Le critiche senza senso della Camusso alla manovra di Matteo Renzi
La segretaria della Cgil definisce recessiva la legge di Stabilità i cui dettagli sono stati anticipati dal presidente del Consiglio. Ma la sua sembra una dichiarazione dettata più dal posizionamento politico che da altro.
La segretaria della Cgil ha definito recessiva la manovra di bilancio da 30 miliardi annunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nell’assemblea di Confindustria di Bergamo svoltasi ieri. Un aggettivo inutilmente polemico, che conferma la grande freddezza esistente tra Susanna Camusso e il leader del Partito Democratico.
SUSANNA CAMUSSO E LA MANOVRA RECESSIVA - Susanna Camusso è stata la prima autorevole esponente delle parti sociali a bocciare le linee guida della prossima manovra di bilancio annunciate dal presidente del Consiglio. Matteo Renzi ha spiegato come la prossima legge di Stabilità sarà composta da diverse misure di stimolo alla crescita, che si sommano alle spese indifferibili come il finanziamento delle missioni all’estero o la proroga della cassa integrazione in deroga. Il cuore della legge di Stabilità sarà il taglio delle tasse ai redditi medio-bassi con la conferma del bonus degli 80 euro, e una significativa riduzione dell’Irap per le imprese, a cui verrà cancellata la componente lavoro di questa imposta. Tagli alle tasse per 18 miliardi di euro che non piacciono alla segretaria della Cgil, perché non si discosterebbero dal paradigma liberista entrato in crisi in questi anni. Susanna Camusso preferirebbe investimenti pubblici capaci di creare direttamente lavoro, o sussidi alle imprese direttamente collegati a nuove assunzioni. Dettagli non sono stati forniti, ma questa è la principale motivazione della critica della leader della Cgil al presidente del Consiglio.
LA MANOVRA DI RENZI NON È RECESSIVA - Le critiche di Susanna Camusso appaiono abbastanza pretestuose alla luce degli stringenti vincoli di bilancio che ha il nostro paese, su cui monitora l’Europa. Il Governo Renzi ha trovato risorse significative grazie alla creazione di nuovo debito, nell’ordine degli 11,12 miliardi di euro o forse di più a seconda di quanto sarà ampio lo scostamento dall’obiettivo di riduzione del deficit pubblico. L’Italia avrebbe dovuto chiudere il 2014 con un rapporto deficit/ Pil al 2,2%, ma il presidente del Consiglio ha deciso di far crescere il nuovo indebitamento fino al tetto del 3%. Il rispetto del Patto di stabilità è invero piuttosto traballante, come ha chiarito ieri Banca d’Italia. Il peggioramento della congiuntura e il deludente esito delle privatizzazioni rendono probabile un aumento del nostro debito pubblico rispetto alle stime del Governo. Per evitare l’impatto recessivo di una nuova stretta di bilancio il Governo ha però deciso di creare nuovo deficit. Giusto o sbagliato che lo si possa ritenere, la scelta espansiva chiesta anche dai sindacati come Cgil per non colpire l’economia con tagli o tasse è stata compiuta.
LA MANOVRA DI RENZI E I VERI PROBLEMI – Al momento è difficile commentare con precisione quanto annunciato dal presidente del Consiglio, e un’analisi accurata sarà possibile solo dopo l’approvazione della manovra di bilancio. Al momento si nota come le intenzioni della Nota di aggiornamento del Def siano state sostanzialmente smentite. La spending review è stata significativamente rafforzata, al fine di recuperare risorse da impiegare nella riduzione del costo del lavoro. Il problema, come sempre per un paese ad alto debito come l’Italia, sono le coperture da trovare nel nostro bilancio già molto stiracchiato da anni di compressione della spesa.Il Governo Renzi ha deciso di non toccare la voce più importante della nostra spesa pubblica, quella previdenziale, e di proseguire nell’opera dei tagli lineari a ministeri e enti locali. In questi anni è mancata un’operazione di profonda rimodulazione della nostra spesa per renderla più efficiente, e anche nel 2014 non pare che questo succederà. Sono trapelate inoltre ipotesi di coperture piuttosto fantasiose, come 4 miliardi da trovare nell’evasione fiscale, oppure problematiche, come l’aumento delle imposte sul gioco d’azzardo, che provocherà una pressoché sicura riduzione del gettito futuro. Misure che se confermate saranno osservate con grande attenzione, e aperto scetticismo, dall’Unione Europea. Valutando questi elementi, le critiche di Susanna Camusso appaiono più motivate dall’ormai permanente scontro che divide la leader della Cgil dal presidente del Consiglio.
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