Decreto legge lavoro, Poletti: «Vado avanti»
Il ministro ai sindacati: «Non lo ritiro. Discussione in Aula». I contratti a termine? «Più cari dell'1,4%».
Le critiche dei sindacati sul dl lavoro non hanno smosso di un millimetro il ministro Giuliano Poletti. Convinto che le nuove norme creino occupati e non nuovi precari.
Intervistato da La Repubblica il 16 marzo ha ribadito che «il decreto va avanti così. Poi, certo, non siamo infallibili e il dibattito in Parlamento farà il suo corso».
DISCUSSIONE IN PARLAMENTO. Mentre a Il Mattino Poletti ha detto: «Non ho la presunzione di credere che le nostre scelte siano perfette. Penso che i fondamentali vadano bene, la direzione è quella: nel confronto con il Parlamento vedremo cosa eventualmente ci verrà chiesto di modificare». E, riferendosi alle critiche di Cgil e industriali, ha sottolineato: «Se uno mi dice che devo ritirare il decreto è ovvio che non lo farò mentre una discussione di merito lungo il percorso parlamentare è normale che ci sia».
NESSUN AUMENTO DELLA PRECARIETÀ. Il ministro ha escluso che le nuove norme aumentino la precarietà. «Queste modifiche permetteranno all'azienda di assumere con maggiore tranquillità e daranno ai lavoratori maggiori possibilità di ottenere tre anni continuativi di lavoro. Se facilito l’azienda nel rinnovare il contratto allo stesso ragazzo per tre anni di fila», è stato il ragionamento del ministro, «è più probabile che alla fine dei tre anni, sempre che la domanda di lavoro persista, quell’imprenditore decida di assumerlo a tempo indeterminato, visto che il contratto a termine, quanto a contributi, è più caro dell’1,4%».
«I paletti previsti dalla riforma Fornero avevano il giusto obiettivo di limitare l'uso dei contratti temporanei, ma hanno prodotto l'effetto inverso», ha spiegato il ministro.
NESSUNO A CASA COL SUSSIDIO. Sui due quotidiani Poletti si è poi detto certo della «buona fede» del segretario Cgil Susanna Camusso.
«Di certo la deregulation non è la mia mentalità. Ma avere norme giuste che non producono effetti o ne producono di contrari è peggio». Poletti si è soffermato anche sulla riforma degli ammortizzatori sociali. «Il principio che muove l'intera politica di questo governo, si parli di carcerati, anziani immigrati, è che tutti dovranno avere un ruolo», sono state le aprole di Poletti, «nessuno starà a casa aspettando il sussidio».
ASSIEME WELFARE E LAVORO. «Vogliamo smontare certe enclave in cui si ricevono soldi pubblici e non si restituisce nulla alla collettività», ha infine sottolineato il ministro del Lavoro, «metteremo assieme il welfare e il lavoro, due temi che sono strettamente correlati visto che due terzi dei problemi che insorgono nel primo sono causati dalla mancanza del secondo».
Intervistato da La Repubblica il 16 marzo ha ribadito che «il decreto va avanti così. Poi, certo, non siamo infallibili e il dibattito in Parlamento farà il suo corso».
DISCUSSIONE IN PARLAMENTO. Mentre a Il Mattino Poletti ha detto: «Non ho la presunzione di credere che le nostre scelte siano perfette. Penso che i fondamentali vadano bene, la direzione è quella: nel confronto con il Parlamento vedremo cosa eventualmente ci verrà chiesto di modificare». E, riferendosi alle critiche di Cgil e industriali, ha sottolineato: «Se uno mi dice che devo ritirare il decreto è ovvio che non lo farò mentre una discussione di merito lungo il percorso parlamentare è normale che ci sia».
NESSUN AUMENTO DELLA PRECARIETÀ. Il ministro ha escluso che le nuove norme aumentino la precarietà. «Queste modifiche permetteranno all'azienda di assumere con maggiore tranquillità e daranno ai lavoratori maggiori possibilità di ottenere tre anni continuativi di lavoro. Se facilito l’azienda nel rinnovare il contratto allo stesso ragazzo per tre anni di fila», è stato il ragionamento del ministro, «è più probabile che alla fine dei tre anni, sempre che la domanda di lavoro persista, quell’imprenditore decida di assumerlo a tempo indeterminato, visto che il contratto a termine, quanto a contributi, è più caro dell’1,4%».
«I paletti previsti dalla riforma Fornero avevano il giusto obiettivo di limitare l'uso dei contratti temporanei, ma hanno prodotto l'effetto inverso», ha spiegato il ministro.
NESSUNO A CASA COL SUSSIDIO. Sui due quotidiani Poletti si è poi detto certo della «buona fede» del segretario Cgil Susanna Camusso.
«Di certo la deregulation non è la mia mentalità. Ma avere norme giuste che non producono effetti o ne producono di contrari è peggio». Poletti si è soffermato anche sulla riforma degli ammortizzatori sociali. «Il principio che muove l'intera politica di questo governo, si parli di carcerati, anziani immigrati, è che tutti dovranno avere un ruolo», sono state le aprole di Poletti, «nessuno starà a casa aspettando il sussidio».
ASSIEME WELFARE E LAVORO. «Vogliamo smontare certe enclave in cui si ricevono soldi pubblici e non si restituisce nulla alla collettività», ha infine sottolineato il ministro del Lavoro, «metteremo assieme il welfare e il lavoro, due temi che sono strettamente correlati visto che due terzi dei problemi che insorgono nel primo sono causati dalla mancanza del secondo».
Domenica, 16 Marzo 2014
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