lunedì 13 ottobre 2014

L'Istat valuta che gli 80 euro hanno comunque diminuite le disuguaglianze tra ricchi e poveri.

Def, Bankitalia avverte il Governo: "Non è detto che Bruxelles dia l'ok al rinvio nel pareggio di bilancio"

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A 48 ore dal varo della Legge di Stabilità, che sarà inviata a Bruxelles per essere approvata dalla Commissione Ue, la Banca d'Italia mette in guardia il governo. Non è detto che le decisioni assunte con la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza verranno accettate dalla Commissione europea. "L'ammissibilità della deviazione dal sentiero di avvicinamento al pareggio di bilancio strutturale non è scontata", ha detto il vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione sul Def alla Camera, spiegando che "rifletterà l'interpretazione delle regole da parte delle istituzioni coninvolte: il Parlamento (che terrà conto in particolare delle valutazioni dell'Ufficio parlamentare di Bilancio), la Commissione europea e il Consiglio della Ue". 
Tradotto: non è detto che Bruxelles approverà il rallentamento nell'aggiustamento dei conti (pareggio strutturale di bilancio). Una misura presa dal governo in sede di aggiornamento del Def e dopo che, ricordando le parole del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, "il quadro macroeconomico deteriorato” ha chiamato in causa quelle “circostanze eccezionali” previste dalle regole Ue. Non solo: il vice direttore di Palazzo Koch ha anche smontato la portata delle previsioni sul bilancio incluse nel Def: "Le previsioni macroeconomiche incluse nella Nota, pur se nel complesso condivisibili, presentano rilevanti rischi al ribasso". Secondo Bankitalia già "nel terzo trimestre" di quest'anno "il Pil potrebbe aver segnato un'ulteriore flessione". Previsioni che erano già state riviste in negativo rispetto ad aprile scorso. Secondo il Def aggiornato, il Pil italiano nel 2014 si attesterà a -0,3%, ben lontano dal +0,8% stimato proprio ad aprile. 
A distanza di qualche ora anche la Corte dei Conti manifesta le sue perplessità sul documento di economia e finanza. Ma andiamo con ordine. Palazzo Koch mette l'accento sulle criticità presenti nel Def e che si rifletteranno in parte anche nella legge di Stabilità. A Roma già sono arrivati alcuni segnali da Bruxelles: "Le raccomandazioni del Consiglio [in materia di regole di bilancio] devono essere rispettate. Il nostro ruolo è di verificare se i piani di bilancio sono in linea con gli impegni presi dagli Stati", ha dichiarato qualche giorno fa Simon O'Connor, portavoce del falco Jyrki Katainen, Commissario (temporaneo) europeo per gli Affari Economici. Raccomandazioni che, a ben vedere, non sembrano essere state rispettate alla lettera. Il Governo è corso ai ripari inserendo nel Def come clausola di salvaguardia l'aumento dell'Iva e delle accise (per 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi nel 2017 e 21,8 miliardi nel 2018). Resta da vedere se sia sufficiente a rassicurare la Commissione europea.
Ma da Bankitalia è arrivata un'altra stoccata a Palazzo Chigi anche sull'andamento dello spread, sostenendo che il calo "non trova al momento riscontro nelle aspettative implicite desumibili dagli andamenti di mercato, secondo le quali il differenziale risalirebbe lievemente nel 2015, intorno a 170 punti base, per poi stabilizzarsi nell'anno successivo". Il vice direttore Signorini ha osservato che nell'analisi della nota di aggiornamento "la crescita trarrebbe sostegno da un profilo dei tassi di interesse sui titoli di Stato coerente con una riduzione a 100 punti base a partire dal 2016. L'evoluzione futura dei rendimenti, legata all'andamento dei mercati finanziari e dell'economia globale, presenta - ha sottolineato signorini - ampi margini di incertezza; essa dipenderà anche dalla credibilità dell'azione di risanamento e di riforma".
Risanamento che passa per tre punti, "taglio della spesa, riduzione della tassazione e privatizzazioni". Per rafforzare la fiducia degli investitori" e "delle famiglie" è "necessario tendenzialmente ridurre la spesa pubblica e la tassazione, procedere alla realizzazione degli interventi strutturali" riducendo "gli sprechi" e "rendendo percepibile l'azione di riforma". E poi "accelerare" sulle privatizzazioni per il "consolidamento" della finanza pubblica. 
Anche la Corte dei Conti manifesta perplessità, quindi: "Non si tratta di ricercare una deroga generica agli obiettivi ma di proporre azioni mirate ad accrescere il potenziale produttivo del Paese" e per evitare "il rischio di reazioni sfavorevoli è necessario che il Paese proceda senza incertezze nel percorso delle riforme", ha dichiarato il presidente Raffaele Squitieri. Il Def "prefigura un cambiamento
nell'impostazione della politica economica" ma "restando per ora alla dimensione dei saldi, il peggioramento programmato, per quanto importante, non appare tale da imprimere, di per sè, un impulso risolutivo per il riavvio della crescita. La criticità della situazione
attuale sul fronte dell'occupazione e della stessa tenuta del disegno europeo richiede un impegno straordinario". Tuttavia dalla riduzione dei tassi sui titoli di Stato emergono circa 6 miliardi di risparmi, non conteggiati dal governo, che possono rappresentare uno "spazio di manovra" sui conti pubblici. Lo rileva la Corte dei Conti che ha ricalcolato l'impatto della spesa per interessi."La previsione governativa - scrive - sembra mantenersi su livelli prudenziali".
Dal canto suo, il ministro dell'Economia Padoan non tradisce preoccupazione, commentando che "non c'è nessun negoziato con Bruxelles" sui saldi di bilancio. "Siamo in un processo assolutamente normale. Bruxelles riceverà immediatamente, all'approvazione del Consiglio dei ministri, i numeri della legge di stabilità e poi avvieremo un dialogo normale che si concluderà rapidamente, dopo che la Commissione Europea avrà esaminato non solo i numeri, ma anche la logica in cui questo programma si iscrive". Una logica, ha spiegato il ministro, in cui l'Italia intende effettuare riforme strutturali e approntare una politica economica e di bilancio che le sostenga. Ancora una volta, c'è da capire se l'interlocutore comprenderà le ragioni italiane. 
Una buona notizia per il governo arriva dall'Istat, che ha rilevato come "Il bonus Irpef porterebbe a una lieve riduzione della diseguaglianza economica e del numero dei poveri, circa 97 mila famiglie povere in meno. La spesa annuale andrebbe a beneficiare individui per circa 2/3 in famiglie con redditi medio-alti" e beneficerebbe maggiormente "le coppie con figli". 

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