corridoio umanitario nel Kurdistan straziato e, nelle ultime ore, per garantire una via di scampo ai curdi asserragliati a Kobane nel tentativo di opporsi all’avanzata dello Stato Islamico al confine con la Turchia.
“Le donne curede stanno cercando di costruire uno Stato di diritto nell’ambito del quale si affermino i principi basilari dell’uguaglianza e del pluralismo sociale, etnico, religioso, oltre che politico, in tutti i diversi cantoni tra loro federati” ha ricordato la Kilic: quanto di più distante da quella visione del mondo che il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi vuole imporre agli “eretici”.
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